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Benelli 491 RR

il 06/10/2003 in Moto & Scooter

Pensato per il quattordicenne con prurito al palmo destro e voglia di uscire dal coro. Design attuale e raffreddamento a liquido ne fanno un mezzo attraente ed efficace



Chi ha età, e portafogli, da supersportiva, raramente fa caso ai cinquantini. Se si chiedesse loro quali modelli conoscano, tra quelli attualmente in vendita, si fermerebbero alla Vespa e al Booster, perché “tanto gli altri sono tutti uguali”. Forse è vero, ma con che coraggio si può sostenere che le moto carenate non siano anch’esse tutte simili? Questo non vuole innescare alcuna polemica, anche perché chi scrive è certo più attratto da un’ipersportiva che da un ruote alte col targhino. Però crediamo anche che, soprattutto in un momento difficile per il mercato dei 50cc, sia giusto dar risalto a prodotti concreti e capaci di far divertire.



E allora diamo loro l’attenzione che meritano. Stavolta abbiamo provato uno scooter italiano in commercio già da qualche anno, ma ancora molto attuale. Si tratta del Benelli 491 in versione RR, ossia una sorta di via di mezzo tra il più tranquillo ST (raffreddato ad aria) e l’estremo Replica, che si appropria delle grafiche della tricilindrica Tornado che ha partecipato lo scorso anno (in sella c’era l’australiano Peter Goddard) al Campionato del mondo SBK.





Io a quattordici anni avrei venduto l’anima al diavolo per poter sostituire il mio ciclomotore con questo piccolo streetfighter a denominazione d'origine controllata. Le grafiche accese ma non pacchiane, le ruote larghe e il profilo appuntito, sono gli elementi che, a colpo d’occhio, danno consistenza al cinquantino Benelli, e ti mettono voglia di salire a bordo e fare qualche “numero”.
Avvicinandosi, salendo in sella, toccandolo, si capisce anche quanto sia curato nella realizzazione: i materiali sono per lo più plastici, come è ovvio, ma gli assemblaggi sono di buon livello e non danno impressione di una “corsa al risparmio”.



Niente lussi, ci mancherebbe, e di frivolezze nemmeno l’ombra. Ma del necessario non manca nulla: la strumentazione, analogica a fondo bianco (ma con l’ormai immancabile orologio digitale), comprende oltre al tachimetro l’indicatore del livello carburante e della temperatura del liquido di raffreddamento.
La sella è ben imbottita e, caso raro, non scivolosa; alzandola, si trova una vano non tra i più capaci, ma buono per un casco jet, antifurti vari e documenti. Sul retroscudo si sente la mancanza di un utile cassettino, solo parzialmente compensata dal classico gancio portacasco.





Motore: monocilindrico orizzontale, due tempi, con aspirazione lamellare nel carter, raffreddamento a liquido, omologazione Euro 2, alesaggio x corsa40 x 39,2 mm, cilindrata 49,2 cc, alimentazione a carburatore, lubrificazione separata con miscelatore automatico, accensione elettronica a scarica capacitiva, avviamento elettrico e a pedale, con dispositivo di starter automatico.

Trasmissione: primaria a cinghia, finale a ingranaggi. Frizione centrifuga automatica, cambio con variatore continuo automatico.

Ciclistica: telaio monotrave sdoppiato, in tubi di acciaio ALS ad alta resistenza, sospensione anteriore forcella teleidraulica a perno avanzato, con foderi in alluminio, diam. steli 32 mm, corsa 85 mm, sospensione posteriore motore in funzione di forcellone oscillante; ammortizzatore oleodinamico, corsa ruota 80 mm, freni ant. a disco diam. 190 mm, con pinza a doppio pistoncino; post. a disco diam. 190 mm, con pinza a doppio pistoncino. Pneumatici tubeless ribassati; ant. 120/70 x 12”, post. 130/70 x 12”, cerchi a 6 razze in alluminio, ant. e post. 3.50 x 12”.




Dimensioni: lunghezza max: 1760 mm larghezza max: 785 mm altezza senza specchietti: 1130 mm, interasse: 1261 mm, altezza sella: 820 mm. Peso a secco: 85 kg. Capacità serbatoio: 6,8 litri (riserva 1,2 litri)

Tranne che per la dimensione del cerchio (da 12” e non da 17”), la gomma anteriore del 491 ha le stesse misure di quelle delle moto sportive, e questo la dice lunga sulla tenuta di strada dello scooter marchigiano. Proporzionato e, alla prova dei fatti, molto efficace, si è rivelato l’impianto frenante: merito anche delle pinze Grimeca, che non temono troppo l’affaticamento.



Continuiamo a credere che 45 km/h sia un limite assai poco credibile per i ciclomotori. Un conto erano i vecchi motorini, con ruote e freni da bicicletta, un altro sono questi nuovi scooter, raffreddati a liquido e fermati da due dischi, poggiati su robusti telai in acciaio e pneumatici di buona qualità e dal battistrada largo. Noi abbiamo provato il 491 dopo l’ovvia “spiombatura”, ossia la rimozione di quegli strozzamenti allo scarico che, in ogni caso, qualsiasi meccanico (anche quelli delle reti ufficiali di assistenza) opererà al primo tagliando. Di birra, il Benellino ne ha quanta ce ne si aspetta da un cinquanta due tempi sportiveggiante. L’accelerazione è buona e la velocità di punta, secondo il tachimetro, è poco superiore agli 80 all’ora.


Il comportamento stradale è inappuntabile: far perdere aderenza al 491 non è impresa facile, almeno che non si facciano manovre del tutto prive di senso. Il piccolo pesarese si lascia strapazzare senza colpo ferire, e diverte per la maneggevolezza che gli deriva dal baricentro alto.
Buoni anche i consumi: i 25 chilometri con un litro di verde sono un traguardo raggiungibile anche senza troppa delicatezza nei confronti della manopola del gas.

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