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I viaggi dei lettori

Desert Challenge Atacama Cile 2001: la sfida continua

il 01/03/2001 in I viaggi dei lettori

Terza puntata del Rally di Edi Orioli: la pioggia stravolge i programmi, "salta" la Bolivia. Tappa a San Pedro di Alcatama per andare alla scoperta della Valle della Luna e del Vulcano Lascar...

Desert  Challenge  Atacama Cile 2001: la sfida continua
Verso il vulcano Lascar


di Piero Batini




Il Salar di Atacama è uno dei luoghi più straordinari del Cile, incluso, insieme alla Patagonia, all'isola di Pasqua e all'Antardide, tra le mète internazionalmente valorizzate come di"interesse eccezionale". Il Desert Challenge diventa così il modo più affascinante di attraversare il territorio delle grandi depressioni cilene, costellato di oasi e di lagune e con la più impressionante visione della cordillera delle Ande.


Proveniente da Calama, Edi Orioli ha deciso di fermarsi a San Pedro di Atacama, la capitale municipale e culturale di questa area dall'impatto fortissimo e di lanciare da qui le sue puntate alla Valle della Luna e al Vulcano Lascar.

Il campo allestito alle porte della cittadina vive le sue giornate incerte, aggrappato alla ostinazione di Giorgio e Titi DeGavardo che lo difendono dagli attacchi a sorpresa del maltempo.

Oggi la pioggia è caduta all'imbrunire, violenta, trasformando le strade in torrenti in piena ed allagando le tende del bivacco del Desert Challenge. I componenti della spedizione hanno sciamato insieme ai turisti per le vie infangate di San Pedro, cenando al lume delle candele in uno dei cento ritrovi caratteristici, inondati di musica e di viaggiatori giunti da ogni parte del mondo attratti dal fascino di questa cittadina che evoca, per certi versi, l'inquietudine di Tumbuctou, ovattata nella sua sabbia e nella polvere trasformata in palude.




Ieri ed oggi il sole l'ha spuntata, Edi Orioli si è spinto a sud nella stupenda Valle della Luna ed oggi nella sfida con la sua Honda al vulcano Lascar. Quando le nuvole si diradano, la luce accende di colori incredibili scenari indimenticabili. La moto deve farsi largo in mezzo alle strade e alle piste spazzate via dalle corrente e le rotte devono essere improvvisate ed affrontate con estrema cautela, ma ne vale la pena.

Il dispiacere di aver dovuto cancellare la Bolivia dal programma si è attenuato. Come dice Juan, una vecchia guida andina che dispensa la sua esperienza in un piccolo bar di San Pedro: "Quello che non si può fare non lo si fa, oggi. L'importante è non dimenticare. Domani forse sarà possibile". E da domani il Desert Challenge, dopo aver attraversato il Salar de Atacama, si sposterà nella zona della grandi Lagune.






La Valle della Luna è una piccola depressione, con un anfiteatro naturale di mezzo km di diametro circondato da basse cime, falesie abbozzate, creste e disordinate serie di spaccature di roccia, a volte profonde come canyon.

Edi ci è andato all'alba in sella alla sua Honda Transalp, contando sull'indulgenza delle nubi cariche di pioggia, che per fortuna hanno concesso una tregua alla già massacrata prima parte del Desert Challenge.

Ha scelto la via misteriosa dei Canyon, nel dedalo dei quali si è infilato partendo dal piccolo cratere, un "camino" dalle pareti verticali e levigate, e apparentemente senza fondo, che si dice sia stato creato dalla caduta di un meteorite. Scegliendo la direttrice tra i fondovalle e le creste su cui affiorano piccole dune si sabbia, ha raggiunto il centro della Valle, dove lo aspettava il resto della spedizione.




La Valle della Luna è una piccola depressione, con un anfiteatro naturale di mezzo km di diametro circondato da basse cime, falesie abbozzate, creste e disordinate serie di spaccature di roccia, a volte profonde come canyon.

Edi ci è andato all'alba in sella alla sua Honda Transalp, contando sull'indulgenza delle nubi cariche di pioggia, che per fortuna hanno concesso una tregua alla già massacrata prima parte del Desert Challenge.

Ha scelto la via misteriosa dei Canyon, nel dedalo dei quali si è infilato partendo dal piccolo cratere, un "camino" dalle pareti verticali e levigate, e apparentemente senza fondo, che si dice sia stato creato dalla caduta di un meteorite. Scegliendo la direttrice tra i fondovalle e le creste su cui affiorano piccole dune si sabbia, ha raggiunto il centro della Valle, dove lo aspettava il resto della spedizione. OK Moon Valley 1 Did: Il Canyon della Valle della Luna Poi, tutti insieme, ci siamo arrampicati sulle creste e, con le spalle al sole, abbiamo assistito in silenzio allo spettacolo caleidoscopico proiettato sulle pareti rocciose della Valle.

Al rientro a San Pedro le informazioni sulle piste del Lascar erano disarmanti, così Orioli ha deciso di spingersi a Sud, verso il Vulcano, per verificare i passaggi. E' tornato che era già notte, inzuppato da un violento, improvviso sebbene atteso acquazzone, ha steso la mappa del Salar ed ha pianificato l'"Attacco al Lascar".






"Le piste sono libere. In due o tre punti si passa con difficoltà, ma si va oltre - E' Roberto Boano, il tecnico della spedizione, colui che ha preparato la Honda Transalp di Edi Orioli, che parla ai componenti della spedizione -.Per favore, credo che bisogna smagrire la carburazione. L'altitudine spompa il fisico ed i motori".

Edi parte prestissimo al mattino, noi facciamo lo stesso. A sud verso Toconao, poi pochi km ancora fino ad Aguas Blancas, e quindi la deviazione verso Est, in direzione di Talabre, un piccolo villaggio già portato via dalla piena nel '75. La ricognizione di Edi è stata inutile. Durante la notte la pioggia torrenziale si è portata via la pista in più punti e la salita si fa subito difficile. Dopo Talabre, invece, tutto torna "normale", compreso il tempo che volge decisamente al meglio.

Per raggiungere il Lascar, il più alto vulcano attivo del Sud America, si deve prendere una pista che piega a sud, e che porta, appena oltre il tropico del Capricorno, alla laguna Lejia, uno smeraldo adagiato sulla distesa dell'altopiano.

Poi si taglia ad Est in direzione del vulcano spento Aguas Calientes. Dai 3.500 metri di quota la pista sale progressivamente in uno scenario magnifico che porta ai piedi della parte sommitale della "mèta", che appare subito irraggiungibile: non tanto per i 5300 metr di quota, quanto per il fondo di detriti e la pendenza che finiscono per inibire l'avanzata di ogni mezzo meccanico "convenzionale".

La Honda arriva ai 5.200 indicati dal Garmin, Edi prova ancora una volta, poi appoggia la moto sulla stampella laterale e si ferma in contemplazione. La sommità fumante del Vulcano alle spalle, lo spettacolo che si affaccia sull'altopiano è mozzafiato. Carlo Peano, il medico della spedizione, monitorizza il pilota. I dati del rilevamento sono "da manuale".

Di nuovo in moto, col sole che scende. Prima di Toconao una puntatina sul Salar, ad osservare le "abluzioni" dei Flamincos, i fenicotteri rosa, poi di nuovo a San Pedro. Sotto un cielo pieno di fulmini e di acqua rovesciata con violenza.
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