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I viaggi dei lettori

Sulle orme di Stevenson

di Silvana Brunengo il 23/11/2009 in I viaggi dei lettori

Viaggio in Lozere, il deserto francese, il meno popolato tra i dipartimenti dello Stato d'oltralpe, un luogo dove la natura ha dato il meglio di sé

Sulle orme di Stevenson
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E' da Ales, cittadina a nord-ovest di Nimes, che saliamo verso il Parco Nazionale delle Cevennes. La strada serpeggia tra verdi vallate e il paesaggio prevalentemente montuoso rivela da subito tutta la sua bellezza. Non essendo zona da turismo di massa viaggiamo in totale solitudine. La nostra moto danza tra le curve scandita dalla musica del motore boxer, con un unico inconveniente, il vento, che soffia fortissimo: ma si sa, sono le condizioni peggiori a rendere le cose straordinarie.
Il villaggio di Cocures, vicino a Florac, sarà la nostra base: questo tranquillo borgo sembra fuori dal tempo, poche case, una chiesetta e un delizioso albergo frequentato da motociclisti, dove l'atmosfera è veramente rilassante.
Si parte alla scoperta della Lozere, saliamo al Caussè Mejan, uno dei più vasti altopiani delle Cevennes, seguendo la tortuosa D16 che sale da Florac. Subito sorprendenti paesaggi ripagano la fatica del viaggio in moto: questo vasto altopiano alterna colline spoglie a foreste di abeti, prati fioriti a campi coltivati a cereali, con qua e là alcune fattoria dove si produce il famoso formaggio Roquefort.
A Hyelzas si può visitare una fattoria tipica dove poter scoprire la vita dei contadini dal 18° secolo fino agli Anni 50. Nelle vicinanze della fattoria Caussenard si trova l'Aven Armand, una curiosa grotta posta a 50m sotto terra raggiungibile attraverso una galleria di 200m tramite una funicolare: qui vi accoglie un incredibile spettacolo di oltre 400 stalagmiti a formare un meraviglioso giardino di pietra, dove la fa da padrona la "Grande Stalagmite" che con i suoi 30 metri è record mondiale.
La statale D986 ci porta a Meyrueis. Da qui seguiamo la D996 e attraversiamo le Gorges de la Jonte. Nel cuore di queste gole si trova il Belvedere degli Avvoltoi, dove si può approfondire la conoscenza di questi grandi uccelli attraverso un percorso museografico e un'osservazione diretta dalle terrazze attrezzate.
Fiancheggiando la Jonte, raggiungiamo Le Rozier da dove svoltiamo sulla D907 per raggiungere les Gorges du Tarn. Saliamo al Point Sublime, dal quale si può godere della più bella vista sul Tarn: qui gli spazi sono infiniti, la natura ha dato proprio il meglio di sé per far sentire, chi visita questi luoghi, in cima al mondo.
Poco più a valle il borgo di La Malene, con le sue antiche case rannicchiate sotto la roccia, è punto di partenza per scoprire il prestigioso sito delle gole del Tarn. In barca si può fare una bella visita guidata con i Battellieri, che conducono fino al Circo des Baumes, passando attraverso i famosi stretti e osservare dal basso le falesie alte 500m. Costeggiando il Tarn fino a Sainte Esimie, non mancano altre sorprese come lo spettacolare punto panoramico sull'ansa, dove sorge il minuscolo borgo di Saint-Chely, situato sulla riva sinistra del Tarn e che ha conservato una bella architettura tradizionale.
La sera all'hotel Lozerette, in totale relax, studiamo nuove escursioni, apprezzando i suggerimenti dei gentili albergatori, che ci indicano i paesaggi dell'Aubrac.
"…Brughiere, acquitrini coperti d'erica, tratti di roccia e di pini, boschetti e pochi campi brulli…". È un passo del libro di Robert Louis Stevenson "In viaggio con un asino nelle Cevennes", che descrive a perfezione questa terra, rimasta così dal 1878 quando lo scrittore si mise in viaggio per attraversare le Cevennes con la sola compagnia dell'asinello Modestine.
Grandi distese di praterie e foreste, l'Aubrac è un altopiano di granito e basalto, con i villaggi dalle costruzioni massicce. La strada dei laghi, detta "Strada d'Argento" a causa dei riflessi dell'acqua, è una delle più belle di Lozere: qui il silenzio domina la campagna e le uniche presenze viventi sono le mucche che pascolano indisturbate.
Si raggiunge il Passo di Bonnecombe, posto a 1350m, che è anche il punto più elevato dell'Aubrac. Attraversiamo sonnolenti villaggi fino a raggiungere La Canorgue, definita "la piccola Venezia di Lozere" per i numerosi ruscelli e canali che si trovano al suo interno.
Un dedalo di viuzze ci risucchia nel cuore del borgo fino a giungere alla pregevole chiesa del XII secolo. Non lontano da qui, nella Margeride, ci aspetta l'esperienza più bella di questo viaggio: l'incontro con i lupi.
Sulle orme di Stevenson
Questo luogo eccezionale si trova a Sainte-Lucie, minuscolo villaggio nella Lozere più selvaggia, a nord-ovest di Mende. Sono circa un centinaio i lupi ospitati nel parco e vivono in stato di semi libertà in diversi recinti. Attraverso una visita guidata ne scopriamo specie e provenienza: della Polonia, della Siberia, del Canada e della Mongolia, nessuno di questi animali è stato catturato dallo stato selvatico, ma ognuno proviene da zoo impossibilitati a mantenerli.
Molto particolare la storia dei lupi della Mongolia, arrivati in circa un centinaio per alimentare l'industria delle pellicce ma salvati da una membro della fondazione Brigitte Bardot che aveva scoperto un mercato nero in Ungheria. Accolti nel parco, ora solo alcuni vivono nei recinti, mentre buona parte di essi vive in totale libertà nel parco di osservazione scientifica, su di un territorio di 15 ettari: questa riserva non è aperta al pubblico, ma è esclusiva di studiosi di etologia con lo scopo di disabituare i lupi alla vista dell'uomo.
Sulle orme di Stevenson
Lasciamo i lupi del Gevaudan con la voglia di tornare. Viene alla mente un altro passo del racconto di Stevenson "… Essere colto al mattino ai bordi di un bosco, in un angolo imprecisato del Gevaudan, senza distinguere il nord dal sud, ignaro di ciò che avevo attorno, come il primo uomo, come un naufrago sulla terra ferma, era come vedere realizzati una parte dei miei sogni ad occhi aperti…". Certo con i moderni mezzi di navigazione satellitare orientarsi anche al buio non è più un problema, ma sentirsi naufraghi sulla terra ferma in questi luoghi è ancora possibile. Non a caso è definito il deserto francese: questa prorompente natura sorprende lo sguardo con i suoi paesaggi ricoperti di verde.
Nuovi scenari si aprono percorrendo la "Corniche des Cevennes", la vertiginosa strada che da Florac porta a Saint Jean du Gard. Scavata all'inizio del XVIII secolo dall'esercito francese di Luigi XIV, soddisfa ogni motociclista per il percorso che alterna lunghi rettilinei a curve più o meno impegnative. Ma se si vuole godere di un panorama grandioso bisogna salire al monte Aigoual, al confine tra Lozere e Gard, a 1567m di altezza: qui sorge l'osservatorio di Meteo France, dove uomini e macchine sorvegliano 24 ore su 24 il cielo francese.
Da qui il panorama spazia su un quarto della Francia, dal Mont Ventoux a Monte Bianco, dal Canigou al Pic du Midi, dalla catena dei Puy al Mediterraneo, peccato per il vento gelido che ci ha costretti a tenere il casco in testa, ma la vista è coinvolgente.
Siamo ormai prossimi al ritorno, ma non ci lasciamo sfuggire il caratteristico borgo di Le Pont di Montvert, piccolo villaggio di granito e importante luogo della guerra dei "Camisards", ribelli protestanti che non usavano uniformi ma una camicia (camiso in lingua d'oc) e fu proprio il fascino esercitato dall'episodio storico dei Camisards uno dei motivi che spinsero Robert Louis Stevenson a percorrere le Cevennes con l'asinello Modestine.
Il nostro viaggio termina qui, lasciando sensazioni uniche, lasciando cantare il silenzio.
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