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Cocco: duro di nome e di fatto

di Stefano Borzacchiello, foto di Antonio Inglese il 23/06/2011 in Civ

Nella combattuta STK 600 italiana sono in molti a scalpitare. Ecco la storia di Francesco uno dei giovani leoni

Cocco: duro di nome e di fatto
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Domare una Yamaha R6, una supersportiva, una "bestia" da 120 CV non è cosa da poco. Se poi si hanno appena quindici anni e in più si riescono a stampare giri veloci a raffica, arrivando anche a sfiorare subito il podio della STK 600, l'impresa vale doppio. Lo sa bene Francesco Cocco, quindicenne laziale, rivelazione delle prime gare del CIV.
Francesco è un ragazzo che nonostante questi exploit ha i piedi per terra. Profilo basso, riservato, tranquillo ma poi, appena sale sulla sua Yamaha, cambia di colpo: altro che tranquillo!
Basta osservarlo un istante da bordo pista per dimenticarsi che è solo un ragazzino agli esordi e non un professionista smaliziato. Mentre guida, appeso ai manubri della sua R6, Cocco pare scalpitare. A ogni passaggio cerca il giro veloce; in prova e in gara smania come pochi per inserirsi nella lotta. Poi magari in bagarre si fa prendere troppo dall'emozione o dalla foga, sbaglia e… A volte cade. L'errore equivale a uno zero e in classifica, il suo nome rimane scritto solo nella lista dei ritirati, ma questo modo di correre e di distinguersi nel folto gruppo di giovani avversari resta indelebile negli sguardi del pubblico e in quelli dei talent scout. "Si vede che è uno che ha carattere e anche un buon talento, ma paga l'inesperienza. Cocco deve fare chilometri, sbagliare meno". Così lo descrivono nel paddock.

Nel CIV ho trovato la mia dimensione: un ambiente sereno, gente amica e soprattutto avversari tostissimi con cui confrontarmi

Scavando nel suo breve passato emerge la storia di un ragazzo come tanti. Uno che studia, si allena, esce con la ragazza e gioca con i suo coetanei. "Mi piace stare in famiglia e con gli amici". "Meglio pochi ma buoni ", precisa Francesco. "A Fiuggi, dove vivo, esco di rado e di moto non ne parlo quasi con nessuno. Perché gli altri invece di sostenermi sono invidiosi". Addirittura? Ci chiediamo noi. Viene da dire che è proprio vero: se corri in moto, come tanti non sei. Oggi poi se hai deciso di correre sai bene che andare avanti sarà più difficile di qualche anno fa. Nell'ambiente mancano gli sponsor e quindi i soldi e se vuoi emergere, devi riuscire a prendere subito la strada giusta. Altrimenti a casa! Una scelta sbagliata e in un lampo i sogni di gloria tornano nel cassetto. Chiusi per sempre.
Il debutto di Cocco nelle corse avviene, come per tanti ragazzi, per gioco. A nove anni la prima gara, poi una crescita veloce. Due anni di minimoto, una breve parentesi sulle Metrakit e poi il salto sulle 600 SSTK. Un passaggio obbligato quest'ultimo, a detta di Francesco, ormai troppo alto e pesante per le piccole MiniGP.
Nel CIV Cocco ha trovato la sua dimensione per crescere: un ambiente sereno, gente amica e soprattutto avversari tostissimi con cui confrontarsi. Superiori, come dice lui, addirittura a quelli che trova quando corre nell'Europeo. E come dargli torto. Quest'anno, tempi alla mano, il livello della STK 600 è altissimo. In squadra poi ha l'avversario più temibile, Dino Lombardi, attuale leader del campionato. Avversari in pista e anche nel box? Sguardi tesi tra loro? Ma va…"Lombardi è un mio amico. Mi aiuta il venerdì a fare le traiettorie, mi tira per fare il tempo. Un bell'aiuto che fa la differenza, specie nell'Europeo dove non conosco le piste". E poi in gara? "Ovviamente, ognuno per la sua strada!".
Torniamo alla sua età. A quindici anni, se decidi di correre a oltre 200 km/h sulle piste italiane e di tutt'Europa, devi avere, oltre ad una grande passione, anche un obiettivo e Cocco ce l'ha chiaro: "Voglio diventare campione del mondo. Questo è l'unica ragione per cui corro. Se questo comporta i sacrifici, allenamenti io sono pronto.". Viene da pensare se davvero a quindici anni si possano avere le idee così chiare… ma meglio una dichiarazione schietta e un po' guascona detta col sorriso sulle labbra, che vedere atri, piloti della sua età che corrono già demotivati. Come se fare il pilota fosse… solo un lavoro.

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