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Naked old style: HD 883, Triumph Bonneville e Kawasaki W650

il 06/08/2002 in Moto & Scooter

Retrò fa sempre più tendenza, naked anche. Ci siamo divertiti a mettere a confronto le tre facce di questa moda a due ruote, scoprendo che sotto il look c’è anche parecchio materiale per divertirsi

Naked old style: HD 883, Triumph Bonneville e Kawasaki W650
L'affidabile freno a disco anteriore della Bonneville

di Fabio Cormio



Allora: ci sono un'Inglese, una Giapponese e un'Americana… No, non è una barzelletta, semmai una bella favola. Sol Levante e Stati Uniti rappresentano due modi opposti di pensare la moto. Contenuti tecnici e progresso da una parte, solidità e tradizionalismo dall'altra: in mezzo, anche geograficamente, l'Inghilterra, che col suo marchio più rappresentativo ha sempre cercato, con risultati alterni, di riunire innovazione e stile.




In questa comparativa prendiamo in considerazione due moto dal nome storico e senza bisogno di presentazioni: la Triumph Bonneville e l'Harley-Davidson 883. Outsider, ma degna di essere presa in considerazione, la Kawasaki W650, che è per molti versi la replica proprio della famosa bicilindrica inglese, ma con alcune diversità sostanziali, soprattutto in termini di meccanica, ma anche di styling e prezzo, che la rendono un'alternativa vera e credibile alle due più blasonate concorrenti.


Qualche punto in comune queste moto ce l' hanno: sono prive di carenatura, hanno un'impostazione tranquilla e montano motori bicilindrici di dimensioni medio-grandi che non amano girare in alto, preferendo frullare ai bassi regimi.


Tutte e tre, comunque, vanno guidate un po' alla "vecchia maniera", hanno tante piccole imperfezioni cui bisogna abituarsi e che possono anche far innamorare chi le prova, soprattutto se ha i capelli brizzolati e ama il casco aperto e gli occhialoni...

Un nome famoso è importante, e consente di potersi togliere più di una soddisfazione. Procediamo per ordine di notorietà: la 883 è un cult. Si tratta della serie economica (si fa per dire...) della Casa di Milwaukee. Stilisticamente invariata da decenni, ha una dotazione ridotta al minimo indispensabile, giusto quanto basta a non essere sequestrata dai vigili al primo incrocio, e stando in sella si avvertono veramente tante di quelle che eufemisticamente vengono definite "good vibrations" (potenza della pubblicità, lo slogan è diventato una bandiera...). Costa dagli 8.969 ai 9.741 Euro (a seconda della versione scelta) eppure è saldamente in testa in questa microclassifica virtuale di vendite.


Che dire della Bonneville? Alla sua nascita (parliamo della prima serie, quella del '59) era una sportiva vera, la moto più veloce e moderna in commercio. Da un paio d'anni la Triumph ha deciso di rimetterla in commercio, naturalmente rinnovata nei contenuti tecnici, ma è ancora lei, con gli scarichi a sigaretta, i fianchetti in gomma per non rovinare la vernice, le ruote a raggi e le belle cromature. Oggi non si può più definire una sportiva, il motore è morbido, buono per andarci spensieratamente a spasso. Costa 8.500 Euro, parzialmente motivabili con il buon livello delle finiture.


La W650 è la più economica delle tre: per portarsela a casa sono sufficienti 7.171 Euro, comunque non pochi. Alcuni storceranno il naso, considerando la cruiser retrò di Akashi un'imitazione, e non un originale. Ma, se è per questo, nemmeno la Bonnie è più quella di un tempo (come avremo modo di constatare parlando di tecnica). Meglio soffermarsi, allora, sulla cura dei particolari, alcuni dei quali molto pregevoli: il livello delle cromature è ottimo, gli pneumatici sono la replica di quelli degli anni '60 e merita una menzione particolare la sella, dotata del bellissimo profilino bianco che la impreziosisce.



Abbiamo un 650, un 790 e un 883, tutti bicilindrici. L'Harley naturalmente non tradisce l'iper-consolidato V2 longitudinale a 45°, mentre gli altri due propulsori sono dei paralleli frontemarcia, un tipo di motore che oggi in genere equipaggia moto economiche , in questo caso utilizzato non per risparmiare su progetti e sui materiali, bensì per mantenere lo schema tradizionalmente usato sulle moto da strada degli anni Sessanta.


Tutti e tre i motori sono raffreddati ad aria e alimentati a carburatori, ma, a parte questo, le caratteristiche sono molto diverse. L'883 di Milwaukee è naturalmente il più conservatore, con le sue belle aste e bilancieri e le due valvole per cilindro (comandate da camme nel basamento), anche se di passi in avanti ne sono stati fatti dai tempi dell'Ironhead Sportster e del Flathead K. In particolare, recentemente sono state cambiate le camicie dei cilindri, che sono quelle High Tech del nuovo Twin Cam 88. La potenza si limita a cinquanta cavalli, davvero pochi in relazione alla cilindrata. In compenso, quanto a coppia la 883 è la più prestante del gruppo, con 65 Nm a 4.100 giri.


Il bicilindrico della Bonneville, dotato di distribuzione bialbero a quattro valvole per cilindro, sembrerebbe quello più portato a salire di giri. In effetti, coi suoi sessanta cavalli circa, è il più potente del lotto, pur essendo tutt'altro che "spinto". La trasmissione primaria, tradizionalmente a catena, oggi è a ingranaggi: ne guadagna l'affidabilità, la riduzione degli interventi di manutenzione e la silenziosità.
Il twin parallelo made in Japan è quello apparentemente più obsoleto (su questo tipo di motocicletta non è un difetto, anzi…): in realtà l'aspetto vintage nasconde una buona dose di tecnologia. Visto così, sembrerebbe un "aste e bilancieri", invece è un moderno monoalbero a quattro valvole per cilindro. La raffinatezza maggiore consiste nel comando ad alberino e coppie coniche per la distribuzione e, soprattutto, nell'avviamento sia elettrico che a pedale (per chi soffrisse particolarmente di nostalgia... ).


Telai all'insegna dell'acciaio e della forma a doppia culla fanno capire che in quanto a ciclistica non ci sia stata un'eccessiva spremitura di cervelli, né in Harley (non sia mai!), né in Triumph, né tantomeno in Kawasaki. Questo schema di base, decisamente tradizionale, lascia però spazio a interpretazioni molto diverse, tenendo anche conto delle variabili dovute a sospensioni e impianto frenante.
La 883, come è facile intuire, tra le tre è quella con l'interasse più lungo (1.522 mm), ed è anche quella più pesante (235 kg!), il tutto a vantaggio della stabilità sul dritto ma non, evidentemente, della maneggevolezza: meno male che è anche quella con la sella più bassa (720 mm).
Più affini tra loro per misure la Bonneville e la W650, con interassi di poco inferiori ai 150 centimetri e masse dichiarate di 195 chili per la nipponica e 205 per l'inglesina. Sospensioni tradizionali per tutte: tre belle forcelle teleidrauliche per gli avantreni e tre forcelloni in acciaio con doppio ammortizzatore regolabile per i retrotreni. Insomma, al bando monobracci e qualsiasi altra diavoleria moderna!

Qualche differenza può essere riscontrata negli impianti frenanti: questa volta è la Yankee Bike d'Oltreoceano a tenere le distanze, con potenti pinze a quattro pistoncini contrapposti, pronte a frenare dischi ben dimensionati sia davanti che dietro. Se la cava bene anche la Bonneville, che presenta all'anteriore un disco di ampio diametro (310 mm) e al posteriore uno da 255 mm (foto a sinistra), entrambi muniti di pinze a doppio pistoncino.

Meno radicale la scelta della Kawasaki (forse anche per l'inferiore mole della moto): al disco anteriore da 300 mm fa da contraltare un tamburo posteriore (foto a destra) monocamma da 160 mm: più o meno lo stesso di un ciclomotore.


Qui iniziano i dolori. Attenzione: non perché le tre pseudo-veterane se la cavino male, ma perché il gusto personale può giocare brutti scherzi, facendo palesemente propendere il tester da una parte o da un'altra. Cercheremo di essere comunque obiettivi: Triumph e Kawa rappresentano un modo di andare in modo, H-D un altro.

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Sono chiaramente tre moto da diporto, senza particolari velleità sportive, ma se azzardare qualche curva in scioltezza con le prime due può essere divertente, con la custom americana forse non sarà pericoloso, ma nemmeno tanto divertente. Questo perché la 883 di piegare non vuole saperne, non è scritto nel suo DNA: la forcella, con quegli steli sottili e l'abbondante avancorsa, se messa sotto pressione non promette nulla di buono, e in ogni caso la moto fa resistenza se si cerca d'inclinarla. In compenso, grazie alla buona coppia ti cava egregiamente dagli impacci. Sfruttata senza frenesia sulle ondulate stradine di campagna è ancora una delle moto più appaganti in circolazione.


Amano la vita rustica pure le due "inglesi", quella original e quella con gli occhi a mandorla, ma non disdegnano di farsi strizzare anche su altri terreni: la Bonnie, in particolare, sa anche divertire sui tornanti e non sfigurare in autostrada, meglio se corredata almeno di un cupolino.
La W650 ha un motore meno presente ai bassi, quindi un pelo meno adatto ai percorsi tortuosi (a meno che non lo si tenga costantemente su di giri) e un bilanciamento dei pesi a nostro avviso non proprio ottimale (l'avantreno sembra troppo caricato): d'altra parte, il peso contenuto e la discreta potenza la rendono divertente e molto adatta alla città.


Le velocità di punta vedono quasi appaiate la Triumph e la Kawa, con un leggero vantaggio della prima, che supera i 180 orari, e più indietro l'Harley, che forse potrebbe anche superare i 150, ma il muro d'aria su testa, spalle e petto ci ha fatto desistere dal constatarlo di persona...

Naked old style: HD 883, Triumph Bonneville e Kawasaki W650
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