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Dal fango all'asfalto: la sfida di Bayle

il 30/01/2013 in Altri sport

Il pilota francese è uno che ha fatto storia. Ha vinto nel cross, ha lottato in 250 e in 500 coi big del motomondiale negli Anni 90 e ha concluso la carriera vincendo nell'endurance

Dal fango all'asfalto: la sfida di Bayle
Jean Michel Bayle (12) al via della gara della 500 nel 1996
Agli argomenti da bar non c'è limite, ma le sfide più appassionanti sono sempre quelle su chi sia il più forte di tutti. Stefan Everts o Tony Cairoli? Giacomo Agostini o Valentino Rossi? Le tifoserie si dividono, e dall'altra parte dell'Oceano le cose non cambiano: i pistaioli oppongono ai nomi italiani il talento stellare di Freddie Spencer; se poi si passa all'off-road, gli americani di Europa non si vuole nemmeno sentir parlare: per Ricky Carmichael è stato coniato il soprannome "The GOAT" (the Greatest Of All Times: il più forte di tutti i tempi, appunto) ma non manca chi ritiene che Jeremy McGrath o Ricky Johnson siano stati ancora più forti.
Eppure proprio nel cross c'è qualcuno che ha dominato sia in Europa sia in America e, non contento, ha corso anche nei massimi campionati di velocità senza sfigurare. Oggi non lo si ricorda molto spesso al di fuori della sua Francia, ma Jean Michel Bayle ha sicuramente dato dimostrazione di un talento fra i più eccezionali mai visti su due ruote.

Scopriamo la storia di Jean Michel Bayle!
Dal fango all'asfalto: la sfida di Bayle
Jean Michel Bayle sull'Aprilia 250

Fu proprio vent'anni fa, nella stagione 1993, che JMB decise di lasciare il mondo del fuoristrada per manifesta superiorità: campione del mondo in 125 nel 1988 (a 19 anni), in 250 nel 1989, nel 1990 passa in USA e nel 1991 realizza la straordinaria tripletta Supercross 250 (sui tracciati indoor da sempre stregati per i piloti europei) e National 250 e 500 (le gare outdoor più simili al Cross europeo).

A questo punto Bayle, avendo già ottenuto risultati che lo mettono di diritto nella storia e non avendo ancora compiuto ventitré anni, decide che ha il tempo, le energie e le capacità per cimentarsi nella velocità e, dopo essersi allenato intensamente con una Honda 250 "clienti", nel 1992 si iscrive come wild card al GP di Francia, che chiude al ventiquattresimo posto. Sono gli anni in cui la quarto di litro è la classe più combattuta, là davanti ci sono Cadalora, Reggiani, Biaggi, Capirossi, Romboni, Chili, Bradl padre e via dicendo.
Ma Bayle sembra destinato a grandi cose e soprattutto è un ottimo uomo immagine: così Aprilia, all'epoca in piena fase ascendente, lo ingaggia per le tre stagioni a seguire. Il francese però non riesce mai a esplodere arrivando in qualche occasione a ridosso dei primi, ma senza mai salire sul podio. Questo non gli impedisce, nel 1996, di fare il salto alla classe 500 dove resterà per quattro stagioni. La migliore è la prima, quando su una Yamaha del team Roberts conclude nono finale arrivando quarto a Imola. Ma in quel momento il fenomeno non corre su Yamaha e non è francese, anzi non viene nemmeno dall'emisfero nord: è un certo Mick Doohan, il cui dominio sembra inattaccabile.

Nel 1999 si chiude così l'avventura nel Mondiale velocità, ma JMB non smette di correre: passa all'Endurance, una disciplina sempre molto popolare in Francia, dove finalmente ottiene quei risultati che con le slick gli erano mancati : nel 2002 vince il Bol d'Or e la 24 ore di Le Mans, e nel 2003 di nuovo a Le Mans. 

Oggi JMB vive a pochi chilometri dal paesino dell'Alta Provenza dove è nato 43 anni fa. Resta un crossista che ha realizzato risultati che nessuno prima di lui aveva ottenuto e un pilota con il coraggio di mettersi in gioco in modo radicale, una figura ormai d'altri tempi. Anche perché, sapendo che da bambino si era appassionato alle moto vedendo un vicino di casa che faceva lo stuntman, oggi viene da pensare che sarebbe diventato un freestyler.

Per ulteriori approfondimenti: www.jmb111.com

Dal fango all'asfalto: la sfida di Bayle
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