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I viaggi dei lettori

Sicilia, che sapori

di Luisella Bosa il 14/11/2007 in I viaggi dei lettori

A zonzo per l'isola, tra ristoranti e panorami, con una BMW R1150R. Trovate anche una splendida gallery fotografica

Partiamo da Milano il 14 agosto per Genova dove prenderemo il traghetto per Palermo alle ore 21. Siamo emozionati, entusiasti e impazienti per due motivi: è la prima volta che facciamo un lungo viaggio con la nostra BMW R1150R e poi non vediamo l'ora di raggiungere la Sicilia, regione di cui tutti ci hanno parlato benissimo. Il viaggio in nave è abbastanza lungo (20 ore), ma sembra una mini crociera.
Sicilia, che sapori
Arriviamo in perfetto orario: inizia la nostra avventura! Lasciamo alle spalle una Palermo completamente deserta - dopotutto sono le 17 del 15 agosto -. Prendiamo l'autostrada (quasi tutte le autostrade in Sicilia non prevedono caselli, pedaggi e aree di servizio) e ci dirigiamo verso San Vito Lo Capo, dove faremo la nostra prima tappa. Arriviamo al B&B "Una terrazza sul mare" che si trova sulla strada che porta alla Riserva dello Zingaro. Due parole sul B&B: la villa è completamente ristrutturata, le camere sono tutte dotate di bagno interno, la vista è straordinaria e la colazione è servita sulla terrazza da dove si può vedere anche Palermo. Consigliatoci dal proprietario, il signor Carmelo, per cena andiamo al "Corallo": ogni sera il menu è diverso in base al pescato e si spendono 35 euro a testa (bevande comprese). Il giorno seguente ci rechiamo alla Riserva dello Zingaro che è un parco naturale; ci fermiamo alla seconda caletta (in totale sono 5). Le molteplici tonalità del blu colorano il mare, tanto che sembra di essere ai caraibi. Alla sera ceniamo da "Alfredo" (prenotazione obbligatoria): non ci sono parole per descrivere le busiate con il pesto alla trapanese e i ravioli con pistacchi e mandorle grattugiate.
La mattina successiva partiamo di buon ora alla volta di Trapani per prendere l’aliscafo: destinazione Marettimo. Giunti al porto scopriamo che i biglietti sono esauriti, quindi decidiamo di andare a Favignana. Arrivati sull’isola ci rendiamo subito conto che il mezzo meno costoso per visitarla è la bicicletta e quindi… Vai di pedali! Favignana è bella e piena di calette: forse un giorno è poco, ma ci accontentiamo. La mattina seguente lasciamo San Vito e ci dirigiamo verso Erice; la strada per arrivarci permette di scoprire Trapani: il panorama è straordinario. Erice è un paesino in cima ad una collina, con le vie lastricate, i cortiletti, moltissime chiese e monumenti in stile medioevale. Da vedere il Duomo, in stile gotico: risale al XIV secolo, con il rosone, il portico ad arcate e il suo campanile indipendente. Lasciamo Erice e ci dirigiamo verso Segesta. Percorriamo diversi chilometri senza incontrare anima viva; i paesi sembrano deserti, forse perché è l’ora del pisolino pomeridiano. Arriviamo a Segesta e ne approfittiamo per visitare il tempio e l’anfiteatro (per raggiungere la cima della collina meglio utilizzare il servizio dei pullman a disposizione). C’è solo una cosa che rovina il panorama: il viadotto dell’autostrada. Dopo questa breve tappa siamo pronti a partire per raggiungere Selinunte. Troviamo un grazioso albergo in una posizione strategica (hotel Alceste). Selinunte è un paese di pescatori con variopinte imbarcazioni che si possono vedere nel porticciolo, ma è anche un luogo carico di storia. È il luogo dove gli antichi greci edificarono i loro templi e dove vi morì l'imperatore Traiano; la sua Acropoli è a picco sul Mediterraneo. Da non perdere la fonte dove scorre l’acqua potabile da ben 3000 anni. Splendida è la spiaggia della Riserva naturale del fiume Belice. Decidiamo di andare a visitare Sciacca, che dista pochi chilometri da Selinunte. La città è piena di monumenti e chiese (da visitare la Basilica): sono innumerevoli le botteghe di ceramica. A Selinunte non abbiamo avuto nessuna difficoltà per cenare: il paese offre molti ristoranti dove si riesce a mangiare bene senza spendere troppo.
Lasciamo Selinunte e proseguiamo il nostro viaggio. Ci dirigiamo verso Agrigento e lungo la strada non può mancare una sosta alla tomba di Pirandello. C’è solo una piccola delusione: il famoso pino non c’è più. Arriviamo alle ore 12:30 alla Valle dei Templi: l’ora ideale per visitarla. La Valle è costituita da templi eretti nel IV secolo a.C.: il tempio di Eraclea, il tempio della Concordia, il tempio di Era e il tempio di Zeus. Decidiamo di fare il percorso con la guida che dura circa 3 ore: in questo modo siamo venuti a conoscenza di alcune nozioni che non avremmo mai potuto trovare sul nostro libro. Lasciamo Agrigento pronti per raggiungere la nostra prossima tappa, Noto. La strada è molto lunga e grazie alla presenza di pochi cartelli stradali, arriviamo che ormai è sera: siamo esausti e non vediamo l’ora di andare a dormire. Troviamo posto in un B&B (Villa Canisello) che ci è stato presentato dal proprietario come “luogo tranquillo”, ma non è per niente così. Per tutta la notte, abbiamo avuto la molesta compagnia d’innumerevoli rumori (animali, macchine…).
Noto fu distrutta dal terremoto del 1693, ma era così danneggiata che si decise di ricostruirla a qualche km dalla Noto antica, di cui oggi resta qualche rovina. Qui tutto è in stile barocco: un susseguirsi di chiese e palazzi, intervallati da scenografiche scalinate. La Cattedrale è stata da poco aperta dopo il restauro; la notte del 13 marzo 1996 sono crollate la navata centrale e la cupola. Ora la chiesa è priva di decorazioni, ma sono già iniziati i lavori per gli affreschi.
Visitiamo il Lido di Noto, ma il tempo a nostra disposizione è veramente poco e quindi decidiamo di partire per raggiungere Giardini Naxos. Per arrivarci passiamo da Catania (dove ritorneremo) e dopo pochi km arriviamo ad Acitrezza. Questa località si affaccia sul mare ed è famosa per i suoi scogli aguzzi, chiamati i Ciclopi e perché il Verga ci ambientò i Malavoglia. Proseguiamo seguendo la strada principale e arriviamo a Giardini Naxos che si sviluppa lungo una grande spiaggia, in alcuni tratti composta di sabbia e in altri di sassi; da qui si possono vedere Taormina e Castelmola. La mattina seguente partiamo per l’Etna (tappa da NON perdere). Arriviamo al Rifugio Sapienza; invece di prendere il pullman per arrivare fino al cratere (costa 60 euro) c’incamminiamo lungo il sentiero. Vediamo i resti di alcune costruzioni ricoperte dalla lava; il paesaggio che ci circonda è quasi surreale. I colori predominanti sono il nero e il verde; gli alberi e i prati sono affiancati dalle colate di lava. Un’esperienza indescrivibile. Non può mancare la sosta alle Gole dell’Alcantara: prendiamo in affitto gli stivali perché l’acqua è praticamente gelata. Da Giardini Naxos raggiungiamo Taormina. Un tempo antica città greca e poi presidio normanno, oggi località turistica tra le più celebrate della Sicilia. Percorriamo Corso Umberto e incontriamo numerose belle facciate e graziose stradine. Ad un certo punto arriviamo in una piazza dove troviamo il Duomo: la cattedrale è del XIII secolo. Davanti c’è una fontana barocca con un centauro al femminile che è l’emblema della città. Non riusciamo a visitare il famoso teatro Greco, perché in questo periodo ci sono numerosi concerti. I locali per cenare assolutamente non mancano, ma sono tutti molto cari; alla fine troviamo un ristorante dove è ottima anche la pizza (Villa Zuccaro).
Una sera, dietro l’invito di due ragazzi conosciuti in nave (Mariella e Nino), andiamo a visitare Catania. All’arrivo ci rendiamo subito conto che circolare in moto è un vero incubo per via del traffico e dei numerosi sensi unici: per prima cosa andiamo alla ricerca di un garage dove poter parcheggiare la moto. Catania è una città distrutta più volte da terremoti e da colate di lava; ma solo dopo il terremoto del 1693 fu ricostruita. Si possono trovare tante chiese e palazzi barocchi. Nella Piazza del Duomo troviamo la fontana dell’Elefante (detta "U Liotru"), diventata il simbolo della città, e il Duomo in stile barocco ma con alcuni elementi normanni. Sempre in questa splendida piazza sorge la fontana sul Fiume Amenano. Il fiume scorre nel sottosuolo lavico, riaffiorando in questo breve tratto per poi scomparire nuovamente e immettersi direttamente in mare. Grazie a Mariella e Nino riusciamo a vedere un altro luogo dove il fiume riaffiora (del quale non si trova nessuna traccia nelle guide turistiche); bisogna entrare in un pub, vicino alle Terme, scendere le scale ed ecco l’acqua del fiume. Nelle vie dietro Piazza del Duomo si possono trovare i mercati della frutta, della carne e del pesce. La nostra attenzione è catturata dal fumo che proviene da un angolo della piazza; lo seguiamo e vediamo una macelleria con tanto di frigorifero sulla strada e una griglia dove poter cucinare la carne scelta: con grande dispiacere non ci possiamo fermare, perché il nostro tour non è finito. Percorriamo Via Etnea, chiamata così perché parte da Piazza del Duomo e arriva fino ai piedi dell’Etna; qui troviamo negozi, bar ma anche le facciate di alcune chiese. Da non perdere il teatro Massimo Bellini la cui facciata è decorata da busti di musicisti celebri. La movida catanese è spettacolare. Lasciamo Catania e il giorno dopo decidiamo di andare a visitare Castelmola. Dopo aver percorso una strada a tornanti (circa 4 km da Taormina), si arriva in un grazioso paesino dall’aspetto medioevale. Non si trovano monumenti di grande interesse, ma un intreccio di vie molto caratteristico. Da qui il panorama è di una bellezza incredibile. Non può mancare una sosta al famoso bar Turrisi per bere un buon bicchiere di vino alle mandorle. Il bar è realizzato su quattro livelli e la sua particolarità è data dalla presenza di numerosi oggetti erotici e di pupi siciliani. Lasciamo Castelmola e ci dirigiamo a Letojanni non per visitare chiese o per vedere monumenti ma solo per gustare una buonissima meringata (straordinaria...).
E’ arrivato il momento di partire da Giardini Naxos per raggiungere Cefalù. Decidiamo di percorrere la strada interna, passando da Randazzo: i paesaggi sono ampi e bellissimi, le poche strade rettilinee invogliano ad allungare il passo, ma ci sono anche molti tornanti. Arriviamo a Capo d’Orlando, ma abbiamo solo il tempo di vedere il lungomare (molto bello) e poi proseguiamo subito verso Cefalù. In questa zona, nei giorni precedenti, ci sono stati numerosi incendi che hanno lasciato il segno: la montagna che sovrasta la città è bruciata. Cefalù è un antico porto di pescatori, la spiaggia è formata da sabbia finissima. Da visitare è la Cattedrale che è stata costruita in seguito ad un voto fatto dal re normanno Ruggero sopravvissuto ad una tempesta. In un vicolo troviamo il lavatoio pubblico medioevale, che è ancora alimentato da un fiume sotterraneo. Visitiamo Castelbuono, che si trova a pochi chilometri da Cefalù. Qui possiamo trovare belle chiese: da vedere il Castello che è stato recentemente restaurato; interessante sono la corte interna, sormontata da una galleria coperta, il tesoro di Sant’Anna e la Cappella. Lasciamo Cefalù pronti per andare a visitare: Corleone. La strada che porta al paese è caratterizzata da curve: la moto si piega seguendole, è divertente e il paesaggio di questa campagna così particolare ci affascina. Le molteplici tonalità di verde colorano i campi. Corleone conta 40 chiese ed è tristemente famosa per aver dato i natali ad alcuni noti mafiosi. Dopo questa breve sosta, partiamo verso la nostra ultima tappa: Palermo.
Troviamo posto al Massimo Plaza Hotel che si affaccia sulla piazza del Teatro Massimo: la caratteristica dell’hotel è che la colazione viene servita solo in camera. I monumenti principali di Palermo sono moltissimi, ma percorrendo le strade ci accorgiamo che è ricca di tanti altri monumenti, spesso neanche citati dalle guide. Il modo migliore per scoprire la città è a piedi ed è così che ci troviamo di fronte ai Quattro canti. L’incrocio delle due vie principali (Via Maqueda e C.so Vittorio Emanuele) nel XVII secolo divideva la città in quattro quartieri. Qui possiamo vedere quattro palazzi barocchi abbelliti di fontane, stemmi e statue che rappresentano le stagioni. Non può mancare una visita alla Cattedrale: di origine arabo-normanna, fu costruita nel XII secolo. Da vedere il frontale dell’altare in argento e bronzo dorato, il reliquiario di Santa Rosalia (patrona della città), i sarcofagi dei re normanni. Arriviamo in Piazza Pretoria dove al centro c’è una fontana del 1555. Di fronte sorge il Municipio (detto anche palazzo Pretorio); è un palazzo del XVIII secolo restaurato nel 1931, che ha conservato i soffitti in puro stile Barocco siciliano, gli affreschi, gli specchi, i quadri, i lampadari in vetro di Murano e i mobili dell’epoca. In Piazza Bellini visitiamo due splendide chiede del XII secolo: “La Martorana” che conserva nella cupola, meravigliosi mosaici bizantini e la chiesa di “San Cataldo” (in stile arabo) che è composta da tre navate, il pavimento è a mosaico dove si possono notare disegni di architettura islamica. Facciamo visita al Teatro Massimo che è uno dei primi teatri d’opera costruiti in Europa e il terzo per le sue dimensioni. I soffitti sono in stile liberty e i lampadari in vetro di Murano. Rimaniamo colpiti dalla sala tonda, detta Pompeiana, dove c’è un’acustica sorprendente; per attenuare l’effetto amplificatore, ci sono 3 porte cieche che danno su un muro. Anche se di corsa, visitiamo: il mercato della Vucciria (il più antico di Palermo), il mercato delle pulci, Piazza Politeama con il famoso Teatro e la spiaggia di Mondello (facile da raggiungere con l’autobus). Arriviamo al porto e quando la nave salpa, ci rendiamo conto che questa nostra avventura è giunta al termine. E’ stato un viaggio emozionante, ricco di piacere. La cordialità delle persone che abbiamo incontrato è stata semplice e allo stesso tempo magica. Di questa regione porteremo sempre nel cuore i sapori, i colori, i profumi e l’ospitalità.
Sicilia, che sapori
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