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Moto Guzzi Nevada 750 - 2002

il 07/03/2002 in Moto & Scooter

La custom di Mandello è stata rinnovata, con un attenzione particolare a finiture e facilità di guida. Un’operazione di affinamento che non tocca la linea, ma che rende il prezzo ancora più allettante.

Moto Guzzi Nevada 750 - 2002


di Alberto Dell'Orto




Ha fatto il suo dovere onestamente per un decennio. Senza farsi notare troppo, la Nevada 750 è stata per alcuni anni il modello più venduto della Casa, quello, come si dice, che “tira la carretta”. Insomma, un modello forse non bellissimo esteticamente, ma tutto sommato riuscito, che ha sempre detto con convinzione la sua nel settore delle custom e che ha rappresentato per la Moto Guzzi il modello di ingresso, l’entry level, per dirla con gli inglesi.





Nel 2001 la “piccola” di casa ha raggiunto il secondo posto nella classifica italiana di vendita del settore, facendo anche segnare immatricolazioni in crescita nonostante il segmento sia in contrazione piuttosto netta. I motivi di questo risultato sono probabilmente da cercare nella vocazione turistica e nelle prestazioni di motore e ciclistica, decisamente superiori alle concorrenti dirette, che hanno sempre definito una moto sfruttabile con un’estetica classica, supportata da un prezzo davvero invitante e anche, sarebbe sciocco negarlo, da un’immagine generale del marchio Guzzi che aveva cominciato a riprendere un po’ dello smalto perso in lustri di scelte discutibili.




La Nevada 2002 è stata quindi oggetto di un rifacimento di trucco, anzi di un vero e proprio lifting che le ha tolto diverse rughe. Il freno anteriore ha ora un solo disco (e con il secondo se n’è andata la frenata integrale), il motore è stato rivisto nell’erogazione, il cambio nella manovrabilità, mentre modifiche all’assetto e alla posizione di guida hanno definito un mezzo più adatto ad un vasto pubblico, disponibile in due versioni: oltre a quella base, c’è la versione Club, più accessoriata. Quello che non è cambiato è il livello di prezzo, che si mantiene su valori estremamente competitivi.






L’attenzione per i dettagli, così familiare alla capogruppo Aprilia, sta facendo il suo ingresso anche sulle rive del lago. Il miglioramento delle caratteristiche di finitura del prodotto è tangibile, e riguarda tanto la verniciatura, quanto la qualità delle plastiche e delle fusioni in lega leggera. La strumentazione è stata sostituita con una dal look più familiare (analoga a California e V11) e si distingue nel settore custom per completezza (comprende anche il contagiri e pulsante dell’hazard) e per eleganza della grafica.




Gli unici appunti riguardano la finitura a specchio del supporto delle spie (crea qualche fastidioso riverbero) e sulla leggibilità degli strumenti, che hanno numeri un po’ piccoli. Nella norma i blocchetti elettrici e i comandi al manubrio: nella versione Club, in considerazione del prezzo superiore, ci sarebbe piaciuto trovare (oltre al portapacchi, al paramotore e alla sella differente forniti di serie) una leva regolabile per il freno anteriore. Manca, purtroppo, un vano portaoggetti di capienza adeguata (c’è solo un elastico portadocumenti sotto un fianchetto), comunque le borse Hepco & Becker laterali, offerte come accessorio, hanno il pregio di integrarsi perfettamente nei volumi della moto e di essere ben sfruttabili.




Il comfort di guida è assicurato da una posizione naturale, ottenuta grazie al nuovo manubrio (meno “custom”) e alla sella dall’imbottitura azzeccata; si sta seduti, ma non insaccati, grazie alle pedane in posizione turistica. Il passeggero ha a disposizione una porzione di sella più ridotta, ma soddisfacente. La versione Club offre anche un comodo poggiaschiena.






La meccanica della Nevada può definirsi collaudata, anche se certo non recentissima, visto che deriva in modo molto diretto dalle prime V35 e V50. La sua longevità è dovuta alla razionalità progettuale e ad alcune scelte tecniche che hanno permesso di mantenere motore e ciclistica aggiornate con pochi ritocchi.
Il propulsore adotta, unico nel panorama motociclistico, camere di combustione ispirate a quelle tipo Heron, con testata piatta, valvole parallele e volume di combustione ricavato interamente nel cielo del pistone, a vantaggio dell’efficienza termodinamica (la forma della camera può essere molto regolare e la candela vicina al punto ideale di inizio della combustione).




Questo provoca alcuni svantaggi dal punto di vista meccanico e volumetrico (pistoni più pesanti, condotti poco rettilinei, valvole più piccole), ma permette di rispondere alle normative Euro-1 senza catalizzatori allo scarico né altri accessori “esterni”.
La novità di messa a punto consiste nella modifica dell’albero a camme, che ha permesso di ottenere l’80% della coppia massima già a soli 2200 giri. Il cambio a cinque rapporti è stato semplificato a livello di leveraggi di comando, per offrire una corsa più breve, innesti più dolci e precisi e una ricerca del folle più facile.




La vera novità è comunque nell’avantreno: la nuova forcella Marzocchi con steli da 40 mm è più corta e montata su piastre dell’avanzamento ridotto: ne consegue una riduzione dell’angolo del cannotto e dell’interasse, e un aumento del carico gravante sull’asse anteriore, alla ricerca del corretto connubio tra maneggevolezza e stabilità.
L’impianto frenante ha visto l’eliminazione di un disco anteriore e conseguentemente del sistema di frenata integrale. Il singolo disco anteriore è ora però un Brembo serie Oro da 320 mm accoppiato a una pinza a quattro pistoncini.






L’avviamento a freddo non è immediato e risente probabilmente dello smagrimento imposto dalle normative antinquinamento. Comunque, fin dai primi metri si ha a che fare con un mezzo molto intuitivo da condurre, maneggevole e preciso in tutte le situazioni. L’angolo di sterzata eccezionale, la facilità di mettere i piedi a terra e il peso contenuto in 178 kg a secco consentono di utilizzare questa 750 come commuter urbano, confortati da un’erogazione fluida del motore e da un’agilità non comune, soprattutto in casa Guzzi.




Queste qualità non sono però in contrasto con una guida rigorosa nei tratti extraurbani: se nel misto stretto la Nevada ha perso la tendenza a “prendere sotto” nelle curve più chiuse, come i tornanti, sul veloce il maggior carico all’avantreno e la taratura sostenuta delle sospensioni permettono una sicurezza attiva e un precisione di guida difficile da trovare tra le concorrenti, mentre il motore fa apprezzare la curva di erogazione sostenuta e una discreta propensione all’allungo.




Il singolo freno anteriore è esemplare per modulabilità, potenza e resistenza al fading. Anche in caso di utilizzo ben più pesante di quello per cui la moto è pensata, il "discone" non crea problemi di fading, una garanzia in caso di utilizzo in coppia con bagagli, magari su percorsi montani. L’affaticamento del conducente, provocato dall’aria in corsa, è diminuito grazie al nuovo manubrio, comunque per lunghi viaggi a velocità superiori a 110 km orari è consigliabile l’adozione di un parabrezza.






Motore: bicilindrico a V di 90°, 4 tempi, raffreddato ad aria. Cilindrata 744 cc, alesaggio e corsa 80X74 mm, rapporto di compressione 9,6:1, accensione elettronica, avviamento elettrico, distribuzione ad aste e bilancieri, due valvole per cilindro, lubrificazione forzata con pompa a lobi, due carburatori Dell’Orto PHBH 30, capacità serbatoio 16 litri, di cui 4,8 di riserva
Trasmissione: cambio a cinque marce – ingranaggi sempre in presa ad innesti frontali. Trasmissione primaria ad ingranaggi, trasmissione secondaria ad albero con giunto cardanico e coppia conica, frizione monodisco a secco con parastrappi
Ciclistica: telaio tubolare a doppia culla scomponibile, sospensione anteriore: forcella teleidraulica 40 mm, escursione ruota anteriore 136 mm, sospensione posteriore: forcellone oscillante presso fuso in lega leggera – due ammortizzatori regolabili nel precarico e in estensione; escursione ruota anteriore 75 mm, freno anteriore a disco flottante da 320 mm con pinza a quattro pistoncini, freno posteriore a disco da 260 mm, ruote a raggi con cerchi in acciaio, pneumatici: anteriore 100/90, posteriore: 130/90
Prestazioni: potenza massima 34 kW a 6200 giri/minuto, coppia massima 59,44 Nm a 3200 giri/minuto
Euro1: sì.
Moto Guzzi Nevada 750 - 2002
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