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SBK: Bussei, l’ultimo dei romantici

il 14/02/2001 in Sbk

Il pilota torinese che correrà con la Ducati N.C.R racconta i suoi programmi per la stagione 2001

SBK: Bussei, l’ultimo dei romantici


di Marcello Pollini
, foto Fabrizio Porrozzi




E’ l’ultimo rimasto di una stirpe nobile, quella dei bohemien della moto, che fa della passione il proprio credo e in nome di questo indirizza tutta la sua vita. Quei personaggi anti-personaggio chiusi nella loro spirituale dimensione come antichi asceti, dove correre in moto non deve essere inquinato da materialismi esterni.
Giovanni Bussei è uno di loro, una specie di Highlander del motociclismo che magari non sarà un fuoriclasse ma che nella sua passione crede fino in fondo e non accetta compromessi a renderlo diverso da quello che è.

Quest’anno, per la prima volta nella sua carriera, avrà a disposizione una moto davvero competitiva nel mondiale Superbike, e a 28 anni questi treni difficile che passino un’altra volta. Non può sbagliare, lui lo sa bene, ma questo non gli farà minimamente modificare il suo credo, il suo stile di vita che mal si adatta agli stereotipi delle squadre ufficiali.

Così, non smetterà di recarsi alle gare europee (per quelle extra è costretto ad utilizzare l’aereo, che lui odia mortalmente) guidando il suo Fiat Ulysse, come sempre ha fatto, partendo, solitario, quando si muovono in contemporanea i meccanici e i TIR dei grandi team, perché gli dà un incredibile senso di libertà e la carica per prepararsi a dare il meglio di sé quando dovrà confrontarsi con gli altri.

Come non smetterà di usare il suo Ulysse come stanza d’albergo, dove trascorre le notti dopo averlo adeguato all’uopo, fregandosene di andare a fare la doccia nei bagni dell’autodromo. La ragione è che lui non ha bisogno di comodità; e poi “ se venisse un terremoto e crollassero tutti gli alberghi, io in tenda sono già abituato a dormire ma gli altri come farebbero?”.

Qualcuno potrebbe definirlo un atteggiamento snob, fatto per attirare l’attenzione: ma il bello è che Bussei non ha mai attirato l’attenzione, preferendo i fatti alle parole, senza mai millantare credito come alcuni fanno. E lui carte extrasportive da giocare ne avrebbe più di tanti altri. Perché il ragazzo piemontese fa parte della dinastia più famosa d’Italia, quella degli Agnelli, e tutti sanno come questo cognome possa aprire qualsiasi porta. Bussei di questo non se ne è mai servito, non per falso moralismo, solo perché ha sempre voluto farsi da sé, basandosi solo sulle sue forze.

Ora finalmente gli arriva il riconoscimento di quanto di buono fatto vedere in questi anni, dove ha navigato tra Superbike e Supersport mettendo in luce a sprazzi il suo potenziale, soprattutto nel 2000 quando, con una moto scarsamente competitiva, ha fornito buone prove. Risultati che hanno attirato su di lui l’attenzione di Stefano Caracchi, manager del team Ducati N.C.R., che lo ha fortemente voluto in squadra dandogli la possibilità di guidare una moto di valore, la 996 in versione 2000, con la quale andare a caccia di gloria.

Personalmente siamo contenti che un altro pilota italiano possa provare ad inserirsi, almeno in qualche gara, tra i big, dispensando un po’ Pierfrancesco Chili dall’onere di dover tenere alto il tricolore da solo in mezzo all’orda famelica di lingua anglosassone. Bussei è convinto di potercela fare, con buona pace dei suoi genitori che non l’hanno mai appoggiato (ma neanche ostacolato) e che ora, con molta discrezione, sono diventati suoi tifosi, anche se Giovanni non vuole che guardino le gare: tanto la prima telefonata a fine giornata è sempre per loro.






- Per la prima volta avrai a disposizione una moto semi-ufficiale nel mondiale SBK: come pensi di affrontare questa nuova situazione?
“E’ una sensazione incredibile, sono già motivatissimo e soprattutto curioso di vedere cosa sarò in grado di fare. So che questo può rappresentare la svolta della mia carriera ma non sento pressione”.
- Ora non potrai più andare alla ricerca dell’exploit isolato: ti si chiede continuità nei risultati.
“ Vedendo i tempi che ha fatto Hodgson in Sudafrica, sono convinto di poter fare bene anch’io, visto che disponiamo praticamente dello stesso materiale. Con la Ducati poi mi sono trovato subito a mio agio, anche se vengo da esperienze con le quattro cilindri e, considerando che non mi ritengo secondo a nessuno, le carte da giocare non mancheranno”.

- Non è che ti sei “allargato” un po’ troppo?
“A parte la piccola provocazione, ho un grande rispetto per i mie avversari e conosco i miei limiti. Tra questi c’è anche quello di non scendere mai in pista battuto neanche se guido una moto nettamente al di sotto come potenziale tecnico. Per me ogni gara ha lo stesso valore, che si tratti di una sfida di cross con gli amici o una prova mondiale”.

- Esiste però un problema gomme e questo può penalizzarti…
“ La Michelin ha comunicato che mi fornirà le gomme da 16,5” , quelle che ti permettono di fare la differenza, soprattutto sull’anteriore. Quindi dovrò accontentarmi di quelle da 17” ma io sono uno abituato a soffrire e la cosa non mi spaventa anche perché sono convinto che se farò dei risultati, la Michelin mi tratterà con un occhio diverso. Come già fa con il mio compagno di squadra Broc Parkes, che ha la fortuna di avere come manager un personaggio importante come Wayne Gardner, ex-campione del mondo della 500”.


- Forse potremo avere finalmente due piloti italiani nelle zone alte della classifica, e non più solo Chili: che rapporti hai con lui?
“Lo stimo molto come pilota, è un grande campione, ma non lo temo perché non è nel mio carattere. Come persona è davvero un bravo ragazzo e quelle volte che abbiamo scambiato quattro chiacchiere mi ha fatto un’ottima impressione. Sarebbe bello se nascesse un dualismo sportivo”.

– Come ti sei preparato a questa stagione?
“Mi è sempre piaciuto allenarmi e continuo a farlo con grande intensità. Quest’inverno ho scoperto il cross su ghiaccio, che ha sostituito il fondo, e mi sono divertito molto. Pensa che le gomme chiodate le ho trovate su Internet, nel sito di un appassionato svedere che me le ha spedite in un battibaleno”.

- Altrimenti d’estate ti alleni facendo wind-surf.
“Alt, quella è una passione a cui purtroppo dedico poco tempo. Sai qual è il vantaggio di andare alle corse con un mezzo proprio? Che magari tra una prova e l’altra posso fermarmi in qualche posto meraviglioso e rilassarmi un po’. Tipo Bierritz, tra la Spagna e la Francia, dove ci sono delle onde fantastiche. Solo in mezzo alla natura mi sento veramente a mio agio, le città proprio non le sopporto”.

- Ti sei posto qualche obiettivo per questa stagione?
“Amo vivere alla giornata e continuerò a farlo. L’unica cosa che so è darò sempre il massimo perché farmi battere proprio non mi piace”.
SBK: Bussei, l’ultimo dei romantici
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