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Suzuki GSX-S1000F: sensazioni forti

di Stefano Gaeta il 07/07/2015 in Anteprime

Abbiamo provato la nuova carenata giapponese sulle strade dell'Isola di Man, cercando di tenere il passo di Richard "Milky" Quayle. Un evento più unico che raro, per scoprire una... sportiva col manubrio alto! In vendita a 12.790 euro c.i.m. fino al 30 settembe

Suzuki GSX-S1000F: sensazioni forti
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L’accoglienza che ci riserva l'isola di Man non è delle migliori. Mettiamo il naso fuori dall'aereo e un meteo autunnale, con tanto di fredda pioggerellina, ci fa subito entrare nell'atmosfera del luogo magico in cui si svolge la gara su strada più famosa e controversa al mondo: il Tourist Trophy.
Siamo arrivati fin quassù perché è proprio sulle strade del leggendario Mountain che guideremo la nuova Suzuki GSX-S1000F, parente strettissima della maxi-naked della casa di Hamamatsu (la GSX-S1000) presentata un paio di mesi fa. L'isola di Man ha un forte legame con Suzuki. Proprio qui, nel 1960, la casa giapponese debuttò nel mondo delle competizioni. Quale miglior location per presentare questa muscolosa moto? Come accennato, la GSX-S1000F deriva dalla versione naked, da cui si differenzia solo per la presenza dell'inedita carenatura ornata da fari di posizione a led. Carenatura che, a nostro giudizio, rende questa moto una valida alternativa alla sorella nuda. Le proporzioni estetiche ci sembrano più azzeccate e il design ne guadagna, senza che nulla sia perso in tema "aggressività".

Questa maxi - vestita in un evocativo blu "MotoGP", lo stesso colore delle Suzuki che corrono nel Mondiale - fin dal primo approccio in sella regala buone sensazioni. Il largo manubrio a sezione variabile garantisce un ottimo controllo sul mezzo, tutti i comandi sono a portata di mano e la distanza delle pedane dal piano di seduta è quasi perfetta.

La nostra giornata di guida inizia nella migliore delle maniere, proprio sulla pit-lane del TT, con tanto di box e con il famoso cartellone su cui si segnano i tempi in gara; qui è stata fatta la storia del motociclismo sportivo. Ma le emozioni non sono finite perché il nostro apripista, l'uomo cioè che si occuperà di farci vedere dove mettere le ruote lungo questo insidiosissimo tracciato, è nientemeno che Richard Quayle (detto Milky) plurivincitore del TT nonché nativo dell'isola di Man. In Suzuki hanno espressamente richiesto la tuta in pelle, cosa abbastanza inusuale per un test su strada. Ma questa non è una strada, è "la strada"!

Non sappiamo il motivo ma l'asfalto bagnato dalla pioggia ci sembra più scivoloso del solito. Non saremo forse un po' in ansia? Meglio non pensarci troppo e dare subito inizio alle danze. Una singola pressione sul bottoncino dà voce - e che voce! - al quattro in linea da 999 cc ripreso da quell'icona rappresentata dalla GSX-R1000 K5. Ovvio, questa unità è stata ampiamente rivista per la nuova destinazione stradale: tra le modifiche vanno segnalate quelle relative agli alberi a camme (nuovi profili), ai pistoni ridisegnati ed alleggeriti, all'air-box e al sistema di iniezione. Tutto ciò per ottenere un'erogazione più morbida (e quindi piacevole nell'uso normale) dei 145 CV dichiarati, questo soprattutto ai regimi intermedi che sono quelli più utilizzati. Siamo quindi al cospetto di una moderna e veloce sport-touring? Nulla di più sbagliato…

I tecnici Suzuki hanno più volte ribadito il concetto che questa GSX-S1000F non vuole essere una sport-touring, ma al contrario una moto senza troppi compromessi. Zero, o quasi, lo spazio dedicato al passeggero; nessuna possibilità di caricare un bagaglio a meno di ricorrere alla borsa da serbatoio.
Non è un caso che il target individuato per questa moto abbia un'età non più giovanissima, arrivi da moto hyper-sport ed abbia una certa esperienza di guida. È proprio qui che va ricercato il senso della GSX-S1000F: un motore potente, una ciclistica raffinata, prestazioni al top (senza però il sacrificio di una posizione in sella troppo affaticante) e con un buon riparo, dato dalla nuova carenatura che toglie buona parte della pressione dell'aria dal casco. Tutto ciò permette di guidare a medie elevate senza accusare troppo la fatica.

Medie elevate… sì, ma dove? Questa è un altra delle peculiarità dell'isola di Man. I limiti di velocità esistono solo nei centri abitati, al di fuori dei quali il codice della strada si appella al buon senso degli utenti. Ma i piloti del Tourist Trophy, nel nostro caso Richard Quayle, hanno un concetto della sicurezza decisamente relativo. Lo seguiamo a qualche decina di metri di distanza. La nostra GSX-S1000F è decisamente stabile anche alle alte velocità. Le sospensioni hanno una taratura più sostenuta rispetto alla versione naked e avvertiamo sempre con precisione assoluta cosa sta facendo la ruota anteriore. La moto scende in piega con estrema naturalezza puntando proprio laddove i nostri occhi hanno individuato la traiettoria migliore; poi cambia direzione senza esitazione alcuna con grande velocità.

L'aggravio di peso della carenatura rispetto alla versione naked è di 5 kg, un valore trascurabile e inavvertibile nei cambi di direzione. Il grip offerto dai pneumatici Dunlop D214 rimane buono anche quando attraversiamo qualche tratto di strada non ancora completamente asciutto. E se le gomme non dovessero bastare, abbiamo il nostro personale angelo custode, il traction control. Questo sistema, già presente sulla gemella naked, risulta davvero a punto e per nulla invasivo. Tramite i tasti posti sul blocchetto sinistro si può agevolmente regolare la soglia di intervento (su tre step) fino a decidere, a proprio rischio e pericolo, di disattivarlo completamente. Durante il nostro test non abbiamo mai percepito il suo intervento, l'unica avvisaglia della sua efficienza è l'accensione della spia sul cruscotto. Abbandonato il centro di Ramsey per iniziare la "scalata" verso il mitico Mountain ci siamo accorti che la spia era più spesso accesa che spenta!

Il nostro Milky continua a raccordare con leggerezza una curva dopo l'altra (ci ha confessato che uno dei segreti per far bene al TT è non perdere mai il ritmo tra un cambio di direzione e l'altro); noi ci appelliamo alla famosa teoria che se in una curva ci sta lui… ci stiamo anche noi. E qui, finalmente, riscopriamo dopo mille anni di guida castigata, il piacere di sentire un motore da 1.000 cc prendere il limitatore in terza marcia su strada, e poi in quarta e poi… poi basta! Perché a tutto c'è un limite appunto, e stiamo pur sempre guidando nel traffico. Però il quattro in linea di Hamamatsu regala un urlo agli alti regimi difficile da emulare. Merito anche di un sistema di scarico inedito. Il motore allunga, allunga e allunga ancora, e non riusciamo ad immaginare cosa si possa provare a rimanere - come ci spiega Milky nei suoi racconti di gara - con il gas spalancato per più di trenta secondi (trenta!) mentre si passa in mezzo alle case, sfiorando alberi e pali della luce.

Ci riavviciniamo ad un centro abitato a velocità supersonica e chiamiamo in causa i freni. Perfetto l'impianto con pinze Brembo monoblocco radiali coadiuvate da un ABS Bosch che abbiamo faticato a far entrare volontariamente in causa, segno di una perfetta taratura. All'orizzonte appare la costruzione di mattoni rossi che costeggia il traguardo del TT. Giro finito. Lei, la nostra compagna di avventura, la GSX-S1000F, ci è piaciuta (e a conti fatti costa anche il giusto...) e per un attimo ci è tornato in mente quando prendevamo in giro i motociclisti del nord e centro Europa che una ventina di anni fa montavano manubri da cross su moto super sportive per renderle più comode ed adatte anche all'uso su strada. Erano forse già avanti? La risposta è nei fatti...

Milky si offre di accompagnarci per un secondo giro e in un attimo noi, come tutti i colleghi, ci dileguiamo con la scusa di un breve giro di acquisti. Buona la prima, Milky!

Suzuki GSX-S1000F: sensazioni forti
Per enfatizzare il carattere sportivo della GSX-S1000F, Suzuki ha messo insieme una ricca gamma di optional "racing" (non sono previsti invece accessori "touring"): si va dal bellissimo terminale di scarico firmato Yoshimura, ai registri in lega leggera per regolare la tensione della catena.
Non mancano le protezioni per telaio, forcellone e forcella (utili in caso di scivolata), gli indicatori di direzione a led, il parafango e il cupolino corto in carbonio e le pedane alleggerite e ricavate dal pieno. Altri dettagli estetici sono gli adesivi per serbatoio e per i cerchi... un tocco di classe che certo non guasta.
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