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Addio a Massimo Tamburini

a cura di Stefano Borzacchiello il 07/04/2014 in Attualità

Il designer fuoriclasse che ha rivoluzionato il mondo delle due ruote, padre di modelli che hanno segnato la storia del motociclismo nonché fondatore della Bimota, si è spento all'età di 70 anni

Addio a Massimo Tamburini
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Massimo Tamburini, riminese, classe 1943: il designer fuoriclasse, padre di alcune delle moto più belle realizzate negli ultimi anni, si è spento sabato 5 aprile all'età di 70 anni, per le conseguenze di un tumore ai polmoni. Il male lo aveva colpito già una dozzina di anni fa, ma Massimo Tamburini era riuscito a sconfiggerlo grazie anche alle migliori cure disponibili, garantitegli dall'affetto di Claudio Castiglioni.

Il sodalizio con Castiglioni, che con lungimiranza lo protesse sempre, assecondandone il carattere non facile e le manie di perfezionismo (proverbiali le decine di prove e di stampi che Tamburini richiedeva per decidere su dettagli come le pedane o gli specchietti), ha regalato al mondo alcune delle moto più belle di sempre. Prima le Cagiva - dalla Aletta Rossa alla Freccia C9 alla Mito, senza contare le 500 da GP. Poi le Ducati negli anni magici del rilancio, dalla Paso all'intramontabile supersportiva 916 da lui voluta. E per finire con la rifondazione del marchio MV Agusta attraverso le splendide F4 e Brutale, ancora oggi imitatissime e al cuore della gamma varesina.

Romagnolo purosangue, perfezionista, irascibile, rappresentante della scuola di design nata "dal basso" - dalle officine e dalla meccanica - aveva prima ancora che una visione estetica una visione tecnica, integrata, della moto: che gli permetteva di realizzare progetti molto in anticipo sui tempi come la compattissima 916, le MV con telaio misto o la mai nata Husqvarna STR CRC con telaio misto e quote regolabili. Dal Gruppo Cagiva era uscito, in modo abbastanza traumatico, con l'arrivo degli americani di Harley-Davidson nel 2008.

Ma all'inizio della sua carriera c'è stata la Bimota, da lui fondata nel 1973 e diventata celebre per i suoi telai, innovativi, belli e soprattutto più efficaci degli omologhi giapponesi del tempo. Con le sportive HB, SB e KB a basa Honda, Suzuki e Kawasaki, la Bimota rinverdì la tradizione dei preparatori inglesi degli anni Sessanta. Un decennio luminoso chiuso, per Tamburini, nel 1983 con il passaggio al Team Gallina (1984) e, nel 1985, al Gruppo Cagiva.

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