Nella seconda metà degli Anni 90 la Benelli presentò un progetto molto innovativo che sfuggiva alle definizioni. Era infatti un ibrido, un po' moto e un po' scooter. Alcuni magari lo ricorderanno: si chiamava Benelli 666 ed era un prototipo che pur conservando un design simile a quello del Benelli 491 si differenziava da un normale scooter per avere un'impostazione più simile a quella di una moto.

Un prototipo del 1997

Basta osservare il telaio, il forcellone e il telaietto che supportava il codino, dalle forme ispirate a quelle delle moto da corsa di quel periodo, ma soprattutto aveva la trasmissione finale a catena. Una soluzione a cui oggi siamo abituati anche sugli scooter, basta ricordare l’Honda Integra o l’X-ADV, ma che allora non era affatto normale, anche se nei primi Anni 90 la Honda aveva scelto questa soluzione sul celebre Honda Z5 Cub.

Certo vent'anni di sviluppo tecnologico si sentono, e se all'epoca l'essere "ibrido" del Benelli 666 si concretizzava soprattutto nelle forme, nella ciclistica e nella catena, oggi gli "ibridi" o "crossover" di Honda si presentano non solo con forme a metà tra uno scooter e una moto, ma anche con un motore 4T di grande cilindrata accoppiato a una trasmissione automatica con cambio a doppia frizione, entrambi di concezione automobilistica.

Il progetto 666 della Casa di Pesaro, presentato all’EICMA di Milano nel 1997, era invece convenzionale lato motorizzazione, con un 50 2T a variatore e frizione centrifuga. Non passò comunque inosservato, anzi fece anche discutere e furono in molti a rivendicarne la paternità. Benelli fu però l'unica a realizzarlo, per lo meno come prototipo.