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Viaggio d'amore in Romania

testo e foto di Giancarlo Nisi il 27/03/2008 in I viaggi dei lettori

Per conoscere la famiglia della sua amata il nostro lettore Giancarlo decide di partire per Gura Humorului in moto. "Salpato" da Mestre, in una fredda alba di aprile, scoprirà il fascino e le tradizioni della Bucovina

Viaggio d'amore in Romania
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Sono le quattro del mattino del 22 aprile, quando in un autogrill vicino Mestre facciamo colazione con cappuccino e brioche. Fuori l'aria è ancora fredda, ma il nostro entusiasmo è alle stelle: stiamo per metterci in viaggio per la Romania e più precisamente per Gura Humorului.
Gabriela, la mia compagna, non sta più nella pelle, non vede l'ora di ritornare al suo paese natio.
E così anche se la temperatura è ancora invernale la nostra voglia di arrivare ci riscalderà fino all'arrivo.
Cristiano, l'amico che insieme alla sua compagna Giorgia ci accompagna in questa avventura attacca tutto quello che si può sulla sua BMW RT1200: riscalda sella e manopole. Poi al ritmo di un allegro motivetto proveniente dall'impianto stereo della sua moto parte snocciolando in rapida successione tutte le marce. Io sul mio BMW GS mi accontento delle manopole riscaldate e partendo fischietto dentro al casco!
In autostrada non c'è anima viva ed in poco più di sei ore divoriamo i chilometri che ci separano dal lago Balaton in Ungheria.
Ci fermiamo giusto il tempo di un panino e siamo di nuovo in sella; l'intenzione e quella di arrivare in prossimità del confine rumeno per sera.
Superiamo Budapest non senza difficoltà per via delle indicazioni confuse e non solo. Il Danubio in piena è impressionante: l'acqua lambisce i bordi superiori degli argini e, come se non bastasse, inizia a piovere. Quindi niente sosta, vorrà dire che la città la visiteremo al ritorno.
Alle sette di sera ormai zuppi ci fermiamo a Puspökladàny, a meno di ottanta km dal confine con la Romania e ad oltre mille da casadi Gabriela, troviamo un posto per dormire. La cena, neanche a dirlo è a base di gulasch.
La mattina seguente sotto una pioggia battente oltrepassiamo la frontiera a Bors e ci dirigiamo in direzione di Cluj-Napoca.
Pochi chilometri per capire che la "musica" è cambiata. Dopo le perfette autostrade austriache e le discrete strade ungheresi ci ritroviamo a fare lo slalom tra profonde buche e carretti trainati da cavalli. In compenso qui la gente è ospitale e ad ogni sosta si radunano piccoli capannelli di persone attratte dalle nostre moto.
Siamo nell'antica Dacia e ci accorgiamo subito che qui le persone sono più simili a noi: ospitalità, cordialità e cortesia sono il comune determinatore, tanto che lungo tutto il nostro percorso i bambini ci salutano e ci corrono incontro.
Dopo un lauto pranzetto consumato in un ristorantino per strada (in quattro abbiamo speso solo 12 euro! nda), prendiamo per Bistrita. La strada si arrampica sui Carpazi orientali ed è una vera prova speciale con l'asfalto ridotto ai minimi termini, inoltre è trafficatissima. Incontriamo ogni tipo di mezzo: dal fumosissimo e puzzolente TIR, alla scoppiettante Dacia d'annata, all'immancabile carretto a trazione animale.
Arriviamo al Pasul Tihuta (1200 s.l.m.) sul calare della sera, ma i nostri compagni di viaggio sono stanchi e alla vista dell'Hotel Castel Dracula in cima al passo decidono di fermarsi, ci raggiungeranno il giorno dopo. Noi proseguiamo, mancano solo una ottantina di km alla meta di oggi Gura Humorului, città natale della mia Gabriela. Man mano che procedo, mi rendo conto che si fa sempre più dura, la media che riesco a tenere e veramente ridicola, strade prive di illuminazione anche nell'attraversamento di centri abitati, buche profonde come caverne che riesco a scorgere solo all'ultimo istante, cantieri stradali privi di qualsiasi segnalazione e i soliti carretti completamente senza luci. Un incubo, sono allo stremo, ho ancora cinquanta km da fare e ci impiegherò più di due ore!
La Bucovina è la regione a nord-est della Romania. Il territorio, coperto prevalentemente da foreste di faggi, ospita alcuni fra i più bei monasteri d'Europa che hanno la particolarità di avere i muri esterni affrescati. I cicli iconografici raccontano della lunga invasione turca avvenuta tra il 500 e il 600 d.C. I monasteri si presentano come libri aperti, in origine pensati, infatti, per istruire le popolazioni locali, oggi sono stati dichiarati patrimonio dell'UNESCO.
Con Cristiano e Giorgia che nel frattempo ci hanno raggiunto, decidiamo di visitarne tre, Voronet, Sucevita e Moldovit che sono tra i più importanti per la qualità dei dipinti, le dimensioni degli edifici e la struttura delle fortificazioni che li cingono. Per visitarli si può effettuare un percorso ad anello così da trovarsi, a fine giornata, al punto da dove siamo partiti.
La Bucovina però non è solo monasteri, sono interessanti anche le cittadelle antiche come Suceava e Piatra Neamt. Il nostro consiglio a chi volesse visitare queste zone è quello di lasciarsi incuriosire dalle cose più semplici: a volte entrare in un bar, fermarsi all'angolo di una strada può regalare uno spaccato della vita sociale di un paese dove il reddito pro capite fatica a raggiungere i 100 euro al mese, ma dove la miseria e sempre vissuta con dignità e l'ospitalità e sacra.
Il giorno seguente decidiamo di andare a visitare le Gole di Bicaz e Lacu Rosu. Ottima decisione visto che la strada da Gura Humorului a Bicaz è davvero bellissima.
Lasciamo il paese in direzione Vatra Dornei e pochi km dopo deviamo per una stradina di quelle che sulla carta sono larghe meno di un millimetro. Scopriamo così che in Romania meno si frequentano le strade principali più si ha la probabilità di percorrere nastri d'asfalto in uno stato dignitoso. Attraversiamo i villaggi di Stulpicani e Ostra sperduti tra i monti e semidisabitati, una miniera abbandonata e il pasul Tarnita a 1161 metri s.l.m ..
Una volta arrivati a Holda si segue il corso del fiume Bistrita e si arriva ad un invaso artificiale, poi alle gole di Bicaz, affascinanti almeno quanto quelle più famose del Verdon in Francia. Pochi km più avanti si raggiunge Lacu Rosu chiamato anche il Lago Morto. Questo simpatico nome è dovuto al fatto che si è formato a seguito di una frana che ha provocato lo sbarramento di un torrente che lo alimenta seppellendo un'intera foresta. Si vedono affiorare infatti i resti dei tronchi pietrificati, inutile dire che l'atmosfera è spettrale!
Il nostro tour continua verso Gheorgheni e poi Toplita da dove prendiamo per il pasul Borsec (1.105 s.l.m.), la strada che ci riporta verso l'invaso artificiale di Bicaz è un vero ottovolante dall'asfalto inaspettatamente ottimo.
I giorni successivi ho avuto modo di conoscere molte persone, i parenti di Gabriela e conoscere qualche usanza i costumi locali. Ad esempio in Romania non esiste una vera e propria ora dedicata al pranzo o alla cena, ognuno mangia un po', quando ne sente bisogno, in genere al ritorno dal lavoro nei campi. Per via di questa abitudine è possibile trovare da mangiare a qualunque ora e le cucine nei ristoranti sono aperte a tutte le ore del giorno. Tanto che le persone a cui abbiamo fatto visita si sono sempre affrettate ad apparecchiare la tavola e ad offrire ogni ben di Dio della loro tradizione culinaria.
La cucina è semplice e genuina, per primo si può assaggiare la gustosa Ciorba, minestra a base di pollo, manzo, maiale e vegetali vari. La sua particolarità sta nel gusto agro dato dal bors, liquido ottenuto dalla fermentazione della crusca. Piatto tipico sono anche i Sarmale, involtini stufati di verza ripieni di carne, riso e verdura. Assolutamente da assaggiare i mititei, piccole salsicce senza budello fatte con un trito di carne di maiale, agnello e manzo aromatizzate con varie spezie e cotte al gratar (brace) da annaffiare con una ottima birra locale dal nome galvanizzante Ursus. La sera solitamente prima di andare a letto si usa fare un pasto leggero a base di latte e cereali.
Per il ritorno abbiamo deciso di attraversare la regione del Maramures che è la più povera della Romania con un reddito medio pro capite di 51 euro mensili, ma qu il pregio di queste zone è avere un paesaggio stupendo composto da splendide foreste di conifere in montagna e di faggi ad altitudine inferiore.
Per strada ci siamo poi imbattuti in un matrimonio con abiti e riti tradizionali e siamo stati invitati a partecipare al banchetto e a brindare agli sposi bevendo "a canna" la palinca, un distillato di prugna che rallegra gli animi e riscalda i cuori.
Poco prima del confine con l'Ungheria e d'obbligo una visita al Cimitirul Vesel (cimitero allegro) di Sapanta, dove ogni defunto ha sulla sua tomba una coloratissima tavola di legno intagliato, dove si raffigura in chiave allegorica la vita e la morte del suo "titolare".
Stiamo così per lasciare questo meraviglioso Paese che sa accogliere e mettere a proprio agio il viaggiatore con i colori meravigliosi delle sue terre e i sorrisi della brava gente, la loro disponibilità e i genuini sentimenti di fratellanza che fin dai tempi dei Daci li avvicina a noi latini. Avvolto in questi pensieri sotto le ruote scorrono gli ultimi km in Romania, e sto già pensando a quando farvi ritorno quando vedo comparire la frontiera. Disbrigate le pratiche di routine rimonto in sella e prima di infilarmi il casco ecco l'ultima sorpresa del viaggio: il doganiere consegnandomi i documenti mi augura "Drum Bun" (buon viaggio nda) "La revedere (arrivederci) in Romania!"

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