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Equipaggiamento

Protagonisti: Maurizio Bombarda

il 17/04/2003 in Equipaggiamento

Da crossista in America, a imprenditore in Italia. Sempre con un casco Arai in testa. Il titolare della BER Racing racconta se stesso, la sua azienda e la marca che rappresenta. Il mercato? Una corsa. Che vuole vincere

di Luigi Rivola


Maurizio Bombarda durante la nostra intervista

A Modena, percorrendo verso nord la circonvallazione di levante, nei pressi del bivio per Ferrara si nota sulla destra un edificio con l'insegna BER Racing. Lì ha sede l'azienda di Maurizio Bombarda, importatore italiano dei caschi giapponesi Arai e di accessori e componenti speciali per motociclisti, per scooter e moto.
Prima della BER Racing, per Maurizio Bombarda c'era il motocross, che praticava a buon livello nel campionato italiano seniores profondendovi un'enorme passione e un'insolita capacità di guardare più avanti degli orizzonti abituali. Grazie a questa lungimiranza, fu uno dei primi crossisti italiani a sbarcare negli States, alla ricerca di nuovi stimoli e di nuovi traguardi. Accadde nel 1980.


"Andai correre nella Trans-USA - racconta Bombarda - conobbi un universo completamente diverso da quello nostrano e soprattutto conobbi i caschi Arai, già ben noti in America, quanto sconosciuti in Europa. Ebbi modo di apprezzarne direttamente le qualità, che ritenni superiori allo standard italiano, e quando lasciai gli Stati Uniti portai con me quattro caschi che mi erano stati regalati. Nel 1981 e 1982, gli ultimi due anni della mia attività agonistica, pur di correre col casco Arai, rinunciai a interessanti offerte da parte di sponsor del settore, ma feci un ottimo affare...".
Il crossista in quegli ultimi due anni si era trasformato in imprenditore. Era stato forse il primo a proporre all'Arai di allargare la sfera dei propri interessi commerciali verso la vecchia ma più motociclistica Europa, e l'Arai si era convinta. Nel 1982 Maurizio Bombarda fondò la BER Racing e smise di correre in pista per cominciare a correre tra magazzini, conti, enti d'omologazione, rete di distribuzione.
"Inizialmente fu dura. Mi trovavo nella tana del lupo, visto che in Italia abbiamo i più forti produttori europei di caschi, e spesso, quando visitavo i negozi, venivo accompagnato alla porta: io parlavo di qualità, ma molti negozianti capivano solo i prezzi bassi e gli sconti alti. Per affermarci in questo mercato ci siamo dovuti inventare nuove strategie, ma alla fine siamo stati premiati, e anche l'Arai, che si è perfettamente resa conto delle obiettive difficoltà, ha dimostrato di aver apprezzato il nostro lavoro".


Un seminario di aggiornamento dedicato ai concessionari Arai della BER Racing

- L'abbinamento costante dei caschi Arai coi campioni più seguiti dal pubblico è stato ed è ancora una strategia vincente e insostituibile?
"Per farsi conoscere è stata fondamentale, ma da allora la situazione è mutata: una volta i caschi-replica costituivano l'85% del nostro mercato, mentre ora la percentuale è scesa al 50%: segno che i clienti si sono motivati all'acquisto dei caschi Arai anche senza le grafiche e i colori del campione preferito. Fornire i propri caschi ai campioni è comunque indispensabile, a mio giudizio, perché sono i campioni che presentano esigenze estreme che ti permettono un costante miglioramento della qualità del casco e che mettono in luce eventuali difetti, ai quali tu non puoi esimerti dal porre rimedio. Non è solo pubblicità, ma anche e forse soprattutto uno stimolo importantissimo".
- È molto diversa la mentalità di uno sportivo da quella di un imprenditore?
"Fare il pilota di moto è molto più facile che gestire un'impresa nello stesso campo. Me ne sono accorto a mie spese, passando attraverso tanti cambiamenti di idee nel primo periodo di attività della BER Racing. Tuttavia sono più che mai convinto che la mentalità sportiva abbia molto da insegnare a quella imprenditoriale: è dallo sport che ho imparato a dosare il fisico, a saper attendere, a impostare strategie, a misurare le reazioni, a non sottovalutare gli avversari".
- A proposito di avversari, i concorrenti avranno certamente i loro assi nella manica e non tarderanno a giocarli...
"Nel mondo motociclistico copiare paga, ma anche se tutti copiano i nostri caschi, al momento giusto l'Arai è in grado di uscire sempre con un modello innovativo. In questo io confido. Ho smesso di imbestialirmi ed ho deciso di puntare sulla crescita e sulla fidelizzazione dei miei concessionari, perché sono convinto che a medio e lungo termine sarà la strategia vincente. Devo dire che vedo già dei risultati sorprendenti, specie al Sud, dove sta nascendo una nuova generazione di imprenditori istintivamente orientata alla crescita e quindi sensibile agli argomenti che noi possiamo proporre".

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