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Inizia l’era dei capi certificati

Marco Gentili
di Marco Gentili il 04/04/2019 in Burocrazia
Inizia l’era dei capi certificati
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Dal 21 aprile saranno messi in vendita solo capi testati secondo lo standard PR EN 17092. Ma come funzionano i nuovi test? Come riconoscere i capi certificati? Ecco la nostra guida

Dal prossimo 21 aprile si apre la nuova era dei capi da moto certificati. Da questa data, infatti, i produttori di abbigliamento non potranno immettere nella rete di vendita giacche e pantaloni definiti “tecnici” se non rispettano lo standard PR EN 17092. Tale normativa, suddivisa in sei capitoli, spiega le caratteristiche che corrispondono a un certo livello protettivo.

 

La lettera che conta

I capi certificati, infatti, sono suddivisi in cinque classi, ciascuna rispondente a un bisogno. I capi di classe C saranno quelli certificati per tutelare dall’abrasione, quelli di classe B dall’impatto, quelli di classe A, AA e AAA per proteggere da impatto e abrasione, con differenti modalità (tanto per dare un’idea, la tripla A caratterizza le tute in pelle da pista).

In tutto questo, i protettori per gomiti, spalle, schiena, fianchi e ginocchia continueranno a essere certificati a parte rispetto ai capi dove vengono inseriti. Il motivo è ovvio: nel caso in cui il cliente acquisti una protezione di ricambio, questa dovrà rispondere a tutti i crismi previsti dalla legge.

 

I test

Per ottenere la certificazione, i capi vengono stressati in vari modi. Devono superare il “test Darmstadt”, che simula attraverso uno speciale macchinario l’abrasione su asfalto di un utente medio (75 kg di peso e 1,75 m di altezza): al termine della prova, i fori sul tessuto devono avere dimensioni inferiori ai 5 mm. Su ogni cucitura inoltre viene effettuato un test di resistenza (lo stesso usato per i guanti certificati) per verificare che non rappresenti un punto di separazione dei tessuti.

Sia i pellami sia i tessuti vengono anche sottoposti a un test di strappo in entrambe le direzioni (trama e ordito) con un apposito macchinario. Oltre a queste prove, i capi vengono testati anche nell’uso reale: se sono dichiarati lavabili, vengono lavati in laboratorio e non possono restringersi o allargarsi in una soglia compresa dal 3 al 5% a seconda della tipologia di materiale (tessuto piano o intrecciato). Tutto in questa nuova normativa viene messo alla prova, compresa la tenuta degli elastici per far vestire meglio un capo all’altezza della vita.

 

Nessun obbligo d’uso

Si tratta, come si può facilmente intuire, di una normativa più adeguata alla realtà del mercato e più vicina alla sensibilità del consumatore, che potrà così scegliere con consapevolezza un capo certificato sulla base delle sue esigenze di guida. Ricordiamo anche che motociclisti e scooteristi non hanno alcun obbligo (se non in sede di esame patente) di indossare dispositivi protettivi alla guida, fatta eccezione per il casco. Al mondo l’unico Paese che ha introdotto un qualche obbligo ulteriore sull’abbigliamento è la Francia dove, per circolare su un motoveicolo, servono guanti certificati EN 13594:2015.

 

Giacenze di magazzino

Ma cosa succede ai capi da moto ancora non certificati rimasti nei magazzini? In fase di sell-out, ovvero di rivendita da parte del negozio, sarà possibile commercializzare capi non certificati, presumibilmente fino a esaurimento scorte. La normativa infatti non esplicita una data precisa.

 

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