Honda, Yamaha, Suzuki e Kawasaki sono colossi delle due ruote che macinano vendite e utili in tutto il mondo. Ovunque, meno che in patria. Anche perché per loro il mercato interno per loro vale meno di niente. Da gennaio a ottobre di quest’anno i volumi di vendite in Giappone sono stati di 315.817 unità. Il che candida il 2019 a un poco felice primato. Si rischia infatti di battere il record negativo di sempre per motoveicoli venduti, stabilito nel 2018 con 369.114 pezzi. Se non vi sembrano pochi in senso assoluto, dovete tenere presente che in Giappone nel 2012 (quindi pochi anni fa) il mercato interno valeva 3.285.000 unità.

LE PICCOLE SCOMPAIONO

Un mercato piccolo in cui le quattro grosse compagnie sono di fatto monopoliste, con l’ 89,7% delle quote di mercato. E che tende a ridursi sempre di più. Il crollo maggiore riguarda proprio la categoria moped fino a 125 cc, decimata da limiti di velocità sempre più stringenti, normative antinquinamento e una stretta marcata nei confronti della sosta selvaggia.

IL DESTINO DELL’ITALIA?

Tra le principali cause della crisi del mercato c’è senza dubbio l’invecchiamento della popolazione e i bassissimi tassi di natalità, che non hanno pari tra le nazioni occidentali. Un pubblico sempre più vecchio, insomma, che tende a prediligere la mobilità leggera (come le ebike) a detrimento dei motorini. In Giappone si delinea quindi un quadro preoccupante, che nel giro di qualche generazione potrebbe ripetersi in Italia. Inutile nascondersi: il nostro paese, per struttura demografica e natalità, è in Occidente quello che più assomiglia al Giappone.