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Peterhansel: il Re della Dakar

di Christian Cavaciuti il 27/03/2013 in Altri sport

Qualcuno lo ricorderà per i suoi successi con la Yamaha, ma mentre i suoi avversari di allora fanno gli istruttori o i commentatori per la TV, Stéphane non si è mai fermato: e con il successo di quest'anno è diventato anche il più vittorioso di sempre tra le auto

Peterhansel: il Re della Dakar
Stéphane Peterhansel
A 47 anni, di solito, si fa il team manager. Perché se è vero che i progressi della tecnica (sia quella di allenamento che quella motoristica) permettono agli atleti di essere più longevi, è anche vero che a un certo punto della vita si decide di smettere di rischiare e di logorarsi in prima persona e si mette la propria esperienza a servizio degli altri.
Stéphane Peterhansel, invece, sembra rinascere in continuazione. È un pilota che ha avuto almeno tre carriere, e ogni volta ha ritrovato le motivazioni e la fame di vittoria degli esordi.
E dire che all'inizio sembrava dovesse fare tutt'altro….
Continua a leggere la storia di Peterhansel!
Peterhansel: il Re della Dakar
Stéphane Peterhansel in sella alla Yamaha Tenere nel 1995

E dire che all'inizio sembrava dovesse fare tutt'altro: il contadino (ce lo vedete su un trattore ad arare…?) o magari lo skater (ce lo vedete con la cuffia e i tatuaggi…?). Perché quando nel 1965 apre gli occhi al mondo, il piccolo Stéphane si trova in Haute-Saône, un dipartimento rurale nell'Ovest della Francia non particolarmente propizio al fuoristrada: la tradizione transalpina viene soprattutto dalla zona delle Alpi mediterranee. Suo padre, però, è appassionato di rally e di trial, e lo avvia al fuoristrada già a 8 anni. Il giovane Stéphane preferisce invece le ruote non a motore: a 14 anni è campione nazionale di skateboard in più categorie (slalom, figura libera, discesa, combinata) e entra a far parte della nazionale che parteciperà ai campionati Europei.

Già a 15 anni, però, il padre convince Stéphane ad abbandonare lo skate e a dedicarsi anima e corpo alle moto. Oltre al sostegno e ai soldi, papà gli fornisce anche… la carta d'identità per iscriversi alle prime corse, dato che Stéphane è troppo giovane per ottenere una licenza. Le cose funzionano finché il ragazzo non inizia a vincere, venendo di conseguenza squalificato ai controlli. Il problema si risolve al compimento del diciottesimo anno d'età, quando è immediatamente messo sotto contratto (da Husqvarna) e a ragion veduta, perché vince subito il Campionato Francese Classe 250 del 1984, per poi ripetersi nel 1985, 1986, 1988, 1989, 1991, 1993, 1994, 1995, 1996 e 1997 e vincendo nel frattempo una Sei Giorni, nel 1988 e un Mondiale Enduro, con la 250 2T, nel 1997.

Ma nel frattempo comincia la seconda carriera di Stéphane. Forse inevitabile, nella Francia di quegli anni: siamo pur sempre nella patria della Dakar e del potentissimo importatore francese di Yamaha, Jean-Claude Olivier, che nel 1987 ingaggia Peterhansel per correre con la XT Ténéré. Peterhansel partecipa all’edizione 1988 concludendo al 18° posto, e nonostante il gravissimo incidente del suo compagno di squadra André Malherbe, che rimane paralizzato a braccia e gambe, si innamora dell’Africa. L’anno seguente è già ai piedi del podio, quarto assoluto, e anche quando nel 1989 gli viene affiancata la leggenda vivente Cyril Neveu, non si scompone e arriva a condurre la corsa per tre tappe, finché si perde nel deserto e deve abbandonare.

La consacrazione arriva nel 1991, con la vittoria ottenuta a soli 25 anni e davanti allo squadrone Honda con la sua Yamaha. Si ripete nel 1992, 1993 e 1995, poi ancora nel 1997 e 1998 quando raggiunge e supera il record, ritenuto ineguagliabile, di Neveu. Ma il suo fisico comincia a risentire di anni di terribili sollecitazioni: la vittoria del 1998 è ottenuta nonostante un terribile e incessante dolore al polso, e all’arrivo Peterhansel decide di ricominciare un’altra volta. Dopotutto, ha solo 32 anni.

La terza carriera di Peterhansel.

 

Peterhansel: il Re della Dakar
Stéphane Peterhansel alla Dakar 2013 con la Mini

Terza carriera: dedicarsi a specialità meno usuranti, ad esempio... il Mondiale Enduro 400 4T, un trofeo automobilistico su ghiaccio e, naturalmente, la Dakar. Questa volta però in auto. Il passaggio di categoria non è semplicissimo, e nel 1999 Stéphane finisce settimo. Ma già l'anno successivo è secondo, per di più con un suo team e una vettura prototipo costruita nella sua Francia. Nel 2001 corre la categoria Production per veicoli di serie, che vince con una Nissan Pathfinder; torna a casa carico, e vince il Mondiale Enduro 250 4T.

Nel 2002 passa alla Mitsubishi, e riesce a condurre la gara a lungo, senza però  vincerla. Nel 2004 riesce finalmente a chiudere la sua prima Dakar vittoriosa su quattro ruote, impresa di cui molti avevano dubitato. Invece Peterhansel si ripete nel 2005 e nel 2007. Nel 2010 passa a BMW, e nel 2012 vince di nuovo su Mini, ma fra le polemiche per la sua lotta senza esclusione di colpi con Robby Gordon, su Hummer: Petheransel investe un motociclista in mezzo a un guado, e Gordon viene alla fine squalificato per sistema di sovralimentazione non regolamentare. Le polemiche sono comunque cancellate dalla sua limpida vittoria di poco tempo fa, quando con cinque successi in auto (uno più di Ari Vatanen) Peterhansel diventa l'uomo più vittorioso di sempre alla Dakar anche con le auto, oltre a rimaner lo con le moto; ed è per di più il solo ad aver dominato sia nel continente africano sia in quello sudamericano.

Poi, siccome il primo amore non si scorda mai, nel 2011 e nel 2012 ha partecipato al Sardegna Rally Race in moto, contro i mostri sacri del Rally Raid contemporaneo, di dieci o venti anni più giovani. Dopo oltre 10 anni senza moto, Peterhansel è arrivato quarto nel 2011 e sesto nel 2012. Come dicono i suoi connazionali, chapeau.

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