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MotoGP, Austin: Marquez si conferma, Dovizioso 3°

di Matt Cape il 13/04/2014 in Motogp

Come da programma le Honda fanno il vuoto, con Marc imprendibile e Pedrosa 2°. Il colpo di scena arriva dalla Ducati che torna sul podio. Sprofondano le Yamaha ufficiali: Rossi 8°, Lorenzo nervoso fa una partenza anticipata e chiude 10°

MotoGP, Austin: Marquez si conferma, Dovizioso 3°
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Su Marc Marquez dominatore senza rivali nel GP del Texas praticamente nessuno aveva dubbi. Come da programma il campione spagnolo è partito come un razzo, salutando gli avversari. Unico brivido della sua corsa, all'ultima curva, quando in un eccesso di relax preventivo, dopo aver già iniziato a salutare i tifosi pure col piede, quasi-quasi finisce per terra. Attenzione Marc! Il 93 poi taglia il traguardo "low profile", ma aggiudicandosi anche il secondo GP stagionale e volando in testa alla classifica mondiale con 50 punti tondi.

Alle sue spalle il fido Dani Pedrosa che fa il passista, con la consapevolezza dichiarata di non poter nemmeno impensierire in compagno di box su questa pista. Da un lato come dargli torto, dall'altro il fatto di non provarci a prescindere è un po' scoraggiante. Detto dello strapotere Honda, sul podio torna però anche la Ducati. Una botta di rosso brillante che ci voleva, con un Dovizioso in grande spolvero.
Si vede che i 4 litri in più e la guida tecnica dell'Ingegner Dall'Igna stanno portando benefici importanti nel box di Borgo Panigale. Un plus che ha consentito ad Andrea di fare una gara saggia e allo stesso tempo efficacissima. Bravo a tenersi qualcosa in tasca nei primi giri, risparmiando quel minimo di gomma utile per giocarsi tutto nel finale. E siccome la fortuna aiuta gli audaci, Smith (5°) si è messo a dare fastidio ad un ottimo Bradl (4°), proprio quando il tedesco si stava facendo pericoloso per la Ducati.

E' però proprio la gomma anteriore che tradisce più di un pilota in pista. Nel dettaglio ne fanno le spese Iannone, Rossi ed Espargaro Aleix. Ovvero il 7°, 8° e 9° classificato. Con Andrea "The Maniac" che nella prima parte della corsa ha tenuto stabilmente il terzo posto in modo eroico. In Ducati hanno apprezzato molto e lo tengono in altissima considerazone.

Per Rossi una situazione simile a quella del pilota di Vasto. Partenza "a bandiera", con gomma posteriore che sbanda a destra e sinistra, poi una rimonta fino al bordo del podio. Troppo presto, perché all'improvviso arriva il decadimento verticale delle prestazioni dell'anteriore. La gomma si distrugge letteralmente sulla spalla. Al punto che anche Pol Espargaro lo passa, in stereo con Smith. Un sandwich mai visto a questi livelli in MotoGP, quasi umiliante per il campione di Tavullia. Soprattutto perché la M1 2014 le prende dalla versione clienti 2013. Una bruttissima situazione per la Yamaha, consapevole di avere un problema di eccessiva usura delle gomme già dai test invernali(!). E gira male anche alla Open M1 di Espargaro, finito 9° dopo mille problemi di chattering.

Capitolo a parte per Lorenzo. La sua partenza anticipata è roba da bolliti, più che da principianti. Da nervosismo alle stelle, da concentrazione praticamente inesistente. Succede quando c'è la consapevolezza di doversi inventare qualcosa a tutti i costi, per recuperare un gap impossibile. Succede quando si vuole qualcosa che non c'è, che non è tecnicamente possibile. Almeno Jorge capisce subito che la frittata è fatta, si fa il suo passaggio ai box di penalità e poi si mette a fare giri di qualifica finché non raccoglie un 10° posto, a +49.1 dalla vetta. Dopo lo zero del Qatar, la stagione del maiorchino per ora è un vero calvario.

E' invece un doloroso stop quello di Crutchlow tradito dalla GP14 e caduto sbattendo violentemente la mano destra, probabilmente rimediando qualche fatturina. Peccato perché anche l'inglese aveva fatto vedere una bella crescita in sella alla rossa.
Infine un bravo d'incoraggiamento ad Hayden e Aoyama, che con l'acerba Honda Open si prendono l'undicesimo e dodicesimo posto, beffando nel finale un tonico Hernandez. Mentre è zero secco per i piloti di Gresini, con Bautista e Redding entrambi caduti.

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