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Cosa fare contro "la lama che uccide"?

di Riccardo Matesic, foto di Roberto Motta il 10/07/2008 in Moto & Scooter

Parlare di guard rail e di sicurezza stradale serve, lo hanno dimostrato le tante persone che sono intervenute ad ascoltare i rappresentati delle istituzioni al convegno in Friuli. Ecco i loro interventi

Cosa fare contro "la lama che uccide"?
"La lama che uccide", è il titolo del convegno a cui abbiamo partecipato qualche giorno fa a Cividale del Friuli (UD), nel teatro Ristori, ma non si è parlato solo di guard rail. Anzi, è stato un utile scambio di opinioni con diversi esperti di sicurezza stradale, e probabilmente si è rivelato interessante anche per il pubblico -abbastanza numeroso- che ha assistito in sala.
L'occasione era il 2° Motoraduno Nazionale Doppiavela, organizzato dalla sezione motociclistica "A… manete" dell'Associazione Nazionale Polizia di Stato di Udine.
Così chi vi scrive si è trovato una domenica mattina seduto dietro a un tavolo, con un compito arduo: unico giornalista presente, a cui spettava il compito di parlare di ciò che la stampa può fare per la sicurezza dei motociclisti.

Gli interventi
C'era – lo confesso- il timore che ne sarebbe scaturita la solita mattinata monocorde. Invece si è partiti bene, con l'amico Paolo Di Domenico, pilota della Supertwins e assistente capo della Polizia di Stato, che ha raccontato l'emozione di correre in pista. Ha esordito dicendo di essere emozionato, ma il suo discorso è stato molto sentito ed efficace.
A seguire, Marco Guidarini, il presidente dell'AMI (Associazione Motociclisti Incolumi), ha parlato della differenza fra le cause d'incidente, di solito l'errore umano, e quelle di lesione, come la cattiva progettazione e realizzazione delle strade.
Si è rimasti sullo stesso tono con Paolo Pascolo, rappresentante governativo dell'European Enhanced Vehicle-safety Committee (il Comitato Europeo che sta lavorando alla sicurezza dei veicoli). Pascolo ha ribadito la necessità che nelle scuole di guida sicura si passi sempre più all'insegnamento della guida "difensiva", quella che serve a limitare il rischio di incidenti. Di cosa si tratta? In primo luogo di migliorare la percezione del rischio, ma anche di creare nei guidatori l'automatismo della giusta reazione. Perché in caso d'emergenza non c'è tempo per pensare.
Le scintille sono arrivate con l'intervento dell'amico Giordano Biserni, presidente dell'ASAPS (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale). Giordano ha sparato contro le moto iperpotenti, non perché contrario a tali veicoli per preconcetto. Anzi, Biserni ha ribadito l'esigenza di costruire sempre più piste e di offrire sbocchi a prezzi ridotti agli appassionati di velocità.
Piuttosto ha denunciato il fatto che i motociclisti oggi inforcano la moto senza ricevere alcuna preparazione. Senza rendersi conto del potenziale delle moto che guidano. E continuando ad alimentare pericolosi malintesi con gli automobilisti: "perché l'anziano alla guida, che ancora si ricorda la Gilera 125 dei suoi tempi, fatica a capire che quel faro tremolante all'orizzonte arriva a 150 Km/h e non a 80". E siccome la strada è di tutti, e, anzi, l'età media sta aumentando, il motociclista è chiamato ad adattare la sua guida al livello degli altri conducenti. In chiusura Biserni ha ricordato che in Italia si investe 1 euro a cittadino per la sicurezza delle strade, contro i 10 che spendono in media gli altri paesi europei.
Già, i costi. C'è tornato anche Claudio Melchior, ricercatore e docente di Sociologia della Comunicazione dell'Università degli Studi di Udine. La statistica ISTAT da lui citata quantifica in 35 miliardi di euro l'anno il costo degli incidenti stradali. "Un dato sottostimato, perché non comprende le spese di formazione dell'individuo, la forza lavoro persa e la perdita subita dalle famiglie".
Andrea Simone, ricercatore e docente della Facoltà di Ingegneria di Bologna, ha presentato il libro "Una guida per chi progetta e costruisce infrastrutture", realizzato insieme all'AMI, ma ha reclamato anche statistiche complete e aggiornate. Perché chi progetta strade non ha parametri sui quali basare il proprio lavoro.
Non è mancato il rappresentante di una casa produttrice di barriere stradali, Vincenzo Amato della Volkmann-Rossbach, che ha ricordato, ancora una volta, come in Italia manchi la possibilità di omologare e adottare guard rail protettivi per i motociclisti.
Cosa fare contro "la lama che uccide"?
Il nostro giornalista Riccardo Matesic
L'intervento conclusivo è stato affidato al sottoscritto. Il punto di partenza era se i lettori vogliono leggere articoli sulla sicurezza stradale. Così con un certo autocompiacimento ho sottolineato come i molti lettori di Dueruote e Motonline.com oggi accettino di buon grado questo tema. Di più, spesso gli articoli vengono ripresi spontaneamente sul Forum del nostro sito.
Quindi ho sottolineato l'importanza del ruolo della carta stampata e della televisione, non mancando di ribadire come anche testate molto orientate al target degli "smanettoni" possano occuparsi di educazione alla sicurezza stradale. Per questo però è fondamentale un rapporto costante fra giornalisti e decisori politici. Che oggi non c'è. Ed è fondamentale un lavoro di coordinamento, con un ente che si faccia carico di riunire i direttori della stampa specializzata per impostare di comune accordo una strategia coordinata.
Sogni probabilmente. Ma a Cividale del Friuli in molti si sono trovati d'accordo. E forse piano, piano si può arrivare a qualcosa.

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