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Elefantentreffen 2011: un'altra avventura

di Damiano il 07/04/2011 in I viaggi dei lettori

Il nostro lettore e il suo piccolo trike Italjet 'colpiscono ancora' e per la seconda volta prendono parte al raduno tedesco. Migliora l'organizzazione del viaggio, ma le insidie e il freddo rendono il percorso sempre imprevedibile

Elefantentreffen 2011: un'altra avventura
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È il 26 gennaio 2011, è mattina, sono le 8 e non ho proprio nessuna intenzione di abbandonare il calduccio del mio letto ma… Devo!
Dopo le concitate fasi della preparazione del mezzo nei giorni scorsi, è giunto il momento della partenza per l'Elefantentreffen 2011, il terzo per me.
In garage mi aspetta il trike che già mi aveva accompagnato nel 2009, l'anno scorso ci sono andato con il Ciao.
Finisco di caricare il bagaglio, mi vesto di tutto punto e prima di partire avverto Marco; è già all'imbarco dei traghetti a Intra (VB) e mi aspetta con suo figlio Mirko.
L' "elefante" lo abbiamo fatto assieme l'anno scorso, quest'anno non ha proprio potuto per seri problemi familiari.
Gli spiace e mi spiace veramente, sarebbe stato come sempre un buon compagno di viaggio.
Giusto per non perdere l'abitudine, arrivo al pelo a fare il biglietto per il traghetto che mi poterà a Laveno.
Poche parole, qualche abbraccio e anche qualche raccomandazione del tipo "vai piano" (come se con questo trike che ha il motore dell'Ape 125 avessi scelta…) e via, mi imbarco.

Hai fatto anche tu un viaggio, una vacanza, un itinerario in moto che scatenano la libidine di un vero motociclista? Mandaci il racconto e le foto all'indirizzo: redazione@motonline.com
Con una moto normale, salvo imprevisti, da Verbania al raduno ci vogliono circa 8 ore; io, sempre salvo imprevisti, impiegherò circa 4 giorni alla folle velocità media di 30 km/h.
Una volta sbarcato a Laveno prendo per Varese: poco traffico per fortuna, così in breve (ma non so come) mi trovo alle porte di Como che sempre con sorpresa attraverso in un attimo (si fa per dire). Questa volta ho voluto calcolare quanti chilometri sono riuscito a fare prima di entrare in riserva: circa 125, più o meno 24 con un litro.
Non vorrei rifare l'esperienza dell'altra volta: quando il trike entrava in riserva dovevo aspettare un po' prima di poter ripartire vista la distanza tra il serbatoio e il carburatore.
Verso le 16 arrivo da Marcello a Gordona in Valchiavenna. Fine prima tappa.
Marcello è un meccanico che ho conosciuto due anni fa quando sono rimasto a piedi col trike al ritorno dall'elefante, è una persona speciale!
Appena ci vediamo…
"Ciao…"
"Ciao… Come va?"
"Ma sì dai… Ma come gira male sto motore, è un po'… come dire, gnucco! Non gira, non gira…"
"Ma è nuovo dai… lo ha appena rifatto Gianfranco" (un meccanico e buon amico che abita vicino a casa mia)
"Si ma non gira..."
Morale, oltre a sistemare lo sterzo che non era allineato bene, ha passato la sera a cercare una spiegazione sul fatto che il motore non girava a dovere. Sono sicuro che non mollerà nemmeno quando riprenderò il viaggio.
È sera e decidiamo di uscire a cena: io, Marcello e la sua simpaticissima mamma. È stata una bella serata, siamo stati bene tra una risata e l'altra.
Adesso basta scrivere: sono in un locale sotto casa di Marcello, davanti alla stufa che "viaggia"… Mi sta venendo sonno.
Elefantentreffen 2011: un'altra avventura
Che giornata!
Sono partito da Chiavenna credo verso le 10, dopo aver salutato e ringraziato Marcello. L'aria è proprio fredda ma è niente a confronto di ciò che mi aspetta verso il Maloja.
Appena dopo Chiavenna, salendo tengo d'occhio i vari termometri lungo la strada e noto con poco piacere che la temperatura precipita fino a meno 7.
Passato il confine con la Svizzera, il freddo si fa più intenso e comincio ad avere qualche problema a mani e piedi.
Le manopole riscaldate fanno il loro dovere ma solo in parte, l'aria è davvero troppo fredda.
Mi fermo molte volte a far riprendere la circolazione a mani, piedi e... chiappe, e tra una sosta e l'altra, piano piano, passo Saint Moritz.
Mi fermo per la benzina e nel mentre si fermano due ragazzi in vespa.
Sono di Milano, sono partiti stamattina alle 6 e anche loro hanno problemi di congelamento ai piedi. Quattro parole e via di nuovo.
Qualche chilometro più avanti mi supera una macchina con tre ragazzi diretti anche loro all'elefante, si fermano poco più avanti, ne approfitto per una sosta.
Uno di loro è un "veterano": avevano avuto problemi di moto e hanno cosi deciso di andarci comunque in macchina.
Landek è sempre più vicina e la temperatura si alza un po', non voglio fermarmi a mangiare, preferisco avvicinarmi il più possibile a Innsbruck, almeno cerco anche dove dormire.
Sono alle porte di Innsbruck, sono stanco e ho freddo, la prima pensione che trovo è mia! Finalmente in camera al caldo, non ho tanta fame, in compenso una bella doccia calda… Poi mangio.
Sono in camera a scrivere con gli occhi che mi si chiudono, "salvo e chiudo". Domani sarà più dura di oggi.
A nanna!
Elefantentreffen 2011: un'altra avventura
Notte lunga, dormito proprio poco, a causa di quei "cavolo" di piumoni messi tipo sacco e i cuscini che sono ancora peggio.
Sono le 7 ed è già un pezzo che guardo la tele… Mi alzo e preparo tutto.
Per curiosità metto fuori il naso dalla finestra: oggi fa freddo e in più c'è vento.
Faccio colazione con mezzo litro di caffè e un panino con salame e formaggio, chiedo la grappa ma il barista non la porta, pensava che scherzassi… Gliene ho chiesto un "quartino"…
Scherzi a parte, anche se ho dormito poco mi sento abbastanza riposato, carico il trolley, ripiego il telo che copriva il trike, lego il tutto e riparto.
Pochi km e sono a Innsbruck: l'aria è molto fredda e le moffole non servono a niente, nemmeno le manopole riscaldate hanno effetto, devo prendermi un paio di guanti seri.
Qualche km e arrivo al negozio di moto Italo Classic, mi fermo a chiedere per i guanti.
Il proprietario parla molto bene l'italiano ed è anche simpatico e disponibile, guanti non ne ha però.
parlando del più e del meno mi sono rifatto gli occhi con le "oldies", Guzzi, Vespe e tanto altro.
Scatta qualche foto allo "scherzo giallo" poi mi indirizza ad un altro negozio un chilometro più avanti: stabile quasi tutto in vetro, dentro e fuori c'è di tutto, nuovo, usato, epoca e storici.
Pazzesco.
Mai viste tante moto d'epoca tutte assieme, nemmeno a Novegro.
Entro e chiedo dei guanti a muffola, mi indirizzano al piano superiore.
Intanto il proprietario esce e si dirige verso il trike, ci va anche uno dei commessi. Chiedo dei guanti ma quelli che mi propongono non mi convincono. Va beh, giro i tacchi ed esco; incrocio il proprietario che mi chiede se ho trovato ciò che cercavo, a risposta negativa mi chiede di aspettare un attimo, si passa una mano sulla fronte poi mi invita a seguirlo.
Torniamo di sopra e lo vedo che si infila in uno sgabuzzino, sposta un po' di scatole e tira fuori un paio di moffole "della seconda guerra", quelle che hanno l'uscita rapida per il dito indice per poter sparare senza togliere il guanto. Ha voluto regalarmeli!!
Sono rimasto sorpreso, mai viste delle cose così brutte, mai avuto dei guanti così caldi!
Con quei guanti e le manopole riscaldate è tutta un'altra cosa, riesco a fermarmi solo per la benzina. Comunque, una sosta dietro l'altra, attraverso Salisburgo e mi dirigo verso Passau con una piccola variante: anche stavolta sono riuscito ad infilarmi in autostrada.
Alla prima area di sosta mi fermo per ragionare sul da farsi, non ci posso proprio andare in autostrada, sono con un 125.
Appena imbocco l'area di sosta vedo una macchina della polizia e con una bella faccia di bronzo mi fermo proprio davanti a loro.
Sempre facendo finta di niente, mi metto a camminare intorno al mezzo, giusto per scaldare i piedi.
Dopo un quarto d'ora i poliziotti si spostano e parlano un po' con altre persone poi se ne vanno.
Posso ripartire ma sempre con la paura di trovare qualche altra pattuglia, faccio un paio di chilometri e trovo un'uscita di servizio, la prendo al volo e finalmente sono fuori!
Anche stavolta è andata di lusso…
Faccio una ventina di chilometri e trovo da dormire: è un bel posto, molto curato come del resto tutti gli alberghi austriaci.
Una buona cena e una doccia calda stasera ci vanno proprio, che giornata…
Domattina vedrò di raggiungere l'elefante.
Adesso nanna…
Elefantentreffen 2011: un'altra avventura
Non sono partito presto stamattina, ho aspettato che arrivasse il sole.
Comunque il mezzo, appena partito, ha avuto dei mancamenti, credo per problemi di alimentazione.
Con calma (come sempre), macino metri e metri che messi assieme fanno un bel po' di strada, e… Oplà!
Anche quest'anno sono arrivato! La "famelica" salita fatta tutta in prima: mentre arranco i poliziotti che dalla cima mi tengono d'occhio e trattengono le risate a stento. All'incrocio dell'entrata mi fermo a sistemare la videocamera, stavolta un bel filmato lo voglio proprio fare. Filo di ferro ed ecco pronto un bel supporto con il treppiede fissato al baule. Continua ad arrivare gente, con i più disparati mezzi.
Tantissimi gli italiani, credo che dopo i tedeschi noi siamo i più numerosi. Mi incammino verso il raduno in mezzo ad un fiume di gente e di moto che vanno e che vengono, a passo d'uomo ovviamente.
Non nascondo che il trike desta molta curiosità: tantissime le foto per non parlare dei commenti anche sarcastici… Finalmente sono davanti all'entrata, anche stavolta sono qui, in mezzo a quest'orda di "spostati" come me. Ci voleva anche Marco, sarebbe stato veramente meglio.
Posteggio sotto lo striscione che indica il 55esimo, vado subito a prendere medaglia, libretto con adesivo e bracciale per entrare nel recinto, continua ad arrivare gente che si accalca come me per entrare.
Preso tutto, faccio un po' di foto poi decido di entrare.
Sono tentato di andare giù nella fossa ma sento i commenti di alcuni che dicono delle difficoltà di risalita e allora rinuncio. È andata bene lo stesso perché ho conosciuto due trevigiani, due toscani e quattro romani. Tutte persone alla buona, Nicola e Daniele di Treviso, uno agricoltore e l'altro agente della polizia penitenziaria, molto ospitali.
Hanno sul fuoco del vin brulè che ad un certo punto sembra evaporare, il paiolo è sempre vuoto nonostante Daniele si prodighi nel rimpinguare. Sotto il paiolo del vino c'è del cotechino che cuoce assieme a delle verdure: una bontà e anche le bistecche che ha preparato Daniele sono ottime.
Io ho potuto fornire solo una bottiglia di vino e due griglie monouso, i quattro di Roma hanno fornito birra e salsiccia e anche tanta simpatia.
Tra una cretinata e l'altra (e tra botti, sgasate e sirene) ci si sta divertendo come ragazzini.
Intanto però si fa buio: a malincuore saluto tutti con la promessa di ritrovarci, se non qui, almeno nei rispettivi Paesi. Riaccendo il trabiccolo vado a fare un altro bagno di folla: spettacolare.
Fuori dal casino mi dirigo verso l'albergo a Kirchberg dove eravamo stati io e Marco. C'è posto, subito in camera a fare una bella doccia calda e poi a mangiare, come la volta scorsa, molto bene. Anche li ho conosciuto altra gente, italiani e tedeschi, e ci si è scambiati indirizzi e mail. Sono proprio stanco, meglio se spengo e dormo.
Elefantentreffen 2011: un'altra avventura
Dopo aver tenuto banco quasi tutta la sera in albergo con Italiani e non, stamattina sono di nuovo al centro dell'attenzione. Tutti che vogliono vedere con cosa cavolo fossi andato all'"elefante" e per tutti lo stesso sguardo sgomento e meravigliato con domande del tipo: "Ma davvero sei venuto fin qui con questo coso?"
La mia risposta: "Ebbene si, sono fulminato fino a questo punto!". Scherzi a parte, stanotte ha fatto davvero freddo, con brina anche sotto il telo che copre le moto e come se non bastasse il GS di uno dei ragazzi è ko, la batteria magari è un po' stanca.
Va beh, riparto in direzione opposta agli altri che andavano via autostrada e nel giro di un quarto d'ora sono sulla strada principale. Qualche chilometro dopo comincia una fitta nebbia che, viste le temperature, si aggrappa anche alla visiera del casco e mi costringe a frequenti soste.
Così facendo, sempre pian piano, raggiungo Passau e quasi istintivamente riprendo la strada che avevo fatto due anni fa, sbagliando percorso. Ormai sono qui e vado avanti, direzione Salisburgo. Bella città, ordinata, non grigia come Milano o caotica come Roma; gli sguardi della gente sembrano rilassati, accennano ad un sorriso… Ora che ci faccio caso, stanno guardando me…
A qualche chilometro da Worgl si rompe il filo dell'acceleratore, fortunatamente proprio mentre sto accostando.
Venti minuti ed è tutto a posto ma ormai è tardi, sta venendo il buio ed ho piuttosto freddo.
Trovo quasi subito di che dormire, non vedo l'ora di togliermi gli scarponi, ho i piedi congelati.
Oggi è stata dura, dormiamoci sopra…

31 gennaio

Buon giorno, credevo… Ma anche stamattina fa un freddo pungente e in più ancora nebbia a meno 7.
Oggi mi aspetta una bella tirata, per cominciare Innsbruck e il Brennero.
Arrancando come al solito, man mano che mi avvicino al passo la temperatura sale, fuori dalla nebbia c'è un bel sole caldo che mi rincuora un po'.
Non vedo l'ora di passare il confine, non per altro: dopo è praticamente tutta discesa! Ci sono, in Italia finalmente! E giù a manetta verso Bolzano, anche volendo non vado oltre il codice. Dopo aver fatto benzina attacco il passo Giovo: 2094 metri di fatica e patimento per il piccolo 125 ma con scenari stupendi… Vorrei il mio GS!
La mia idea sarebbe quella di passare da Sondrio, ma chiedo e mi sconsigliano perché probabilmente il passo dell'Aprica è chiuso.
Fa niente, si va per Bergamo. A Merano scopro che ho un altro passo da fare, il Palade: 1500 e fischia metri. Un po' di coraggio e si fa anche questo, con calma.
Durante la salita sento che il rumore del motore cambia: caspita, non adesso!!!
Pochi chilometri prima di Malè la marmitta mi abbandona, quasi letteralmente. Si è staccata.
Ad essere sincero mi è preso un po' di panico, poco però.
Stanco, demoralizzato e infreddolito, comincio a fare un po' di telefonate a Marco e Riccardo.
Marco sarebbe partito immediatamente in mio soccorso con tanto di generatore e saldatrice ma poi ragiono e rimando tutto a domani.
Cerco di riposizionare alla meglio il tubo di scarico e piano piano con tanto ma tanto rumore al primo albergo mi fermo.
Non è tardi ma la cucina è già chiusa, mi accontento di un piatto di pasta, mezzo litro di vino, caffè e una serie di grappe… Visto che in camera non funziona il riscaldamento!
Una bella doccia calda e mi infilo nel letto: oggi è stata lunga, ho visto dei bei posti però.
Domani devo trovare un meccanico che abbia una saldatrice, il più è smontare e rimontare tutto.
Ci penserò poi, adesso nanna.
Elefantentreffen 2011: un'altra avventura
Sono sveglio dalle sei, fresco anche stamattina, gli scarponi sono ancora umidi visto che non c'è riscaldamento.
Mi vesto ed esco sul balcone ad aspettare che aprano il bar. Dopo una bella colazione con brioche e grappa corretta caffè, chiedo se conoscono un'officina dove poter riparare il mezzo. Mi consigliano tale Giorgino, il loro meccanico di fiducia, apre alle otto però.
Ritiro il telo che come ogni notte copre il trike, carico il bagaglio faccio passare ancora una mezz'oretta. Riesco finalmente a parlare con Giorgio che gentilmente mi dice che è molto preso e però se mi arrangio io non c'è problema.
Sistemo con l'albergo e mi avvio, più o meno tre chilometri e ci sono.
L'officina è a lato strada ma per arrivarci c'è una salita che per qualsiasi mezzo è ripida, per il mio è mostruosa!
Prendo la rincorsa e appollaiato con il busto sul parabrezza, in prima a tutto gas, la ruota davanti che non tocca a terra e arrivo in cima! Finalmente conosco Giorgio: dopo qualche risata, (mia per disperazione, sua… beh, sappiamo il perché), gli spiego il problema e cominciamo a scaricare il mezzo.
In officina non c'è molto posto ma spostando un paio di cose riusciamo a fare entrare il "biroccio": a porte chiuse si sta decisamente meglio. Comincia l'operazione di smontaggio, il baule e i bagagli sono di fuori.
Mentre smonto, Giorgio continua il suo lavoro in silenzio. Non è una normale officina, almeno non di quelle che conosco io: niente radio, silenzio, tutto ordinato e pulito, ogni cosa o attrezzo al suo posto. Non ci sono abituato….
Torniamo al guasto: tolta la carena si vede la rottura del collettore di scarico, due punti con la saldatrice a filo e posso togliere tutto per la riparazione.
Una bella saldata e la marmitta è pronta per essere rimontata.
Nel frattempo faccio conoscenza con Silvio, un amico di Giorgio patito di restauri di Moto Guzzi o di tutto ciò che è d'epoca. Tra una parola e l'altra mi aiutano a rimettere su il baule e sono pronto a ripartire: andiamo a bere qualcosa al bar di sotto poi mi congedo da Giorgio che devo precisare, non ha voluto niente per il lavoro e di questo lo ringrazio tantissimo.
Silvio mi invita a vedere alcuni suoi restauri, un paio di chilometri e siamo da lui. Pensavo non ci fosse nessuno più incasinato di me in garage, mi sbagliavo alla grande.
Guzzi Ercole un po' di fuori e un po' dentro, altre Guzzi e vecchie BMW sparse in garage, altre parti di vecchie moto un po' dappertutto, alcune restaurate e alcune no.
Inoltre tantissimi cimeli tipo cartelli pubblicitari degli anni sessanta, vecchi portoni in legno e altre cose antiche.
Molto coraggioso per seguire e voler sistemare tutte quelle cose, sicuramente non si annoia.
Dopo i convenevoli mi avvio verso il passo del Tonale che dista da li trenta chilometri circa, ancora salite… Un'ora e mezza più o meno e ci sono.
In cima al passo, sulle piste da sci, c'è molta gente: non pensavo così tanta di martedì.
Bei posti. E dopo la salita cosa c'è?
Ho dovuto fare attenzione: nelle zone d'ombra lungo le discese ci sono delle insidiose lastre di ghiaccio. Man mano che scendo la temperatura si alza molto, a Edolo si sta già meglio.
Mancano ancora tanti chilometri a Bergamo, coraggio!
Ne approfitto: praticamente è tutta una discesa e riesco a tenere una buona media, ma comunque la Val Seriana è ancora lontana.
A Vertova intorno alle 17,30 mi fermo per un panino e una birra e cosi continuo verso Bergamo, senza fare la superstrada. Intanto si fa buio.
Non c'è molto traffico nonostante l'ora di punta, sicuramente manco qualche indicazione e invece di aggirare la città, ci finisco dentro in pieno. Come mio solito… Ho perso un sacco di tempo, sono stanco e arrabbiato e vista l'"abbondanza" di indicazioni stradali, mi fermo più volte a chiedere.
Appena fuori Bergamo, ad un semaforo, due operai su un furgone mi chiedono da dove vengo e dove sono diretto, qui altre buone notizie: verso Como c'è tanta nebbia. Ci mancava anche questa.
Proseguo imperterrito e ad un certo punto, vedo le macchine davanti a me svanire. Ci siamo, ci vedo davvero poco, una ventina di metri. Che strazio. Ogni tanto qualche scollinamento mi permette di uscire dalla nebbia e di tenere chiusa la visiera.
Non so come ma arrivo a Como, ma prendo per Varese dove mi aspetta una nebbia ancora più fitta. Sono quasi alla disperazione. L'umidità si condensa anche all'interno della visiera, non riesco a pulirla in movimento e i guanti sono troppo bagnati, la tengo aperta. Pazienza, domani avrò due occhi allucinati.
A pochi chilometri da Varese contatto Marco e Letizia che sono un po' in ansia sapendo della nebbia. Alle 22 circa arrivo a Laveno e immediatamente vado a fare il biglietto del traghetto per Intra… Ci sono quasi!
Tanta nebbia anche qui, non si vede l'altra sponda, fa impressione il traghetto che si muove senza che si veda la direzione. Tutto d'un tratto compaiono le luci di Verbania, quasi ci sono, l'attracco è interminabile: voglio scendere! Finalmente si abbassa il ponte, appena sbarcato ci sono Marco e Letizia sorridenti che mi accolgono: baci e abbracci e via verso il Mad'o Buffalo per una o anche due birre e un buon hamburger.
Mentre mi rifocillo racconto a grandi linee un po' tutto il viaggio e mostro foto e filmati a Marco e Lety che commentano anche spiritosamente qualche foto del guasto avuto.
Bene, pancia piena e piedi caldi: quasi non ci credo, ancora una decina di chilometri e sono a casa.
Sono cotto, soddisfatto però. Tanta fatica e tanto freddo e tante diverse esperienze e amicizie.
Voglio ringraziare Gianfranco e Stefano della AlGimotors che hanno messo a punto il motore, le forcelle e i freni del trike.
Marcello, amico e meccanico restauratore di Gordona, per l'ospitalità e per l'aiuto che mi ha dato.
Giorgio, gentilissimo meccanico che mi ha permesso di riparare la marmitta.
Marco che mi ha seguito passo passo, purtroppo da casa.
Infine ringrazio anche chi indirettamente mi ha permesso questo (per me il terzo) 55° Elefantentreffen.
E un "grazie" va anche al mio Italjet Super Ranger che mi ha sopportato anche questa volta!
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