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I viaggi dei lettori

Dal Friuli al Baltico

di Daniele President il 07/05/2008 in I viaggi dei lettori

Tre amici e 4000 km in sella alle proprie Honda Varadero per gustarsi sapori, profumi e culture di tre Paesi ex socialisti: Ungheria, Romania e Moldavia

Ore 6:30, si parte! Io e Mettius da Udine, mentre Gede ci raggiungerà direttamente in Moldavia visto che vive a Brno.
Dopo Lubiana abbiamo fatto la prima sosta per vestirci un po' di più: faceva freddo. Abbiamo proseguito per Maribor e qui, tanto per rendere più "interessante" il viaggio, ha iniziato a piovigginare, acqua che ci ha accompagnato sino al confine ungherese, durante la nostra marcia su in direzione Nagykanizsa.
Dal Friuli al Baltico

Sosta sul "mare" degli ungheresi, il lago Balaton, per pranzare e poi dritti a Budapest tramite autostrada (vi ricordo che è obbligatorio acquistare la vignetta come in Svizzera).
Nella capitale riusciamo a smarrirci tra le vie, perdendo un po' di tempo, tanto che decidiamo di dormire a 30 km dal confine con la Romania. Una bella doccia, cena, poi la stanchezza si fa sentire, ci facciamo un drink e via a nanna che ci si sveglia presto.
Ore 8:00, colazione, caricato il "mulo" giapponese e in meno che non si dica varchiamo il confine rumeno senza problemi, cambiamo un po' di moneta e ci dirigiamo a 15 km da Oradea, a Baia Felix, zona di terme.
Lì, dopo aver trovato alloggio, prendo accordi via sms con il terzo "varaderista", Gede, che con nostro stupore si è presentato all'incontro in anticipo, riuscendo così a pranzare con noi. Nel ristorante dove abbiamo pranzato abbiamo conosciuto Angelo, un Italiano, con cui abbiamo trascorso qualche ora simpatica nella piscina termale.
Fin qui tutto bene… fin troppo, evidentemente. In serata ci ritroviamo come d'accordo verso le 21 per una cena a base di quaglie, stinco e costine. Io avevo una fame da lupi e appena servite le quaglie con polenta, al primo boccone ho sentito come un coltello in gola… era un ossicino, di quelli piccoli e aguzzi, tanto che mi ha un po' condizionato il resto della vacanza.
Mando giù pane a manetta, ma ormai il danno era fatto. Vado al pronto soccorso, mi diagnosticano una ferita e mi danno la cura: niente solidi, solo liquidi. Una bella rogna. Soffrendo in silenzio si parte da Oradea per Sighetu-Marmatej. In questa tappa sbagliamo un incrocio, allungandola di 150 km e portandoci attraverso paesi dispersi in mezzo alle colline e rimasti indietro di almeno sessanta anni.
Inutile dire che per le strade c'erano tutti i tipi di animali da cortile, da quelli più piccoli alle mucche e cavalli. Le strade erano sconnesse, con buche spesso al limite della praticabilità e lo stato di allerta era massimo, ovvero si era tesi come un violino senza mai "staccare" l'attenzione.

Una volta arrivati a Sighetu-Marmatej, prenotiamo l'albergo (niente di eccezionale ma era in centro) dove poi si è tenuto in serata un matrimonio. Visto che non era ancora ora di cena, ne abbiamo approfittato per andare a Sapanta - 20 km circa da Sighetu-Marmatej - a visitare l'Allegro Cimitero, un cimitero abbellito da colori vivaci e dalle sculture in basso rilievo poste sulle tombe dei defunti realizzate da Ion Stan Patras e riproducenti il lavoro che avevano fatto da vivi.
Al ritorno in hotel, siamo arrivati in tempo anche per goderci la parte più popolare del matrimonio locale, fatto di riti scaramantici anacronistici per noi cittadini "moderni".
Ma il viaggio continua e ci siamo diretti verso i monti Maramures, famosi per le loro chiese. Qui il paesaggio si trasforma, le colline dolci diventano più alte e il legno ne fa da padrone ornando ogni cosa, dalle chiese ai portoni tutti intarsiati delle abitazioni. Tra le chiese più importanti segnaliamo quella di Barsana, molto bella, ben curata e restaurata: una esaltazione al legno.
Durante la sosta pranzo mi accorgo di avere la febbre, la ferita alla gola si fa sentire, mi imbottisco di novalgina e antibiotico, stringo i denti e si ripartiamo. Come se non bastasse, nel tardo pomeriggio, proprio quando dobbiamo passare un passo di montagna, il cielo inizia a farsi scuro. Ci vestiamo per la pioggia, il blu scuro diventa nero e, come ciliegina, iniziano pure i lavori in corso: il peggio che ci poteva capitare!
Qui inizia la "prova speciale" di enduro rumena, con le pozzanghere che sembravano torrenti. Ma quando il gioco si fa duro i "gatti" cantano. Così superiamo senza conseguenze il temporale e i lavori in corso. Stanchi e cotto dalla febbre, troviamo riparo in un posticino niente male lungo la strada.
Doccia, cena e medicine: la notte passa e con lei anche la febbre. Decidiamo di affrontare i monasteri della Bucovina. Iniziamo da quello più importante: Moldovita è dedicato all'Annunciazione, eretto dal principe Petru Rares, uno dei più importanti monumenti d'arte medioevale rumena, con affreschi che risalgono al 1537. Proseguiamo per Sucevita, tra tutti il monastero più recente, e poi in direzione Suceava e Pascani dove, valutate le mie condizioni fisiche, decidiamo di continuare il viaggio come da programma.
Si prosegue per Jasi e arriviamo al confine moldavo dove superiamo la prova della trafila burocratica soprattutto grazie al Gede: per fortuna che era con noi che con il suo russo ci ha tolto da qualche imbarazzo di comunicazione.
Arriviamo a Chiscinau, capitale della Moldavia, e constatiamo che come altri paesi ex socialisti, dopo la caduta del regime i poveri sono rimasti poveri e i ricchi sono diventati molto più ricchi, seduti su Ferrari, BMW, Mercedes delle più costose. Anche l'hotel nostro è sciccoso e anche un po' caro.
In serata ne abbiamo approfittato per fare una camminata per la via centrale, V. Stefan Cel Mare: qui il tic tac che si sente non è di qualche orologio comunale, ma dai tacchi delle moldave che ci hanno procurato solo torcicolli: dove ti giri trovi solo belle ragazze e se non vedi non ci credi.
Il mattino seguente ci siamo dedicati un pochino allo shopping per acquistare qualche souvenir e alle 13 siamo andati per le cantine più grandi del mondo di Cricova a 20 Km da Chiscinau. Costo dell' operazione 30 euro, comprensivi di taxi e biglietto che prevede giro con trenino, degustazione e due bottiglie da portare a casa.
Per il rientro decidiamo di passare per l'Ucraina. Partiamo da Chiscinau e in un sali scendi collinare ci dirigiamo per Balti, dove attraversiamo il confine. Mamma che casino, tutto è scritto in cirillico. L'esperienza di Gede è una manna!
Sostiamo a Ivano Frankovsk: qui la gentilezza non la conoscono. Ripartiamo l'indomani facendo un pezzo di strada di montagna che costeggia il confine rumeno per sbucare a Usgorod.
Qui ci avvertono che è zona di "banditi" e, difatti, in un posto di blocco fisso i poliziotti del posto ci hanno pelano 60 euro: dovevano specificare chi erano i banditi!
Finalmente entriamo in Slovacchia, solo che per nostra sfortuna dove avevamo programmato di sostare per la notte, a Mikalovce, c'è un mega raduno di moto: è tutto esaurito. Ci vediamo costretti a proseguire fino a Presov, dove troviamo un hotel decente.
Ultimo giorno. Ripartiamo attraversando tutta la Slovacchia, ammirando i suoi castelli e fermandoci a pranzo a Trencin. Lì salutiamo il Gede che prosegue per Brnò, mentre noi in poco tempo attraversiamo Bratislava e Vienna dove avremmo dormito volentieri. Ma, come da copione, trovare un posto libero è stato impossibile, così, alla fine, abbiamo fatto tutto in una tirata fino a Udine, per me, a Bassano per Mettius.
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