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Giustizia sportiva

il 23/05/2002 in Motogp

Piloti che  “tagliano” in gara e vanno sul podio, superlicenze inventate al momento, minorenni “troppo” anticipati: anche nel nostro sport vige la legge del più forte e i regolamenti sono degli optional

di Marco Masetti

Il fastidio sempre crescente nei confronti di leggi e regole è una delle caratteristiche tipiche della nostra epoca. Fa un po’ paura (a chi abbia solide basi civiche, ma la specie è in via di estinzione), questo atteggiamento tipico del potente, ma diffuso anche in basso, che rende insopportabile qualunque forma di controllo da parte di “un’autorità” che, naturalmente, non sia la propria.
Quest’anno nel piccolo mondo delle moto (di quello grande non parlo, visto che andare contro le regole è la norma) si sono visti due piloti tagliare il percorso, rientrare in pista molto velocemente e conquistare podi senza che nessuno protestasse. La gara era un mondiale, mica il regionale minimoto. Ma come, Troy e Colin hanno “frodato” e nessuno ha protestato? Già, lo vedo Chili che fa reclamo, magari anche Pedercini, loro che sono clienti Ducati. Sai dopo cosa trovano nel kit di aggiornamento? Una bella pallina da tennis!
Va bene, è andata, passiamo dalla Superbike al motomondiale e anche lì la legge viene arrotondata un tanto al chilo. Jorge Lorenzo che non disputa le prove di venerdì a Jerez perché sportivamente minorenne, ma è pronto per quelle di sabato? Poi Cardoso e Bayle, sostituti di Riba e McCoy che salgono in sella, subito provvisti della Superlicenza loro fornita in quattro secondi netti. Non è uno scandalo ma smettiamola di dire che la gara inizia con le verifiche tecniche del giovedì. Non è più vero. Uno si presenta il giovedì e dichiara: “Sono il tal dei tali e corro il Gp, invece il sabato c’è un altro sulla moto”. Come a dire, faccio il primo turno di prova con una 750 e poi il sabato mi metto a posto e corro con una 500.
Il problema è che le leggi ci sono, ma vengono sempre fatte seguire da un piccolo paragrafo che dice “a discrezione della race direction”. Quindi uno deve fare così, ma se sta bene alla direzione di gara, tutto è posto, anche se si infrange la legge.
Come con l’atrazina nell’acqua qualche anno fa. Uscì una legge (della Repubblica Italiana) che diceva: “I valori dell’atrazina (sostanza tossica che arriva nella falda acquifera a causa dell’uso massiccio di diserbanti in agricoltura) non possono superare questo limite”. Poi si accorsero che quasi nessun acquedotto italiano era in regola e raddoppiarono, sempre per legge, il suddetto limite.
E’ una tendenza del mondo (non solo d’oggi) quella che vede i padroni del vapore che accettano (per facciata, per comodo…) le leggi e la democrazia, poi fanno notare che non hanno voglia di rotture e leggi. Loro spendono, quindi…
Nello sport si vedono due tracce distinte. Quella del ciclismo, uno sport che sta morendo a causa delle regole (diciamolo pure, senza doping non si fanno tappe a 50 di media) e quella delle potenti lobby sportive (come quella della F1 o del motomondiale). Negli sport del motore, un organizzatore riceve dalla federazione il potere di fare in pratica ciò che vuole. Da noi la federazione internazionale è un ectoplasma invisibile che ha un suo rappresentante nella direzione gara e che avalla le decisioni prese da altri (tipo le superlicenze). Se poi alle spalle c’è uno sponsor potentissimo, o una grande Casa si ha la certezza, non del diritto, ma di poter fare ciò che si vuole. Praticamente come il concetto diffusissimo secondo il quale una grande squadra di calcio è sempre aiutata dagli arbitri.
Insomma avete presente lo sport? Ecco, tutta un’altra cosa.

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