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GP: monomarca Honda?

il 24/04/2002 in Motogp

Le  RC 211V  come le Ferrari di Schumacher e Barrichello.  Il rischio è la noia, con il predominio delle moto sui piloti che piace alle Case ma rischia di ammazzare il campionato. Insomma: servono cuore, sangue e battaglia

GP: monomarca Honda?
A Welkom: Rossi e Ukawa con le loro RC211V

di Marco Masetti


Come sempre, i dati hanno il potere di mettere in chiaro le cose. Bene, in due Gran Premi (Suzuka e Welkom) le Honda RC 211V sono state in testa per 48 giri con Rossi e per 14 con Ukawa (in questo caso, le cifre non fanno capire che le vittorie stanno 1-1), hanno vinto due volte, hanno fatto due pole.
Se i dati non vi arrapano più di tanto, se siete gente che “con i numeri non ci capisce niente”, c’è però l’impressione che tutti hanno nella testa: domenica a Welkom le Honda di Rossi e Ukawa sembravano le Ferrari di Schumacher e Barrichello, nel senso che non ce n’era per nessuno.


I contorni di una catastrofe che sta per arrivare sul mondiale sono, per ora, stati mimetizzati dal più grande e combattivo pilota “semiprivato” degli ultimi tempi, Loris Capirossi che, “guidando con folle abbandono”, manco fossimo al Tourist Trophy nell’anteguerra, ha fatto una gara da undici in pagella.
Capirex è bravo, monumentale nell’impegno, un vero virtuoso nella guida della sua Honda NSR 500, la due tempi meglio piazzata del mondiale, ma nel contenuto distacco beccato domenica c’è molto del pilota romagnolo e anche un po’ dell’ inaspettata bagarre tra Rossi e Ukawa. Chi si aspettava un giapponese morbido morbido è rimasto sorpreso: non è la prima volta che una seconda guida del team interno HRC fa lo sgambetto al capitano (Criville con Doohan, ad esempio), ma non succede sempre. Meglio tornare alle cose serie, anche perché il duello Rossi - Ukawa non è certo una sfida epica ed epocale come quella tra Bartali e Coppi! Meglio inventare qualcosa d’altro.
Siamo già alla ricerca del pepe, ma a parte Checa, regolare e positivo con quella moto, per ora “mediocremente mediocre”, che è la Yamaha M1, c’è poco. E non parliamo certo della qualità dei piloti: i già citati Checa e Capirossi, il regolare Abe, il rinato Jacque e soprattutto Daijiro Katoh, subito autorevole dopo il debutto bagnato di Suzuka (l’acqua al “gatto” non piace per nulla) sono ottimi manici… Sono le moto che mancano.

Le Honda RC 211V sono di un altro pianeta: sono le più potenti, le più veloci, le più evolute nella ciclistica (controllate la sospensione posteriore, prego), le più tutto.
E intanto i registi mugugnano: “Ma i duelli, gli spettacolari corpo a corpo, dove sono finiti?”. La visione della realtà da parte di chi lavora ai media commerciali è disastrosa: non lo si dice apertamente, ma un po’ di sangue non guasterebbe; in ogni caso sono richiesti scontri, impennate, bagarre. Perchè le corse in moto sono il risultato della somma di tecnica e coraggio. Il coraggio lo continuiamo a vedere e siamo fieri di seguire uno sport fatto da gente che non si tira indietro, anche a costo di sbagliare (bravo Valentino, meglio sbagliare che fare il ragioniere). Però l’unica risposta allo strapotere della Honda non può essere la Honda!

No, non sono fuori di testa: a Welkom, non certo per caso, dietro alle due RC, ci sono le NSR di Capirossi e Katoh: il neo presidente HRC Kanazawa l’aveva giurato: “La 500 avrà sviluppo tecnico fino alla fine dell’anno, poi andrà in pensione”. E si è visto: rispetto alle Yamaha 500 la Honda ha di più. Questa è la prima mossa dell’HRC, caso mai non bastasse a risollevare lo show, spazio ad almeno due RC 211V per i privati (come sempre Capirex e Katoh). E gli altri che fanno?
La Suzuki ha una buona moto ma gomme da ridere e non serve sputtanare l’ammortizzatore di sterzo come fatto a Welkom dalla squadra: lo si sapeva che le Dunlop non passano il sesto giro con il caldo, altrimenti Roberts e Gibernau non vorrebbero le Michelin a gran voce.
La Aprilia Cube è ancora indietro: splendida, pesante, velocissima, affascinante, ben guidata dal nerboruto Laconi, ha bisogno di tempo per crescere. Ma di tempo nelle gare non ce n’è molto, soprattutto se bisogna anche collaudare. E poi c’è la Yamaha M1, anzi la M1 di Max Biaggi. Giuro, per stavolta non scrivo una riga su Max perché, sfiga a parte, uno come lui vale un po’ di più di sette punti in due gare, uno in più di John Hopkins. Tanto per usare i dati e non le pugnette.

GP: monomarca Honda?
A Welkom: Rossi e Ukawa con le loro RC211V

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