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In moto siamo tutti maschilisti? Sì (e vi spieghiamo perché)

Marco Gentili il 16/08/2017 in Attualità

Una ragazza in moto ferma al semaforo. Gli sguardi di tutti che si girano verso di lei, nemmeno fosse una specie protetta. È in attesa al semaforo che ci rendiamo conto dei nostri pregiudizi da motociclisti maschi

In moto siamo tutti maschilisti? Sì (e vi spieghiamo perché)
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Lo stereotipo è dentro di noi. Che ci piaccia o no, il nostro modo essere motociclisti è stato inevitabilmente traviato dai modelli statunitensi. La libertà su due ruote, il mito della Route 66, il luogo comune dei motociclisti belli e maledetti, il sentirci molto fichi solo per il fatto di indossare l’abbigliamento tecnico. E il fatto di essere maschi. Già, perché il ruolo sociale del motociclista è ancora incarnato dalla figura del maschio, dell’uomo. Ancora oggi ci sorprendiamo a vedere una donna in moto.

Nella civilissima Milano, al semaforo sempre terribilmente congestionato e quasi sempre rosso di piazza Napoli, pochi giorni fa ho assistito a questa scena. Si ferma prima della linea bianca dello stop una MV Agusta Brutale 800, con a bordo una ragazza vestita da moto. Era indubbio che fosse una lei, come si poteva intuire dalle forme del suo corpo e dall’inequivocabile coda di capelli biondi che usciva dal casco integrale. Le facce dei colleghi fermi in attesa della ripartenza erano più o meno le stesse di chi si trova al cospetto di un accoppiamento tra unicorni allo stato brado. Una ragazza – per giunta bella – in moto? E a maggior ragione, su quel tipo di moto, sportiva, cattiva. Una moto da maschi, su cui lei forse non è nemmeno degna di appoggiare le tornite terga. Forse, chissà, non la sa nemmeno mandare come si deve.

Ecco, se dalle loro teste fossero uscite le vignette dei fumetti, di quelle che descrivono i pensieri, avremmo letto una roba del genere. Alcuni invece – i più smaliziati – sono passati all’azione, tentando pure un approccio con la protagonista di questo piccolo pezzo di vita. Chissà mai che, con una battuta simpatica, magari mi lascia il numero di telefono…

Al di là dei provoloni da semaforo – una specie umana sempre in agguato nelle metropoli – il pensiero che mi girava in testa era solo uno. Ma perché una donna al volante (giustamente) non stupisce più nessuno, e una in moto ancora oggi risulta una bizzarria, un’eccezione, un’anomalia, una sorta di attrazione da circo da osservare. Non è che, sotto sotto, il motociclista medio è e resta uomo medio, e quindi in cuor suo terribilmente maschilista?

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