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Dall'Italia al Sud Africa: sesta tappa

di Anna & Fabio il 29/07/2010 in Africa

I nostri viaggiatori proseguono lungo la strada che li porta al Tajikstan, passando per la città più contaminata al mondo!

Dall'Italia al Sud Africa: sesta tappa
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La partenza da Ortolyk è la più rilassata da un po' di tempo: le condizioni della strada non sono eccezionali, ma si viaggia tranquillamente a 80 all'ora avendo anche il tempo di ammirare il panorama, bellissimo.
Più di 300 km di montagna, strada facile e divertente, un ragionevole quantità di distributori (mica troppi in verità) qualche caffè dove rifocillarsi. Così digeriamo i 600 km fino a Bijsk, poco più di una grossa cittadina ma con un bell'albergo, economico e con Internet a disposizione: così decidiamo di fermarci per un giorno, cercando di rimetterci in pari con il lavoro di redazione e di far passare l'ennesima perturbazione.
Ripartiamo con una tappa di assoluto riposo: 150 km fino a Barnaul. Ci fermiamo anche qui, con l'intenzione di ricostituire un po' di materie grasse, cosa che in parte riusciamo a fare. Ripartiamo verso la frontiera Kazaka e la città di Semey, meglio nota con il nome russo di Semipalatinsk e la triste fama di essere stata il centro del poligono nucleare russo. A Semipalatinsk sono state fatti brillare non meno di 460 ordigni nucleari, il che ne fa la città più contaminata al mondo: ci arriviamo dopo una tappa faticosa, piovosa e con il passaggio di due dogane di cui quella russa si rivela ancora una volta la più difficile.
La città, però, non è per nulla triste, c'è molta vita ed è piena di giovani, forse perché è difficile diventarci vecchi. Troviamo anche il miglior albergo fin dalla partenza: una villa zarista, un bel ristorante e un prezzo assolutamente ridicolo.
Io provo a camminare e, anche se la caviglia si gonfia, ci riesco abbastanza. Partiamo con l'idea di portarci molto avanti verso Almaty. Ma da Semipalatinsk a Agaioz c'è la dimostrazione che una strada asfaltata può essere anche peggio di una pista. Le strade Kazake sono abbastanza famose per le loro condizioni non proprio perfette, ma questa è un percorso di guerra. Le buche sono crateri, e intendo indicare che hanno bordi secchi e taglienti e sono enormi e profonde. Qui è frequente il fenomeno del "permafrost", perciò in primavera l'asfalto ghiacciato si sgretola e i camion scavano solchi profondi anche 60 cm e lunghi centinaia di metri. Insomma: per fare 300 km ci mettiamo tutto il giorno. Per la notte ci becchiamo un alberghetto niente male, in cui, però, è previsto un banchetto con tanto di karaoke. Ci tappiamo le orecchie e ci dormiamo su.
Il mattino ripartiamo verso Taldykorgan: 600 km, ma la strada è globalmente migliore e si viaggia più rilassati, ma molto attenti ai limiti di velocità e ai divieti, perché la polizia non aspetta altro che qualche turista per arrotondare il bilancio.
Il panorama è sconcertante: una pianura leggermente ondulata i tutte le direzioni che si perde a distanze incredibili. Solo verso sera ci avviciniamo alla catena montuosa che divide il Kazakhstan dalla Cina. Domani, con il nostro arrivo a Almaty, avremo parecchie cose da fare. Per prima cosa portare la moto fare un tagliando: abbiamo doppiato oggi i 10000 km. Dobbiamo sdoganare il secondo treno di gomme, dobbiamo scoprire se potremo entrare in Kyrghystan e se una volta entrati avremo la necessaria libertà di movimento. In caso contrario dovremo sistemare le cose diversamente, magari richiedendo un nuovo visto Uzbeko in modo da poter raggiungere il Tajikstan da lì. Il tutto in fretta e senza troppe spese. Difficile, perché Almaty è una della città più costose del centro Asia.
Vi faremo sapere..

www.1bike2people4aid.it
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