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Yamaha XP500 TMax

il 15/10/2001 in Moto & Scooter

In autostrada, con la scia del traffico, raggiunge quasi 180 km/h indicati, ha un'ottima tenuta di strada e offre un comfort eccellente, anche con il passeggero a bordo.

Yamaha XP500 TMax


di Eliano Riva, foto ER e Alex Photo




Era il veicolo a due ruote più atteso dell’anno e, da quando è arrivato nei negozi, si è trasformato nel “fenomeno” della stagione; è lo Yamaha XP500 Transformation Max, vale a dire l’oggetto che, per il colosso d’Iwata, rappresenta l’anello di congiunzione mancante tra il mondo degli scooter e quello delle maximoto.
Se quest’affermazione sia vera in senso assoluto, è difficile dirlo ma, un fatto è certo, con quasi 11.000 pezzi immatricolati nei primi otto mesi dell’anno e ad un prezzo non proprio popolare di 16.204.000 lire franco concessionario con tre anni di garanzia, la “moto addomesticata” o il “super scooter” ideato da Toshiyuki Suzuki e il suo team di progettisti, meccanici e collaudatori, ha colto nel segno.




L’obiettivo di “Trasformazione Massima” dello scooter (questo significa la sigla), in un veicolo capace di spalancare le porte del fantastico mondo delle due ruote a motore a chi, motard al 100% non è, infatti, è stato centrato sviluppando un concetto tecnico completamente nuovo che, all’aria rassicurante e familiare di uno scooterone, affianca un “projet planing” innovativo, che ha richiesto tre anni di sviluppo e che in termini di guidabilità e sicurezza di marcia trae il meglio dal mondo della moto.





“Nato bene”, il TMax versione 2002, rispetto all’attuale, poi, non subirà significative modifiche e ci saranno soltanto tre nuove livree monocromatiche metallizzate; oltre l’impact yellow dell’XP500 in prova, l’argento, la blu notte e la rosso scuro. Per i più esigenti in termini di look e per rendere lo Yamaha 500 assolutamente aderente alle proprie esigenze di mobilità, infine, c’è anche un’ampia gamma d’accessori dedicati.






Nel design, per dare al TMax un aspetto rassicurante e familiare, i progettisti non si sono allontanati dagli schemi stilistici che attualmente vanno per la maggiore nel settore maxiscooter. Il profilo dello Yamaha 500, infatti, richiama quello dell’apprezzata serie Majestic. La carrozzeria, imponente, ma non troppo “pesante” nella zona anteriore, promette la protettività di un’auto, come di stampo automobilistico, è la plancia all’interno dell’esteso parabrezza, dove il TMax, offre un cruscotto ampio, con molte informazioni sempre ben visibili e che manca soltanto di una spia luminosa che segnali con certezza la riserva carburante.




I retrovisori carenati, permettono una visuale ottima per ampiezza e stabilità e, nella zona interna del "cupolino", a lato della chiave di contatto e bloccasterzo, c’è un pratico vano con sportello a pressione per la custodia degli oggetti da tenere a portata di mano (telefonino, tagliandi autostradali ecc.). I comandi elettrici e a leva sul manubrio, invece, sono assolutamente motociclistici per design, qualità ed efficienza e l’acceleratore, non è lungo nell’escursione.





La zona centrale, sostanzialmente “piena” e “alleggerita” nell’aspetto da una ben fatta modanatura a boomerang argentata, un sellone enorme e un codone sfuggente e importante come quello di una maximoto, completano bene l’allestimento della parte posteriore alta, mentre, gli intriganti coperchi di plastica a protezione del motore, lo scarico carenato e con paratia antiscottature d’acciaio inox brunito e il forcellone in lega leggera, sottolineano con eleganza l’innovativa personalità tecnica del bicilindrico Yamaha.






Sotto la carrozzeria, il TMax, non ha niente da spartire con lo schema progettuale degli scooter classici e la “spina dorsale”, può essere definita come un’inedita evoluzione della fisionomia tecnica della moto. Il telaio a diamante in tubi d’acciaio e con propulsore utilizzato com’elemento d’irrigidimento “stressato”, si differenzia da quello di una moto soltanto per il profilo “basso” e l’affinità motociclistica, è testimoniata anche da una distribuzione dei pesi equilibrata (47% avantreno, 53% post.). Il reparto sospensioni, poi, segna un punto di svolta fondamentale nel settore dei veicoli a due ruote “basse”. In quest’ambito, per garantire al pilota un controllo dell’avantreno motociclistico al 100%, il TMax, propone una forcella teleidraulica con steli da 38 mm e con piastra di sterzo superiore e inferiore da moto vera




Dietro, invece, non c’è più la vincolante sospensione con gruppo motore/trasmissione oscillante degli scooter classici, sostituita da un motociclistico forcellone a due bracci in lega leggera, con il lato sinistro che contiene la doppia catena silenziosa di trasmissione finale e che sollecita un ammortizzatore orizzontale, posto sotto al motore e ancorato allo stesso nel puntone anteriore. Tutte scelte tecniche, queste ultime, che assicurano un’escursione di 120 mm su entrambe le ruote e una progressività d’intervento delle sospensioni che consente al TMax un’aderenza al “terreno” e una stabilità assolutamente motociclistica e sconosciuta ad un normale scooter.

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