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Anni 80, Honda NS 400 R: GP Replica

di Leslie Scazzola, foto di Marco Zamponi il 27/07/2016 in Moto & Scooter

Due tempi, tre cilindri, ciclistica raffinata e un design ripreso dalla moto Campione del mondo classe 500 nel 1983 con Freddie Spencer: sulla Honda NS 400 R gli ingredienti c'erano tutti per sentirsi davvero in sella ad un mezzo da corsa. All'epoca costava 7.950.000 lire, oggi è una rarità per pochi, fortunati, appassionati

Anni 80, Honda NS 400 R: GP Replica
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Prima delle superbike-replica, c'erano loro: derivate dai prototipi due tempi del Motomondiale, Suzuki RG 500 Gamma, Yamaha RD 500 e Honda NS 400 R rappresentavano una scelta obbligata per respirare a pieni polmoni l'aria dei GP.
Honda nel 1985 presenta la sua NS 400 R, riproduzione della tre cilindri a V (anche nelle grafiche rosso-bianco-blu) che correva nella Classe 500 del Motomondiale e che con "Fast" Freddie Spencer aveva vinto il titolo nel 1983.

Il motore sfrutta uno schema analogo, anche se con un cilindro verticale e due orizzontali (all'inverso sulla NS 500 da corsa), e con questa moto debutta su una sportiva Honda il telaio in alluminio.
Nel 1986 arriva la Rothmans Replica, con grafiche che riproducono fedelmente i nuovi colori della moto da gara, come quella di questo servizio. Oggi, con la quasi totale scomparsa dei propulsori 2T, questa moto, anche se non era potente e "mostruosa" come la Yamaha e la Suzuki, rimane nell'immaginario collettivo come una delle creazioni più vicine ai bolidi da Grand Prix mai costruite. Ne abbiamo scovata una, appartenente all'amico collezionista veronese Massimo Rondani. Un esemplare come ne esistono pochi, con 26.000 km all'attivo e conservata come si conviene per un gioiello inestimabile.

Un colpo secco alla pedalina di avviamento, avendo cura di ripiegare per un attimo la pedana poggiapiedi (onde evitare di rimetterci la tibia della gamba destra) e il mondo cambia. Il borbottio rauco e zoppicante del tre cilindri da 387 cc cala il pilota in una dimensione parallela, complice il coinvolgimento di tutte le percezioni sensoriali: a ogni sgasata, soprattutto a freddo, la nube azzurrognola che fuoriesce dalle voluminose espansioni lascia nell'aria un profumo inconfondibile, acidulo e penetrante che dalle narici arriva presto fino alla gola.

Il manubrio trasmette vibrazioni secche e ben presenti, che sembrano cadenzare una ad una le fasi di scoppio dei cilindri. Tutto attorno, l'orizzonte assume colori tenui fino a diventare bianco e nero, come la pellicola di un vecchio film che vorresti rivedere all'infinito.

Ingranata la prima, il motore spinge con regolarità ma senza strappare il manubrio dalle mani, almeno fino a 7.000 giri: a questo punto, l'apertura delle valvole di scarico ATAC (Automatic Torque Amplification Chamber) a controllo elettronico, che hanno la prerogativa di parzializzare i gas in uscita dei soli cilindri inferiori, è netta e il V3 cambia decisamente registro. La lancetta del contagiri compie un balzo in avanti fino a quota 11.000 giri, con una "botta" di potenza tanto secca quanto coinvolgente. Il rumore muta in un istante e da sordo e ovattato si amplifica fino a un sibilo che entra nelle orecchie scuotendo l'anima.

Guardando gli specchi retrovisori si scorge la scia del nostro passaggio, una nuvoletta di olio incombusto alle nostre spalle che permane lungo la strada. Oggi che l'epoca dei motori 2T sportivi è finita, le emozioni che regala questa Honda NS 400 R sono differenti da quelle di un tempo: pensare di andare alla ricerca di sensazioni forti con una moto come questa Honda oggi è fuorviante, in quanto distante anni luce dalle caratteristiche dei mezzi moderni ai quali siamo abituati. Freni, sospensioni, rigidità: cambia tutto, anche se allora questa moto rappresentava il massimo della sportività.

Pur meno potente delle rivali Suzuki Gamma e Yamaha RD, complice il gap di cilindrata, la Honda si conferma però come una moto incredibilmente facile e gestibile anche per andare a spasso senza fretta, tanta è la pastosità del suo propulsore ai bassi regimi. Inoltre, a questa sfruttabilità si aggiunge una maneggevolezza esemplare, derivata dall'estrema compattezza delle sue forme, dal peso contenuto in appena 163 kg dichiarati a secco e da un telaio a doppia culla a sezione differenziata sufficientemente rigoroso.
Rispetto alle sportive moderne, la NS 400 R oggi offre una posizione in sella comoda e poco caricata sull'anteriore: così come le rivali dell'epoca, la tre cilindri Honda gode di manubri alti e poco spioventi, di una seduta confortevole e pedane che non costringono le gambe in posizioni coercitive. Vista con gli occhi di oggi, sembra di essere in sella ad una sport tourer.

Del resto, è ben difficile immaginare oggi un impiego differente da quello di una gita turistica per far sgranchire i copertoni alla "vecchietta" di casa Honda. Filtrata dalle esperienze di moto sportive più recenti, la forcella tradizionale con steli da 37 mm appare decisamente soft nella taratura, nonostante il sistema anti-affondamento TRAC ad aria regolabile su quattro posizioni. Anche il mono, dotato di sistema progressivo Pro-Lin e regolabile nel precarico, punta al comfort piuttosto che alle performance, anche se la NS 400 R mette comunque in mostra un rigore direzionale davvero eccellente. L'impianto frenante, soprattutto il doppio disco anteriore da 256 mm con pinze flottanti, appare ben lontano dagli standard attuali in termini di potenza e modulabilità.

Stesso discorso per i pneumatici, 100/90 anteriore e 110/90 posteriore, con un'accoppiata di cerchi rispettivamente da 16" e 17": le scelte tecniche prediligevano la maneggevolezza, ma in effetti una gomma posteriore così esile, rispetto a quello a cui siamo abituati, può fare impressione. Sembra impossibile che 30 anni fa si riuscisse con queste moto a strisciare pedane e puntale della carenatura sull'asfalto. E invece... Oggi non ce la sentiamo di fare altrettanto e, del resto, siamo più che soddisfatti di questo breve contatto che ci ha permesso di rivivere una tappa fondamentale del motociclismo sportivo. Meglio prendersela con calma, anche se in sella ad una vera GP è più facile a dirsi che a farsi.

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