Motogp
Se la MotoGP copia la F1
Perché la Dorna ha deciso di ispirarsi alla F1? L'analisi dei tempi degli ultimi 10 anni può spiegarlo: mentre le MotoGP sono enormemente migliorate, le F1 hanno praticamente mantenuto le stesse prestazioni, favorendo il ricambio al vertice...
La MotoGP sta introducendo, con qualche anno di ritardo, una serie di norme già sperimentate dalla F1
Per questo sono stati studiati regolamenti complessi, così difficili da interpretare che la competizione si è estesa anche alla loro interpretazione, con soluzioni tecniche sempre più "fantasiose" da parte di qualche team e reclami e cause da parte degli altri. Una situazione che certo non fa piacere agli appassionati, ma che qualche risultato lo ha prodotto: griglie piene, assenza di monopolio da parte di una sola casa o di un solo pilota (l'ultima volta fu negli anni della coppia Ferrari/Schumacher) e prestazioni tutto sommato stazionarie.
Questo vuol dire, per chi non se ne fosse accorto, che le F1 nel 2012 hanno girato mediamente un po’ più lente che nel 2002. Cosa è successo in questi dieci anni? Le limitazioni che hanno progressivamente interessato i motori (di fatto “congelati”), l’elettronica (idem), l’aerodinamica (con vincoli sempre più rigidi) e i pneumatici (monogomma) hanno fatto sì che il lavoro dei team dovesse continuamente adeguarsi a nuove regole, determinando l’andamento altalenante che è chiaramente visibile in questo grafico, in cui riportiamo la medie dei migliori tempi realizzati dalle F1 anno per anno sui circuiti il cui tracciato non è nel frattempo cambiato.
Quando si va a vedere cosa ha fatto negli stessi anni la MotoGP, lo scenario è drasticamente diverso. Balzano agli occhi i miglioramenti spettacolari dei primi anni, quando la costanza del regolamento ha portato ad accumulare la maggior parte degli oltre 3 secondi che una MotoGP 2012 infliggerebbe in media a una MotoGP 2002. Solo la limitazione della cilindrata (da 990 a 800) e l’introduzione del monogomma – due soluzioni già prese dalla F1 negli anni precedenti – sono riuscite a rallentare la discesa dei tempi, anche se tardi per evitare che il ritmo frenetico dei miglioramenti impedisse a più Case di inserirsi nella lotta al vertice, espellendo di fatto chi non riusciva a tenere il passo dei primi (Aprilia, Kawasaki e Suzuki, che non hanno mai realizzato un giro veloce).
Una situazione che non ha certo favorito lo spettacolo, insomma, anche se le gare del Mondiale in questi anni non sono certo state noiose. Questo però pare essere dipeso soprattutto dall’estro dei piloti, tanto è vero che si sono anche verificate quelle situazioni di semi-monopolio (ad esempio Stoner-Honda nel 2011) ormai scomparse dalla F1. Ecco perché, come annunciato a inizio stagione, la Dorna ha deciso di prendere ancora più spunto dai regolamenti della F1, introducendo nei prossimi anni il “congelamento” dello sviluppo dei motori, cui seguirà probabilmente quello dell’elettronica e chissà quale altra norma. Cosa accadrà ai tempi sul giro nei prossimi anni? Assisteremo a un’altalena in stile F1? Mentre le Case cercano di barcamenarsi tra fondi sempre più ridotti, i piloti stanno a guardare. Figurarsi noi spettatori.
Va bene lo spettacolo, vanno bene le prestazioni, ma che differenze ci sono in pista fra una F1 e una MotoGP? Parecchie, dovute non tanto al rapporto peso/potenza, quanto all’impronta dei pneumatici, che permette alle auto di disporre di molta più aderenza in accelerazione, in frenata e in percorrenza, e agli effetti aerodinamici, praticamente assenti sulle moto mentre sulle auto moltiplicano per due o per tre la forza che schiaccia il veicolo verso il basso determinando appunto la base per generare le forze di attrito.
Per mettere meglio a fuoco le differenze tra una F1 e una MotoGP, abbiamo messo a confronto le loro prestazioni avvalendoci dei dati forniti da Brembo (che rappresentano una media tra i diversi team) relativi all’unico circuito su cui corrano entrambe nelle stesse condizioni: Sepang. I risultati li vedete: la differenza, enorme, a vantaggio della F1 nasce in staccata e aumenta in velocità di percorrenza di curva. Le moto si rifanno nella velocità di punta, ma è una vittoria di Pirro: tempi 2012 alla mano, a fine giro il pur velocissimo Jorge Lorenzo si becca (idealmente) da Lewis Hamilton la bellezza di 24 secondi: 2’ 00” 334 contro 1’36”219. Decisamente non c’è storia…
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