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I viaggi dei lettori

Brno: non solo Superbike

Testo e foto di Giuseppe Onnis, ha collaborato Benito Scagnelli il 06/09/2007 in I viaggi dei lettori

Due amici affiatati, due naked vestite quanto basta, un'unica direzione: Brno. Oltre 5.000 km di curve, smog, noia e imprevisti per rendere indimenticabile una quattro giorni tutta di un fiato

"A che ora partiamo domattina?". Il mio compagno di viaggio, al secolo Benito "Benny" Scagnelli, Suzuki SV 650 S nuova di pacca, non stava più nella pelle: il tanto sospirato, programmato viaggio in Repubblica Ceca in occasione del GP Superbike di Brno sarebbe iniziato l'indomani.
Per me, sardo residente in Sardegna, in realtà il viaggio era già iniziato il giorno prima. Io e la mia fida Fazer 600 (del 2000, ancora bella pimpante nonostante il proprietario la trascuri alquanto) sulle spalle avevamo già una Cagliari-Olbia (270 Km) sotto un sole torrido, sette ore di traversata in traghetto, e una Livorno-San Martino dall'Argine (vicino Mantova, altri 250 Km), laddove mio figlio ha stabilito la residenza e dove sono giunto all'una di notte.
Brno: non solo Superbike
Qui vive anche Benny che ho trovato quasi più stanto di me, anche se la sua, di stanchezza, era dovuta solo ai preparativi della moto.
'Caro Benny, rilassati, godiamoci questa grigliata e il Bonarda, andiamo a letto presto così domani si parte belli riposati'.
Seiemezzo del mattino, ruote in movimento ma per nulla riposati, non tanto per l’amabile rosso di zona, ma più per la notte insonne per via del caldo afoso della pianura padana.
La prima tappa di avvicinamento prevede un giretto niente male: direzione Brescia, lago d’Iseo, Ponte di Legno, passo di Gavia, Bormio, passo dello Stelvio, Spondigna e poi Austria. L’idea è di arrivare il più vicino possibile a Salisburgo percorrendo quasi esclusivamente strade statali.
Riusciamo a superare indenni la circonvallazione di Brescia e ci inseriamo nella statale che costeggia dall’alto la sponda est del lago d’Iseo, scorrevole ma poco piacevole per le gallerie intasate dal fumo dei camion e in generale dai residui del traffico.
Ci leviamo da questo inferno dirigendoci il più velocemente possibile verso la montagna. Rapido passaggio vicino a Ponte di Legno e imbocchiamo la strada che, attraverso il Passo di Gavia, ci condurrà a Bormio: ragazzi, avevo sentito dire che la strada era bruttina, ma così… Fondo pessimo (dire asfaltato è una parola grossa), stretta e quasi senza protezioni: il paesaggio è stupendo ma il grado di concentrazione richiesta nella guida non consente di distrarsi troppo per ammirarne la bellezza.
Tiro il fiato solo quando giungo al passo e, inutile negarlo, è una bella soddisfazione. Caffettino, foto di rito, sincera ammirazione per quei ciclisti che arrivano in cima man mano e si riparte verso lo Stelvio.
Per me è la seconda volta, ho avuto modo di fare la strada un paio di anni fa in uno dei miei tour "per passi": per Benny invece è la prima volta e quando arriviamo su il sorriso gli spunta fuori dall’integrale: siamo a 2.760 metri, cavolo, e siamo partiti praticamente dal livello del mare. Ancora foto, panino con würstel, sigaretta e via verso i 47 tornanti che ci condurranno verso valle.
Arrivati a Spondigna prendiamo a sinistra verso l’Austria che raggiungiamo attraverso il Passo Resia, dove ci concediamo un’altra sosta per bere un (… lunghissimo) caffè e acquistare le vignette autostradali.
In Italia l’autostrada costa uguale per auto e moto, mentre in Austria la “vignetta” è diversificata, tenendo conto anche che per i 10 giorni minimi costa veramente poco: 4,30 euro quando solo per fare Parma-Livorno se ne spendono ben 15!
Ma basta con le polemiche. Proseguiamo lungo la statale e, nei pressi di Landeck, ci immettiamo sull’autostrada. A differenza delle nostre il fondo è liscio come un biliardo, le aree di sosta pulite, attrezzate e con alberi, non quelle squallide piazzole d’asfalto dove ti fanno senso solo a guardarle.
A Worgl usciamo e ci immettiamo nella statale 312. Siamo abbastanza stanchi per i chilometri percorsi e il caldo che abbiamo trovato una volta venuti giù dallo Stelvio e, nonostante il paesaggio rilassante, la strada scorrevole e piacevole alla guida, i nostri occhi cercano solo la scritta zimmer.
La troviamo a Waidring, piccolo e grazioso paesino del Tirolo, a circa 40 Km da Salisburgo. Il contakm ne segna 520 e siamo in viaggio, comprese le soste, già da 12 ore. La titolare della pensione è gentilissima, la camera pulita e le moto possono dormire in garage. Dopo una doccia ristoratrice ci concediamo una buona cena accompagnata da un’ottima birra e acquazzone finale, poi a nanna.

Dopo un’ottima, abbondante e nutriente colazione alle otto siamo già in strada. Passando attraverso boschi meravigliosi, continuiamo sulla statale 312 in direzione Salisburgo e dopo un breve sconfinamento in Germania, imbocchiamo l’autostrada all’ingresso di Bad Reichnenall: la percorriamo con una buona media fino a Linz.
All’uscita di Enns-Steyr ci immettiamo sulla statale 3, la famosa Romantische Strasse che corre sulla riva sinistra del Danubio: qui il paesaggio è tanto bello da meritarsi un viaggio dedicato.
Ci fermiamo verso mezzogiorno in una piccola trattoria sul fiume per un pasto leggero, gustoso ed economico: i km da fare sono ancora tanti, fa caldo e non vogliamo appesantirci con abbondanti libagioni.
La strada è perfetta e consente un buon ritmo: fate solo attenzione – ovviamente - nell’attraversare i centri abitati o in prossimità dei campeggi.
Continuiamo lungo la riva del Danubio fino a Krems, dove la strada si allontana un po’ dalle sponde del fiume, fino a Stockerau, dove poi deviamo verso Znojmo, Repubblica Ceca. Il paesaggio si fa piatto e monotono e i paesini che attraversiamo hanno un’aria triste e dimessa che dà un leggero senso di malinconia. Passiamo il confine e la strada diventa decisamente malandata, piena di dossi e avvallamenti: aumentiamo l’attenzione e la prudenza.
Al primo rifornitore acquistiamo la vignetta autostradale, un po’ più cara di quella austriaca (8 euro).
Come le statali, anche l’asfalto autostradale non è dei migliori con il loro andamento “ondoso”, ma sono lo stesso più sicure delle statali.
Finalmente arriviamo a Brno e non avendo prenotato, comincia la ricerca dell’alloggio: in questi giorni d’alta stagione i prezzi sono triplicati e gli alberghi pieni. Sono le 20 passate, siamo stanchi, accaldati e bisognosi di una doccia: adocchiamo un albergo all’ingresso della città e decidiamo di pernottare lì. La hall ci ha tratto in inganno, semplice ma luminosa e pulita. La stanza infatti non è altrettanto in ordine, calda come un forno, mentre il bagno è un microonde in modalità grill, però dotato di una bellissima doccia idromassaggio: peccato solo non funzioni… Ormai però abbiamo scaricato i bagagli e sinceramente abbiamo troppi km sul fondoschiena per metterci a fare gli schizzinosi.
Dopo una salutare doccia andiamo in centro per la cena. La città è carina, con la tipica architettura mitteleuropea che contrasta in modo stridente con i palazzoni da edilizia popolare delle immediate periferie. E’ ovviamente tardi per una visita approfondita, facciamo solo un giro in centro. C’è molto movimento, troviamo un locale in cui, dopo una discreta attesa, ceniamo con un buon piatto di goulasc e una pinta di Starobrno, la birra prodotta in loco.
Rientriamo, domani sarà una grande giornata.

Piccola premessa. Tramite Pierluigi Pasetti di Diapason Racing (un grande) siamo ospiti del team Lorenzini by Leoni. Dopo lunga e penosa ricerca troviamo il centro accrediti, in un paesino vicino al circuito, ritiriamo i nostri pass e finalmente entriamo in circuito. Avete presente i bambini nei negozi di giocattoli? Beh, è un elegante eufemismo per rendere appena l’idea di come ci sentivamo io e Benny mentre giravamo per il paddock, in mezzo ai camion e nei box dei team. Da bravi bambini non abbiamo però rotto le scatole a nessuno, dai meccanici ai piloti, con richieste di adesivi, autografi e quant’altro potesse disturbare il loro lavoro.
Prendiamo posto all’altezza della prima curva dopo il traguardo e da lì ci godiamo la gara della Superstock 1000 (il team di cui siamo ospiti fa 3° e 5° posto con Corti e Pirro). Finita la gara andiamo a fare un saluto ed i complimenti ai ragazzi del team e a Vanni Lorenzini (altro grande) e ci trasferiamo nel prato, come i comuni mortali per gara-1 della SBK: Haga (Yamaha) 4°, Biaggi (Suzuki) 2°, vince Benny. Ancora nel prato vediamo anche il monologo di Soufouglu nella SS 600. Per gara-2 decidiamo di sfruttare i nostri pass: terrazza VIP, sopra la linea del traguardo. Dopo la grande vittoria di Biaggi (vabbé, questo è Brno, casa sua) Benny dichiara amore eterno alla sua Suzukina. Il “mio” Haga fa solo quarto ma neanch’io cambierò la mia fazerina.
E’ già finito? Io non voglio andar via, voglio stare in mezzo alle moto, ai camion, alle hospitality, in questo parco di divertimenti. Ci prendiamo per un orecchio, andiamo a prendere le nostre moto nel parcheggio e torniamo verso Brno, cercando di realizzare l’esperienza appena vissuta. Non facciamo neanche caso alla camera: doccia e poi in centro, ci vuole una cena degna per festeggiare. Sorpresa, la città, ieri piena di vita è come svuotata: evidentemente le persone che l’animavano per la maggior parte erano qui per la gara.
Una bella bisteccona (ci spiace, niente cucina ceca oggi, dice la cameriera), pinta di Starobrno e rientriamo.
Per concludere gara della MotoGp in TV: vedo Stoner andar via, Rossi arrancare e mi addormento prima del finale. Domani ci aspetta la magica Praga.

Lasciamo l’albergo presto, senza eccessivi rimpianti. L’autostrada fino a Praga è scorrevole ed il fondo… sempre ondulato: sono stato qui anni fa (altra gara, stavolta motomondiale, in 250 vinse un certo Cadalora...) e la ricordavo in condizioni migliori, ma forse ero solo io più giovane...
Alle 11 siamo a Praga e dopo un po’ troviamo l’indirizzo in cui ci aspetta una stanza prenotata per due notti. Teresa, la padrona di casa, ci fa sistemare le moto nel cortile interno, doccia e via con la metro verso il centro della città.
Che dire di questa città? Magica rende appena l’idea e non è affatto facile descriverla. Non mi stancherei mai di girarla, ci siamo stati per due giorni e non ci siamo fermati un attimo, se non per fare foto: ok, ci avete scoperti, anche per bere una birra ogni tanto.
Se possibile giratela a piedi, per assaporare le sorprese nascoste dietro ogni angolo delle viuzze del centro. Per i tragitti più lunghi servitevi della metro e dei tram, economici e puntuali. E la birra… La birra ceca è fra le migliori e, particolare non trascurabile, costa quasi meno dell’acqua minerale…
A proposito, quando sarete a Praga, trovate il tempo per passare da U Fleku (Pivovar Restaurace "U Fleku", Kremenkova 11, Praha 1) dove troverete, oltre ad un’ottima birra e una buona cucina, un ambiente cosmopolita: vi capiterà di mangiare allo stesso tavolo e intavolare una discussione con spagnoli, russi e finlandesi… Noi abbiamo fatto onore alla nostra capacità oratoria e, non di meno, a quella di appassionati degustatori di birra: rammentate però che le moto erano a riposo, chi beve non guida…

Abbiamo salutato la nostra ospite ieri sera, confidando di partire presto. Infatti, alle 8 siamo già incasinati per trovare la strada che ci porterà verso Plzen e la Germania, per imboccare l’autostrada su cui passeremo le restanti ore. Un viaggio che di per sé sarebbe stato alquanto monotono se non avessi provveduto ad alcune piccole divagazioni.
La prima è stata quando la lancetta del livello carburante è sprofondata verso il basso e la spia della riserva mi ripeteva: “Perché non hai rifornito la stazione precedente, quando l’ha fatto Benny?”. Trovare una stazione di servizio sulle autostrade tedesche è operazione quasi impossibile.
Niente da fare, nonostante abbia ridotto la velocità per centellinare quella poca benzina rimasta, dopo una settantina di km dall’entrata in riserva il motore tossicchia per poi ammutolire del tutto. Benny è costretto ad andare a cercare un po’ di benzina, torna con la tanichetta e cinque litri di benzina che mi consentono di raggiungere il paese più vicino e fare il pieno. Morale: leggero disappunto e un’ora persa sotto il sole.
Proseguiamo veloci, ci fermiamo solo ogni centinaio di km per le soste necessarie a riappropriarci del fondoschiena. Passiamo attorno a Regensburg, Monaco, Salisburgo, Innsbruck, superiamo l’Europe Bruck (ladri, 8 “euri”) e il passo del Brennero: siamo nuovamente in Italia.
Seconda piccola divagazione. Qualcuno di mia conoscenza è partito dalla Sardegna con la catena che aveva fatto il suo tempo e ora, questa, gli presenta il conto: praticamente è “grippata”, così mi vedo obbligato a fermarmi ogni tanto per tirarla. Riesco per fortuna ad arrivare a casa, scortato da Benny: oggi il parziale segna 870 km ed il fondoschiena è ormai un tutt’uno con la sella. Arriviamo a casa di mio figlio che sono le undici di sera, affamati come lupi: cena, doccia e a letto, domani c’è da sostituire la catena dato che a Piombino c’è un traghetto che di certo non mi aspetterà se ritardo.

26/07 Riparazione
Pierluigi (Pasetti), dopo avermi fatto i complimenti per il modo in cui tratto la mia moto, magnanimamente ci ha consentito di usare il suo laboratorio (officina è riduttivo e offensivo) per sostituire pignone-corona-catena, oltre ad aver rintracciato il kit a Mantova: grazie ancora “Pier” e sappi che quando hai affermato che ero un asino non mi sono offeso, dato che è la pura verità.
Comunque sia, alle 13 la moto è a posto, approfitterò del pomeriggio per riposare e stare un po’ col mio figliolo.

27/07 Il ritorno
Del viaggio verso casa non c’è molto da raccontare, ormai per me è routine. Partenza alle 9 e 30, statale fino a Parma, dove mi immetto sull’autostrada fino a Rosignano: solitamente faccio la statale della Cisa ma oggi voglio viaggiare in assoluto relax. Il mio traghetto parte con poco ritardo, alle 20 stiamo sbarcando ad Olbia: da qui è tutta una tirata verso casa, fermandomi solo a pulire la visiera dai moscerini.

Conclusioni.
E’ stato un viaggio di breve durata ma intenso, sotto tutti i punti di vista, che ho avuto il privilegio di condividere con un amico fraterno. Alla fine la SV del buon Benny aveva 2.200 Km in più, mentre la mia Fazerina a questi ne ha aggiunti altri 3.500 sul groppone. Un buon allenamento per i prossimi viaggi.

Brno: non solo Superbike
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