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AJP PR7: per viaggiare... in fuoristrada

di Gabriele Broggio il 19/12/2016 in Anteprime

C'erano una volta le grosse monocilindriche da enduro, ispirate alle moto della Dakar. Viaggiavano su strada e non temevano l'off-road. Un concetto che la nuova AJP PR7 ripropone oggi in chiave moderna. In vendita, in configurazione monoposto, a 10.700 euro c.i.m

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C’è una cosa che i motociclisti fanno da sempre e che da qualche tempo ha trovato il bel nome di "adventouring", crasi di "adventure" e "touring". Ovvero il viaggiare in fuoristrada. Partire da A e arrivare a B, senza sapere che cosa ci può essere in mezzo: l'asfalto certo, ma anche sentieri fangosi, guadi, piste sabbiose, sassaie. Insomma, affrontare lunghi trasferimenti su terreni che vadano oltre la semplice strada bianca.

Per fare questo ci si può creare il mezzo perfetto da soli, modificando una enduro o maxienduro… oppure si può comprare una delle pochissime moto progettate ad hoc. Come la nuova AJP PR7, modello di punta nella gamma di motociclette da fuoristrada di AJP, piccola ma motivata Casa portoghese nata nel 1987 prendendo il nome dai fratelli Antonio e Jorge Pinto.

Dopo uno sviluppo di oltre tre anni, la PR7 arriva sul mercato. Si presenta con forme da "dakariana": il cupolino alto, i grossi convogliatori laterali e il doppio serbatoio posteriore (capacità totale 17 litri) sono caratteristiche ispirate al mondo dei rally. Adeguata all'off-road la scelta delle ruote (21" anteriore e 18" posteriore) e delle sospensioni Sachs a corsa lunga, studiate per assicurare un mix di stabilità e comfort.

Il lato "stradale" della moto è rappresentato dal motore monocilindrico quattro tempi, un 600 bialbero 4 valvole prodotto da SWM e derivato da quello delle Husqvarna di qualche anno fa (prima dell'acquisizione da parte di KTM). A raccordare i due mondi "on" e "off", un telaio composto da elementi in acciaio e in alluminio. La PR7 è Euro4 ma riesce ad evitare l'obbligatorietà dell'ABS grazie all'omologazione concessa alle moto professionali da enduro. Non a caso è venduta in configurazione monoposto. Il prezzo è di 10.700 euro c.i.m. Non pochi, certo, ma la quotazione è tutto sommato allineata ai canoni del mondo off-road. Bisogna tenere conto che si tratta di una moto prodotta con cura artigianale: ogni esemplare richiede oltre due giorni di lavoro di un addetto specializzato. 

Due le versioni: la Stock è caratterizzata da un motore da 45 CV, molto dolce e regolare. Monta pneumatici Continental TwinDuro, adatti un po' a tutto. La versione Racing, che costa circa 1.000 euro in più, oltre a gomme specialistiche presenta lo scarico Doma, una diversa mappatura della centralina e una cassa filtro che fanno salire la potenza fino a quasi 60 CV dichiarati. Certo la PR7 non nasce per correre la Dakar (dove la cilindrata massima è di 450 cc), ma non disdegna un uso nelle maratone off-road competitive o non competitive che si tengono sul suolo europeo. Proprio alcuni rally in Portogallo sono stati il primo banco di prova di questa moto.

Aria da dakariana anche dietro al cupolino... ma invece del solito road-book cartaceo, ecco un grande schermo che ha tutte le funzioni di un tablet. Si possono quindi sfruttare le applicazioni GPS e le mappe, ma anche usarlo per vedere foto e leggere le e-mail (con una connessione wi-fi, quindi solo da fermi). L'impostazione di guida, il manubrio e le leve sono al posto giusto per l'off-road, ok la sella che garantisce un comfort adeguato anche dopo molte ore.

Il nostro assaggio con la PR7 avviene in un tracciato di terra morbida, con grandi canali scavati dal passaggio delle moto. I 148 kg (peso dichiarato senza benzina: pochi per un stradale, tanti per una off-road) non si fanno sentire a moto ferma e tantomeno durante la guida, anche se il serbatoio posizionato nella parte posteriore, se pieno, causa una certa inerzia che rende il retrotreno piuttosto ballerino e difficile da gestire nel caso si dovesse perdere aderenza su terreni fangosi. Ma parliamo di guida aggressiva…

La potenza è distribuita in modo uniforme su tutta la curva di erogazione, rendendo la PR7 divertente sia su asfalto che su terra. Un ottimo tiro ai bassi, inoltre, rende piacevole la guida anche nello stretto, permettendo l'utilizzo di marce alte anche in situazioni particolarmente difficili, senza mai mettere in difficoltà il pilota. Da sottolineare la differenza nell'erogazione tra i due modelli: mentre con la Stock è molto facile dosare il gas, la Racing soprattutto nella prima parte della curva risulta piuttosto brusca e il motore tende ad avere un atteggiamento "on-off".

Utilizzando la PR7 su strada è facile notare un comportamento analogo a quello di molte off-road professionali, ovvero l'abitudine a raddrizzarsi molto velocemente quando si dà gas in uscita di curva, caratteristica che può essere corretta regolando l'altezza della forcella. Ad alta velocità si notano anche degli alleggerimenti dell'avantreno, ma c'è da dire che le vibrazioni del motore non invitano a spingersi oltre i 120 km/h, limite entro il quale la PR7 risulta godibile. Per il resto, soprattutto con le gomme Continental intermedie, la PR7 si lascia apprezzare anche tra le curve. Facile, non troppo pesante, non troppo potente: l'adventouring è servito.

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