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Kawasaki Vulcan S: non solo custom

di Cristian Barelli il 24/02/2015 in Anteprime

Primo contatto con la nuova Kawasaki Vulcan S. Una moto facile ma anche divertente, che permette di togliersi più di una soddisfazione tra le curve. Prezzi da 6.890 euro f.c.

Kawasaki Vulcan S: non solo custom
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È il 2000 quando l’album di debutto di una band che si chiama Linkin Park raggiunge il successo vendendo milioni di copie in tutto il mondo. L’album si chiama Hybrid Theory e al suo interno contiene canzoni che fanno del mix fra rock e rap il proprio punto di forza. La nuova Kawasaki Vulcan S sembra essere nata con la stessa voglia di ibridare due mondi apparentemente lontani che però, come nelle note della band di Los Angeles, a conti fatti si sposano alla perfezione. Per tradizione le moto appartenenti alla categoria delle cruiser, oltre a distinguersi per una linea bassa ed una posizione di guida piuttosto sdraiata, trovano nell’architettura del motore un denominatore comune, il classico V2.
Kawasaki, come già fatto in passato con alcune custom 450/500, punta invece su un bicilindrico parallelo, quel 650 che da anni con successo la Er-6n e la Versys. I tecnici Kawasaki non si sono limitati a “scegliere” il motore giusto, ma sono andati oltre, perfezionandolo ulteriormente per essere ancora più facile e godibile. Rivisto nell’aspirazione e nei condotti con ritocchi anche all’albero motore e l’albero a camme, ora garantisce più coppia ai regimi medio/bassi e una risposta più dolce.
Il telaio, dal disegno apparentemente simile a quello delle sorelle Er6 e Versys, è stato riprogettato. Completamente diverso il forcellone, qui dotato di leveraggio.

La Vulcan S offre come optional anche la possibilità di personalizzare la posizione di guida, grazie alle pedane regolabili su tre posizioni (bisogna solo acquistare il rinvio del cambio) e la possibilità di avere una sella ancora più bassa ed un manubrio più ravvicinato. A tutte queste caratteristiche si affianca un design non lontano dai classici stilemi del mondo custom, che vede un serbatoio da 14 litri dalla immortale forma a goccia, la sella bassa ed appoggiata sul lungo parafango che va a coprire la ruota posteriore. Esce dagli schemi e dà un pizzico di cattiveria e di personalità il faro anteriore a triangolo rovesciato.

Kawasaki ha deciso di presentare la Vulcan S ad Almeria, nel sud della Spagna, lungo una spettacolare lingua di asfalto tutta curve, ricca di punti panoramici a picco sul mare. Da togliere il fiato. Le condizioni meteo però non sono delle migliori, la pioggia ci accompagna per tutto il giorno… ma non tutti i mali vengono per nuocere: l’entry level Kawasaki mette subito in mostra una guida sicura anche in condizioni difficili. Se nel target di questa moto ci sono anche i neofiti, Kawasaki segna subito un gol importante.

Salendo in sella si apprezza il lavoro svolto per rendere la zona di contatto a terra ampia e facile, si poggiano entrambi i piedi a terra senza incontrare ostacoli o senza dover allargare troppo le gambe, questo è un sicuro plus, vista anche l’attitudine urban del mezzo, e si sa che tra semafori e stop, in città si è spesso fermi. Il peso con tutti i liquidi è di 225 kg, non pochi per una moto che si propone anche al pubblico femminile, ma il baricentro basso e l’ottimo bilanciamento la rendono un’ottima “falsamagra” sia nelle manovre da fermo che in movimento. Ed è proprio in movimento che la Vulcan S fa la differenza rivelando la sua natura ibrida e lasciando un po’ sorpreso chi guida.

La posizione in sella porterebbe ad aspettarsi delle movenze da custom classica, ovvero borbottio di scarico, una buona dose di vibrazioni, andatura lenta e allungo inesistente, la Vulcan invece è tutto l’opposto! In movimento la Kawasaki sveste i panni della custom e si rivela una moto divertente tra le curve. Il motore è sempre pronto, già dai 2.500 giri riprende con brio ed allunga con vigore fino agli 8.000 giri dimostrando un carattere ben superiore alla categoria nella quale va a contestualizzarsi. Insomma, i 61 CV erogati bastano e avanzano per divertire.

La guida è rilassata, ma se si vuole forzare un po’ l’andatura la Vulcan S dimostra un ottimo bilanciamento sia nelle curve strette che nei curvoni in appoggio. In questo frangente si apprezza la scelta di dotare la sospensione posteriore, sempre con monoammortizzatore laterale, di un leveraggio che garantisce una risposta più progressiva, a tutto vantaggio del comfort. Sulle bagnate strade Andaluse anche il sistema ABS Bosch 9.1 si dimostra impeccabile: sempre puntuale e mai invasivo, trasmette grande sicurezza. Fa lievitare il prezzo dai 6.890 f.c. della versione base a 7.290 euro della Vulcan S ABS, ma sono 400 euro spesi bene. Completa un comparto freni di buon livello. L’unico neo riguarda il freno posteriore, che risulta poco sensibile e deve essere azionato con forza.

Oltre agli accessori destinati alla personalizzazione di guida, c’è una lunga lista di optional: parabrezza alto o basso, borse laterali per un utilizzo a tutto tondo (utili vista l’assenza di vani utili a contenere anche una tuta antipioggia), sissy-bar per il passeggero, presa a 12 V e indicatore delle marce. È disponibile anche la versione depotenziata a 35 kW, dedicata ai neopatentati con la A2.

 



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