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Dall'Italia al Sud Africa: 15esima tappa

di Anna & Fabio il 09/11/2010 in Africa

Strade migliori e paesaggi mozzafiato, e la vita scandita dalla luce del sole: tempi africani!

Dall'Italia al Sud Africa: 15esima tappa
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Tornati a Dar es Salaam decidiamo di proseguire verso il Malawi. La strada che seguiremo ci permetterà di attraversare un parco nazionale, senza dover subire limitazioni: è in buono stato e corre fra centinaia di baobab enormi e pochi villaggi, nei quali tutto è fabbricato localmente e rigorosamente a mano. Corde, utensili, case, stuoie, corde, scarpe, perfino i mattoni sono "fatti a mano" con un lavoro che ha del miracoloso.
Per contro non ci sono tutte quelle difficoltà che ci hanno reso difficile il viaggio in Asia: la strada è ottima, la benzina si trova con ragionevole frequenza ed è di buona qualità.
L'attraversamento del Mikumi Park ci dà qualche soddisfazione zoologica: niente leoni e rinoceronti ma elefanti, giraffe, antilopi e un sacco di babbuini, che stanno lungo la strada a guardare le macchine come se fossero al cinema. La sera ci fermiamo a dormire in un piccolo lodge Svizzero/Tanzaniano affrescato con vedute del Matterhorn.
Il giorno successivo il paesaggio si fa più verde e cominciamo a salire. La strada è sempre bella e veloce, ma occorre prestare attenzione: ad ogni più piccolo centro abitato ci sono i soliti sei "speed humps". Prima cinque corrugazioni (molto pronunciate, meglio farle a passo d'uomo), poi altre cinque, poi ancora due molto grosse (a prenderle in velocità si vola), poi di nuovo cinque e altre cinque. E questo capita, di media, ogni venti chilometri.
Perciò è meglio non distrarsi troppo per guardare il paesaggio.
La sera ci fermiamo a dormire in una bellissima farm dove si coltiva caffè e tabacco: ci accolgono, manco a dirlo, con dell'ottimo caffè accompagnato da brownies e fragole, e dopo una bella passeggiata per la campagna ci danno la migliore cena del viaggio.
Dormiamo in un piccolo chalet di legno sotto un cielo pieno di stelle e con un freddo pungente a cui contribuisce la quota di 1900 metri. Il giorno successivo raggiungiamo Mbeya. Per tutto il pomeriggio cerchiamo di connetterci ad internet: niente da fare. La città però è fresca e piacevole e l'albergo in cui ci sistemiamo è accogliente e con un ottimo ristorante (indiano).
Faccio un po' di manutenzione e ci prepariamo per passare in Malawi: il tratto fra Mbeya e la frontiera è di una bellezza sconvolgente. Per la prima volta credo di capire a che cosa ci si riferisce parlano delle "verdi colline d'Africa": mantenendoci ad una quota vicina ai 2000 metri, corriamo fra colline verdissime coltivate prevalentemente a the e a banane. Ogni declivio è ben coltivato e ai capi si alternano boschi rigogliosi. Le piccole abitazioni, raccolte in minuscoli villaggi, sono sparse ovunque.
Raggiungiamo la frontiera abbastanza presto. Le pratiche di uscita sono veloci: unica cosa compilare il solito, noiosissimo questionario di cui abbiamo riempito almeno 50 copie. L'ingresso in Malawi va abbastanza liscio. Non si paga il visto e l'assicurazione viene accettata senza difficoltà.
Il paesaggio è meno affascinante, ci stiamo abbassando verso il lago Malawi e la prima cosa che ci colpisce è la mancanza di veicoli, solo qualche camion di tanto in tanto.
Per il resto il traffico, lungo l'unica strada che attraversa tutta la nazione da nord a sud. È piena di gente che si muove in bicicletta o, più semplicemente, a piedi. Le biciclette sono stracariche di sacchi di riso o di carbone, oppure sono utilizzate come taxi, avvitando una panchetta sul parafango posteriore. Così, oltre al "taxista", trovano posto anche altre due persone.
Su entrambi i lati della strada c'è una interminabile processione di persone che camminano portando il loro carico, anche quando il villaggio più vicino è a molti chilometri. Lo spettacolo è ancora più divertente all'ora di chiusura delle scuole: migliaia di bambini, anche molto piccoli, camminano in fila nelle loro divise.
Una cosa che ci colpisce fino da Nairobi è l'orario di attività: la vita comincia alle 5, alle prime luci dell'alba, e si interrompe verso le sei di sera quando cade improvvisamente il buio. Questo vuole dire che quasi nessuno ha la corrente elettrica e di conseguenza appena cade il buio non resta che andare a dormire.
Arriviamo alla prima città, Karonga, nel primo pomeriggio. Diamo una prima occhiata al lago: è mare. Ci sono le onde, una grandissima spiaggia e dell'altra riva, da qualunque parte si guardi, non c'è traccia. Qui c'è un museo finanziato dalla Comunità Europea dove sono esposti alcuni ritrovamenti di notevole importanza fra cui lo scheletro completo di un dinosauro. Ma a noi interessa di più il collegamento internet di cui il museo dispone: carissimo e piuttosto instabile: lavoriamo per un paio d'ore e poi andiamo a fare una passeggiata nei dintorni. L'unica cosa da vedere è il piccolo mercato, che si anima soprattutto verso il tramonto. La cosa più divertente invece è la gentilezza e la disponibilità della gente: tutti salutano e si fermano a fare quattro chiacchiere. Per cena decidiamo di accomodarci in albergo. Ordiniamo e ci viene detto che dobbiamo aspettare una mezz'ora. Un'ora e mezza dopo la cena, ottima, è finalmente pronta.
Tempi africani.

1bike2people4aid.it
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