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Concorso d'eleganza Villa D'Este

Testo e foto di Luigi Rivola il 23/05/2011 in Moto & Scooter

Un evento internazionale che attira collezionisti, intenditori e pubblico dal 1929. Patrocinato dal BMW Group, quest'anno per la prima volta in passerella anche le moto

Concorso d'eleganza Villa D'Este
Un fine settimana dal clima di piena estate a Cernobbio, pochi passi da Como, sul ramo occidentale del Lario. Un ramo inconsueto per gli appassionati di storia del motociclismo, sempre irresistibilmente attratti a oriente, verso Mandello, la storica sede della Moto Guzzi. Ma questa volta un motivo per attraversare il lago per le moto c'era, e ben valido anche per chi apprezza le moto d'epoca e ciò che esprimono: al celebre concorso d'eleganza Villa d'Este, che si svolge dal lontano 1929, per la prima volta accanto ad automobili da sogno figuravano anche motociclette rare, ben degne di essere esposte in occasione di un evento di caratura internazionale.
In realtà il Concorso ha unito – ma tenendo le dovute distanze: le auto a Villa d'Este, le moto nella confinante e pur stupenda Villa Erba – due mondi molto distanti, e lo si è visto chiaramente: accanto alle stupende Rolls Royce, alle Aston Martin, Ferrari, Porsche, Delage, Bugatti, BMW, Alfa Romeo, facevano scena emiri arabi, ricchi (tanto) di ogni nazionalità con occhi normali, o a mandorla, immancabilmente affiancati da splendide creature, accuratamente e costosamente valorizzate da abbigliamenti di altissima moda. Lusso sfrenato; spettacolo nello spettacolo.
Poi c'era il mondo delle moto. Altro livello a Villa Erba rispetto ai mercatini, ovviamente, ma pur sempre una rimarchevole differenza: poco teatro, molta competenza, genuina curiosità per soluzioni e marchi quasi sconosciuti e, aspetto negativo della "diversità", presenza femminile qualificata nettamente inferiore. Il patrocinio del concorso reca il marchio BMW, che in un momento in cui le sue motociclette di ultima generazione stanno spopolando sul mercato ha voluto, giustamente, dare adeguato spazio alle due ruote in questa prestigiosa manifestazione.
Organizzando il debutto delle moto al concorso d'eleganza Villa d'Este, la BMW ha fatto dirigere l'orchestra a Stefan Knittel, autore di diversi libri sulla storia delle BMW e delle tedesche in genere. Ne è uscita una scaletta con cinque categorie espositive, più una "fuoriserie" dedicata ai prototipi da Salone e alle Concept Byke. Queste le categorie: classe A – Pionieri, prima del 1917; classe B – Design e Tecnica tra il 1920 e il 1930; classe C – Glamour; classe D – Gare e Record; classe E – Icone del design di serie.
La scelta dei modelli-simbolo dei temi proposti è avvenuta in modo del tutto autonomo, ossia senza coinvolgere l'ASI o la FIVA, gli organismi che si occupano istituzionalmente dello studio e della conservazione dei veicoli storici in Italia e in ambito internazionale. E questa è un'anomalia, probabilmente dettata dalla volontà di evitare lunghe discussioni sui modelli da inserire nelle diverse classi, inevitabili quando l'argomento si presta a scatenare pareri e punti di vista assai differenti. Così in riva al Lago di Como si sono viste motociclette rare, preziose, certamente legate al tema svolto, ma a volte discutibili in termini di eccellenza. Grazie a questa anomalia si sono però potuti ammirare alcuni modelli che difficilmente compaiono negli eventi d'epoca italiani a tema; in particolare diverse moto americane del periodo pionieristico pressoché sconosciute sui mercati europei dell'epoca.
Concorso d'eleganza Villa D'Este
Questi, a mio parere personale, alcuni dei "pezzi" di maggior pregio. Innanzitutto la Wilkinson Touring Auto Cycle, costruita nel 1910 dalla notissima fabbrica inglese di lame e rasoi da barba. La Wilkinson fu uno dei primi efficaci tentativi di unire le prerogative dell'automobile con quelle della motocicletta: comodissima, grazie alla poltroncina e alle ampie pedane, vantava uno sterzo indiretto con guida a volante o manubrio a seconda delle preferenze del cliente e sospensioni a balestrine su entrambe le ruote; il motore era un quattro cilindri in linea longitudinale di 676 cc con cambio a tre marce e trasmissione finale ad albero.
Fra le moto ante-1917, interessante anche l'americana Pierce-Arrow, anch'essa a 4 cilindri in linea longitudinale, premiata come "Best of Show", ossia la migliore in mostra a Cernobbio, con una certa magnanimità. In realtà l'unica prerogativa interessante della Pierce è il telaio costituito da tre grossi tubi (antesignano del monotrave) dei quali quello orizzontale conteneva sia l'olio lubrificante, sia il carburante. Per il resto, nulla di più, anzi molto di meno dal punto di vista storico-industriale, della FN 4 cilindri presente anch'essa all'esposizione.
Nella classe "B" si ammirava una "Banana Volante" Wooler bicilindrica di 340 cc del 1920, restaurata tanto da farla apparire troppo nuova e lucida per essere vera; una moto famosa fra gli appassionati di quel periodo, ma con un unico segno distintivo nel design del serbatoio. Più motivata invece la presenza della DKW 500 bicilindrica due tempi raffreddata ad acqua, un bell'esempio di tecnica costruttiva nella quale la Germania fra le due guerre era leader incontrastata, e anche della Ascot Pullin 500 monocilindrica, una proposta originale e ben studiata di industrializzazione di una moto moderna (1930) e completamente carrozzata, mediante il sapiente assemblaggio di elementi in lamiera stampata.
La classe "Glamour" annoverava due modelli di grande prestigio come il sidecar Brough Superior Four del 1932, con motore automobilistico Austin a 4 cilindri, e la Indian Four del 1937, un capolavoro del suo tempo per tecnica ed eleganza, che segnò il capolinea dello sviluppo dell'industria motociclistica americana. Poco significative invece la Harley Davidson EL del 1938 e la Moto Guzzi Falcone in allestimento per i corazzieri, del 1957.
Fra le moto della classe "D", Gare e Record, spiccava nettamente la Vincent 1000 elaborata Dearden (1950) per tentativi di primato. La "belva", cattivissima, sovralimentata con un grosso compressore volumetrico e un gigantesco carburatore SU "soffiato", promette tuttora velocità pazzesche; in realtà non si è mai potuta sfogare su un rettilineo. Spettacolare anche il sidecar BMW del record mondiale di Noll nel 1955 (ma ben più importanti sarebbero stati i "missili" BMW Anni 30, o – per rimanere negli Anni 50 – quelli della NSU che stracciarono ogni record di velocità sul Lago Salato di Bonneville nel 1956. Meravigliosa e significativa, anche se vista spesso, la Moto Guzzi 350 bialbero campione del mondo nel 1956 e 1957; meno la MV 350 4 cilindri del 1960 e ancor meno la Britten V 1000 del 1993. Poco o nulla da obiettare invece sulla scelta delle moto inserite nella classe "E": "Icone di design in serie". Tutti i modelli sono ben rappresentativi del tema: dalla Aermacchi Chimera del 1956, alla Motom 98T del 1955, alla Velocette Vogue del 1963. Indiscutibile la Norton Commando del 1968, così come la Triumph Hurricane del 1973, mentre la MV 350 Ipotesi del 1975 è presente come un esempio fra i primi di design innovativo recante la firma di un famoso stilista di carrozzerie automobilistiche: Giorgio Giugiaro.
Concludiamo questa rassegna con i prototipi da Salone, dove erano in mostra l'Husqvarna Mille 3 cilindri vista all'ultima EICMA, la Ducati Diavel, un'altra Ducati molto interessante, ossia la bicilindrica 500 prototipo del 1968, mai entrata in produzione (o meglio: entrata in produzione stravolta e decisamente peggiorata), infine la BMW R7 del 1934. Di questa moto, il presidente della BMW-Moto, Hendrik von Kuenheim così scrive nella prefazione al volume-catalogo della mostra: "Nl 1934 la videro solo i direttori e gli organi decisionali dell'azienda. Lo sviluppo di questo modello sicuramente prestigioso non venne portato avanti ma fortunatamente ne venne conservato il prototipo. Vi invito a dichiarare questa elegante motocicletta simbolo della prima edizione del Concorso d'Eleganza Villa D'Este di Motociclette".
Concorso d'eleganza Villa D'Este
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