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Il “Batta”, muscoli da gran signore

il 26/04/2002 in Motogp

Ritratto di un pilota che dopo una carriera da outsider è attualmente al primo posto della 250 nel motomondiale. Un uomo con il fisico da Rambo, che si è sempre distinto per una genuina signorilità

Il “Batta”, muscoli da gran signore
Il bresciano corre con un'Aprilia "kit"

di Marco Masetti


Quando un leader del mondiale ti ringrazia, appena sceso dal podio, perché gli fai i complimenti, dimostra di essere un gran signore. A dire il vero, nel motociclismo, capita quasi sempre. Forse lo sanno che non è per piaggeria che gli hai detto “bravo”, ma perché lo pensi davvero e, mi auguro, anche perché tengono in considerazione le tue opinioni.



Ma Franco Battaini, oggi in testa alla classifica mondiale, io lo ricordo a fine stagione 2001, quando rispondeva al microfono con la sua solita cortesia un po’ timida, ma con un magone che mi metteva in imbarazzo. “Non so se continuo, non ce la faccio” diceva a denti stretti poi, arrabbiato dopo una pessima prestazione, se ne andava via schiumando di rabbia, non prima di averti cortesemente salutato. Quello, il Batta, non dimentica mai di farlo.
L’anno scorso dicevano che fosse un bidone, un pilota che aveva come pregi la miglior batteria di addominali mai vista nel motomondiale, la maratona corsa sotto le tre ore, il fatto di essere un buon triatleta e - aggiungo io perché l’ho visto - un “passo” in salita in sella alla bici da far paura.
Non lo diceva nessuno che era buono anche con il manubrio dell’Aprilia duemmezzo, per lui sguardi di sufficienza e morale sotto i tacchi. Vederlo adesso in testa alla classifica mondiale della classe che fu di Katoh, Jacque, Rossi, Biaggi e Capirossi, mi fa piacere quasi come ad aver fatto tredici al totocalcio: vedete a me gli outsider sono sempre piaciuti, anche quando arrivano trentesimi, se poi vanno sul podio…


Ovviamente a Battaini Franco da Brescia, classe 1972, nessuno ha mai regalato nulla. Nel mondiale 250 dal 1996, ha all’attivo due pole e tre podi, va forte nelle piste veloci, ma sa prendere punti anche nelle piste come Welkom. Non è un fenomeno, ma nemmeno un brocco: è un pilota. Oggi mi fa impazzire perché conferma una teoria che negli ambienti del mondiale ha pochi sostenitori: a 29 anni si può diventare bravi. Col piffero che tutti sono fenomeni appena usciti dalla pubertà: c’è chi si fa buono presto e chi più tardi. Asta è arrivato alla nazionale con i capelli radi, Pelé ci giocava da ragazzino. E il Batta, che non è il Ronaldo della moto, si è fatto concreto adesso. E poi è già una finestra sul futuro della 250: davanti a tutti con una moto “kit”, quelle che tutti avranno dall’anno prossimo. Non servono più le moto ufficiali, anzi non interessano più alle Case, basta una buona “clienti” assistita da un team efficace e da tecnici capaci. Come i ragazzi di Aligi Deganello (il suo capotecnico) che le mani sulla RS Aprilia sanno dove metterle.
Per questo il Batta ha deciso che non smetterà di correre, che non andrà a mendicare un manubrio in Superbike (come pensava di fare in inverno), che tenterà di vincere un mondiale che, per adesso, lo vede in testa.
Tranquillo, Franco, che tu vinca o che tu perda, so sempre che potrò contare su di una risposta cortese, su di un grazie, su tanta buona educazione. Ma non ti montare la testa, mi raccomando, e continua con lo sport perché nel mondiale, quando uno è in forma, si dice “hai degli addominali che mi sembri il Batta”.

Il “Batta”, muscoli da gran signore
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